Le idee confuse di Cofferati sulla laicità dello Stato
Ora capiamo meglio che cosa intende la sinistra quando ci chiede di sopportare la persecuzione fiscale di Visco in nome della cultura, dello sviluppo e dei servizi sociali…
di Massimo Introvigne
«La censura, il pregiudizio e l’intolleranza rischiano di riportarci ai tempi dei barbari». Parole sante, quelle pronunciate dal sindaco di Bologna – e, a sentire i beni informati, tra gli aspiranti «salvatore della patria» dell’Unione in questi tempi di disunione e di crisi – Sergio Cofferati, se si riferissero agli incendi e agli assassini perpetrati da fanatici musulmani dopo il caso delle vignette danesi o ai preti e suore decapitati o sgozzati dopo il discorso del Papa a Ratisbona. Purtroppo, però, Cofferati – seguito da tutta la stampa nazionale di sinistra – se la prende con il cardinale Carlo Caffarra, cui attribuisce la responsabilità di un testo apparso su Avvenire che protesta contro il patrocinio e il contributo comunale alla manifestazione omo e transessuale Gender Bender promossa dall’Arcigay a Bologna, definita una sagra di «pornostar mascherate da artisti» e «un’invasione barbarica che oltraggia la fede e la ragione dei bolognesi».
Cofferati richiama – al solito – «la laicità dello Stato», ma va completamente fuori tema. Se si trattasse di un convegno accademico o politico a favore del matrimonio omosessuale, certamente anche il cardinale riconoscerebbe che in uno Stato laico si ha tutto il diritto di organizzarlo, salvo naturalmente il diritto simmetrico di Caffarra o di qualunque altro di proporre convegni in cui si prende la posizione opposta, quella contro il presunto diritto degli omosessuali al matrimonio.
Ma il problema è diverso. Qui non si tratta di convegni o di idee. Ci saranno pure artisti «internazionalmente riconosciuti», come dice l’Arcigay, benché una scorsa al programma che promette per esempio un’esibizione della «performer Gloria Viagra» – il nome è già tutto un programma – lasci in effetti qualche dubbio. Ma su che cosa si vedrà a Gender Bender ci sono pochi dubbi: il comunicato contro la Curia della presidenza dell’Arcigay di Bologna parla esplicitamente di «mettere in scena la masturbazione o piccanti rapporti omosessuali», spiegando dottamente che si tratta di un «servizio sociale primario» per cui dovrebbe essere «ovvio» che «spendere denaro pubblico» è, più che lecito, doveroso.
È vero che in Italia ormai si «mette in scena» quasi tutto, ma sulla «masturbazione» e sui «rapporti piccanti» forse Gloria Viagra e compagne rischiano perfino di violare qualche legge. Sarebbe un semplice problema per la Buoncostume, se non fosse che Cofferati, l’Arcigay e l’Unione insistono nella difesa del finanziamento pubblico dell’iniziativa, proprio in concomitanza con una finanziaria da lacrime e sangue accompagnata dalle querimonie degli enti locali che chiedono più e non meno denaro allo Stato per le loro iniziative. Qui l’autogol di Cofferati è clamoroso. Ci avevano raccontato che i ricchi dovevano piangere e Visco spiare i conti correnti di tutti gli italiani per aiutare i poveri, finanziare i servizi sociali e sostenere la cultura. Ora scopriamo che mostrare ai cittadini masturbazioni o rapporti omosessuali sulla scena di un teatro per la sinistra fa parte dei «servizi sociali primari», e che i sacrifici dei contribuenti serviranno anche a pagare le prestazioni della signorina Gloria Viagra. Grazie al cardinale Caffarra per avere avuto il coraggio di una protesta non politicamente corretta. E grazie anche a Cofferati: ora capiamo meglio che cosa intende la sinistra quando ci chiede di sopportare la persecuzione fiscale di Visco in nome della cultura, dello sviluppo e dei servizi sociali.
Il Giornale n. 257 del 31-10-06 pagina 10