La Finanziaria legalizza le coppie di fatto
Il nuovo regime per le successioni sarà esteso anche ai conviventi more uxorio. Ai fratelli, esclusi dalla franchigia, verrà solo riconosciuta un’aliquota più bassa di quella fissata alla Camera…
Niente tassa di successione sui passaggi di aziende familiari, purché l’attività prosegua per almeno cinque anni. Inoltre, il nuovo regime per le successioni – franchigia di un milione e aliquota del 4 per cento sulla quota ulteriore dell’asse ereditario per coniugi e figli – sarà esteso anche ai conviventi more uxorio. Ai fratelli, esclusi dalla franchigia, verrà solo riconosciuta un’aliquota più bassa di quella fissata alla Camera. Per gli eredi portatori di handicap la franchigia sarà aumentata fino a un milione e mezzo di euro.
Le modifiche all’imposta, ritornata in vigore con la legge finanziaria, vengono annunciate dal sottosegretario all’Economia Alfiero Grandi alla commissione Finanze del Senato. Saranno introdotte con un emendamento, nelle prossime ore. Grandi puntualizza che l’estensione della franchigia nelle successioni fra conviventi non significa un’anticipazione dei «Pacs» e ricorda che si tratta di situazioni che riguardano «centinaia di migliaia di persone, fra cui alcune che hanno ricoperto incarichi di presidenza del Consiglio, e di presidenza della Camera». Anche il viceministro Vincenzo Visco rimarca che «le modifiche non apporteranno alcun cambiamento alla legislazione civilistica in vigore», mentre Franco Grillini, deputato Ds e presidente onorario dell’Arcigay saluta la norma con favore. Niente «Pacs», ma certo stupisce che la franchigia sulla tassa di successione riguardi i conviventi more uxorio e non i fratelli. «Estenderla ai fratelli costa troppo», si giustifica Grandi. Dunque, il governo opta per una riduzione dell’aliquota, dal 6 al 4 per cento, sull’intero asse ereditario, se mancano coniuge o figli. Per gli eredi diretti che soffrono di handicap, la soglia di esenzione sale a un milione e mezzo.
Quanto alle ditte familiari, le modifiche annunciate prevedono che sui passaggi di azienda o di rami d’azienda, il coniuge, i figli e i parenti fino al terzo grado non paghino alcuna tassa di successione; ma il beneficio spetta soltanto a condizione che l’erede prosegua l’attività imprenditoriale per almeno altri cinque anni. Se questa condizione non viene rispettata, si paga la successione. Il governo sta anche esaminando un contributo di 150 euro annui ai cosiddetti «incapienti», ovvero le persone che, guadagnando troppo poco, sono già esenti da imposta sul reddito e non godono delle riduzioni previste dalla Finanziaria. La questione è in bilico: il presidente della commissione Finanze Giorgio Benvenuto la vede possibile, finanziando la copertura con un rincaro delle sigarette; ma Grandi e il relatore Gianfranco Morgando (Ds) temono che costi troppo.
Nuovi interventi. Le modifiche al testo della Finanziaria approvato della Camera sono state esaminate in un vertice a Palazzo Chigi fra Tommaso Padoa-Schioppa, i sottosegretari Enrico Letta e Nicola Sartor, il relatore Morgando e il presidente della commissione Bilancio del Senato, Enrico Morgando. Fra gli interventi, si parla di un incremento delle risorse per il comparto sicurezza per circa 500 milioni di euro. Sarà ripristinato il fondo di 40 milioni per l’editoria che era stato tagliato alla Camera, e dovrebbero essere introdotte agevolazioni per le fusioni fra piccole e medie imprese. Quasi esclusa, invece, l’aliquota del 20 per cento sugli affitti.
L’ottimismo del ministro. Il pacchetto degli emendamenti viene messo a punto in queste ore da governo e maggioranza: il termine per la presentazione scade infatti stasera. Intanto in un documento presentato in commissione Bilancio al Senato Padoa-Schioppa ha detto che l’economia cresce più del previsto e che quindi anche i conti dello Stato registrano dei miglioramenti. Tanto che il Pil del 2006 potrebbe salire sopra l’1,6% finora previsto mentre il deficit non è escluso che possa scendere sotto il 3,6% stimato e raggiungere il 3,4-3,5%. La manovra – ha scritto il ministro – porterà il deficit 2007 «chiaramente» sotto il 3%, al 2,8%. E senza misure una tantum.
Il Giornale n. 283 del 30-11-06 pagina 6