Le Brigate verdi di Maometto sono molto rosse
Un’analisi molto interessante di Renato Farina su Libero
di RENATO FARINA
In un documento diffuso via Internet dalla Scandinavia, il “Partito comunista iracheno – Al Kader” entra decisamente nelle trattative che riguardano i tre ostaggi italiani. Dà disposizioni precise ai “leader della resistenza di Falluja, a Moqtada Al-Sadr e a tutti i leader delle diverse brigate”. Il messaggio è chiaro. Evitare contatti. Fingere ma nella sostanza non trattare mai. Insomma: gestire gli ostaggi per far allontanare il nemico (cioè gli italiani). Prepariamoci a un gioco tremendo sotto elezioni.
È la continuazione degli attentati in Spagna, una strategia di guerra in cui noi siamo coinvolti come bersaglio. La deduzione politica è ovvia, e discende direttamente da una valutazione morale: non ci si può ar rendere. Dal documento si ricava anche che c’è stato un ottimo lavoro da parte dei nostri 007 sul campo. Da qui la diffida dei capi comunisti (direttamente legati ad Al Qaeda, lo vedremo) ai loro “alleati” sul campo.
Una premessa. Nei giorni scorsi Antonio Padellaro, condirettore dell’Unità, giornalista coi controfiocchi ma un po’ di parte (comunista), ha attaccato il sottoscritto, oltre che Antonio Socci, per aver alluso al fatto che le “Brigate verdi di Maometto” forse non sono proprio soltanto verdi. E che questo condiziona parecchio le trattative per il riscatto degli ostaggi. C’è una regia politico-mediatica che passa dalle capitali europee. Paragonammo le nostre posizioni a Sky-tv, da Diaco. Non ci fu tempo per dir tutto. Feci in tempo ad alludere allo strano linguaggio da circuiti antagonisti italiani contenuto nel documento chiave, reperito dai nostri servizi e trasmesso agli spagnoli sin nello scorso gennaio. È il testo da noi rivelato lo scorso 20 marzo e che avrebbe permesso, se letto con cura, di evitare gli attentati di Madrid dell’11 marzo.
La “risoluzione strategica” è del 3 dicembre 2003. Si intitola: “Jihad in Iraq, speranze e pericoli“. L’autore è il dottor Abu Hafiza, un marocchino, collegato a una rivista saudita nell’orbita di Bin Laden. Lì vi è descritta la logica dei successivi attacchi. Prima Spagna poi Italia. Da Diaco c’era Samir Al Qubaysi, un giornalista arabo: per lui Abu Hafiza non esiste, quel documento forse l’hanno scritto i servizi occidentali eccetera. Inoltre, i sequestratori non sono Brigate ma “Falangi verdi”, roba da destra cristiana libanese. Depistaggio? Da qui l’articolo di fondo di Padellaro sull’Unità “Brigate rosso verdi“. Voleva essere ironico, credo. Ma ci ha azzeccato.
Ecco, qui c’è della roba per chi sa leggere e ha un po’ di onestà intellettuale. C’è un’alleanza formidabile della morte. Essa unisce fondamentalisti islamici sciiti, comunisti e baathisti di sinistra (saddamiti). I quali sono tutti nella galassia di Al Qaeda (che vuol dire rete). Attraverso figure sinistre questo patto del diavolo coinvolge esponenti italiani, e riceve applausi innocenti (speriamo) e gravissimi anche da politici diessini.
Il documento è di questi giorni, è in arabo, sta nel sito www.alkader.net. Sono i comunisti patriottici. Si rivolgono 1) al leader della resistenza irachena di Falluja, che è – secondo la sua stessa ammissione – Abd Al-Jabbar Al-Kubaysi. Il quale è ben noto per le aderenze italiane, ed è capo dell’Alleanza nazionale irachena, un baathista di sinistra e per questo emigrato all’estero, ma in rapporti permanenti con Saddam Husseine Tareq Aziz da cui fu richiamato a Bagdad nell’autunno del 2002. 2) All’imam Moqtada Al-Sadr, capo sciita delle rivolte. 3) Alle “diverse brigate” (una costellazione di fondamentalisti e saddamiti e comunisti). Dopo di che i contenuti li trovate per esteso. Ma i consigli sono di due tipi: politici e tecnico-militari. Quello politico è perentorio: «In questi giorni sono aumentati i contatti tra voi e il nemico. Questo è un danno per la sicurezza ; è impossibile qualsiasi compromesso». Poi ci sono i dettami pratici: non usare telefoni, non lasciare avvicinare gente con orologi, diffidare di chiunque, potrebbe avere microchip sotto la pelle. Evitare interviste. Invece: «I filmati sono i mezzi di comunicazione più adatti». Si nomina persino “il Papa”, il quale se si presentasse andrebbe anch’egli perquisito.
La conclusione è in puro stile Osama-Brigate rosse: «La vittoria sia con voi e la morte con il vostro nemico!». Cioè: noi.
Non è un comunicato qualsiasi. I comunisti patriottici in realtà appartengono a un gruppo assai bene attrezzato che si è stabilito in Norvegia intorno all’imam Krekar, fondatore di Ansar Al-Sunna. Sempre in Scandinavia si aggirano personaggi vicini ad Al-Kubaysi, come Al Kalemji e Kahazindar. Il capo. I sopraddetti sono importanti ma roba minore.
C’è un personaggio straordinariamente inquietante, il cui curriculum dice tantissimo dei legami tra fondamentalismo islamico e marx-leninista. Si chiama Noori Al-Moradi, ultime sue tracce a Malmoe, in Svezia. Qualche appunto su di lui, redatto dai servizi segreti atlantici. a) Reclutamento da parte del Kgb, presumibilmente avvenuto tra il 1975 ed il 1980 durante la sua permanenza nell’ex Unione Sovietica (Tashkent e Mosca), contributo fornito a formazioni terroristiche dell’estrema sinistra, attive in Europa, specialmente negli anni ’80 e ’90. b) Iter “professionale”. Dopo aver conseguito il Ph.D. in Fisica presso l’Academy of Agriculture di Mosca, lo conduce: nello Yemen (dove tra l’altro aveva già soggiornato, come esperto della Fao, dal 1971 al 1975, a seguito della sua fuoriuscita dall’Iraq avvenuta nel 1970), dal 1980 al 1981, come Preside della Facoltà di Fisica e Matematica dell’Università di Aden; in Libia, dal 1981 al 1986, in qualità di professore di Fisica all’Università di GarYounis nella città di Al- Baida; in Algeria, dal 1986 al 1989, dove insegna Chimica Generale ed Organica presso il National Institute of Higher Education of Agriculture di Blida; in Svezia, dal 1990 ad oggi, esercitando la professione di ricercatore, presso l’Università di Lund, dal 1990 al 1991, di scrittore ed editore del sito web islamico, filoterrorista, Alkader.net. c) Piccolo particolare, un po’ pauroso: alto livello di specializzazione in chimica, fisica e matematica che oggi avrebbe posto a disposizione di gruppi del terrorismo islamico per il confezionamento di armi biochimiche e/o biologiche.
Scambio coi curdi. Si ritiene essere di questo gruppo l’idea di “fingere” la richiesta di uno scambio tra Agliana, Cupertino e Stefio con gli iracheni prigionieri dei curdi. Un modo per giustificare la detenzione dei nostri, un tira e molla da protrarre all’infinito, a quanto pare. Partirebbe da loro, e da amici italiani insospettabili, anche la finta notizia sul riscatto pagato in denaro. Questo per bloccare la liberazione degli ostaggi dopo una trattativa sfuggita al loro controllo (lo si capisce dai rimproveri dati alle “diverse brigate” per aver avuto contatti). L’alleanza operativa. Ci si domanderà: com’è possibile un’alleanza rosso-verde? Sia nei documenti delle Brigate rosse sia in quelli dell’Eta, sia nei dialoghi svoltisi nei Campi antimperialisti di Assisi, poi confluiti nel Mombayi resistance, creato a Bombay, e a cui ha partecipato incredibilmente e – siamo certi ingenuamente, nel gennaio del 2003, il presidente della Regione Toscana Claudio Martini (e lì c’era da Al Kubaysi in giù e forse in su) si è affermato un principio. Quello della “non incompatibilità” operativa contro il comune nemico costituito dall’Impero occidentale. Una “non incompatibilità” che è stata esplicitamente approvata e rilanciata da Osama Bin Laden con una fatwa dell’11 febbraio 2003, diffusa da Al Ja-zeera: «È lecito in questa situazione che gli interessi dei musulmani e dei socialisti concorrano nella guerra contro i crociati, nonostante la nostra convinzione che i socialisti siano apostati». Ci scanneremo poi, intanto siamo alleati.
Questo intreccio sarebbe gravissimo sottovalutarlo. E se esiste – come crediamo – una sinistra ragionevole dovrebbe denunciare questa commistione, isolare chi la vellica. Non stiamo qui a raccontare le peregrinazioni di questi profeti in Italia, persino in sedi dell’Arci (lo ha già fatto Francesco Ruggeri, pagina 2 di Libero, 29 aprile).
Forza Padellaro. Brigate rosso verdi, si o no?
Libero, 5 maggio 2004