Intervista straordinaria dell’Espresso ai due sacerdoti cinesi arrestati il 27 ottobre
Clandestini a Pechino
Da questa intervista emerge con chiarezza che di fatto esiste una diversità tra la Chiesa Cattolica clandestina in Cina e la Chiesa Patriottica ufficiale. E si viene anche a conoscere meglio la figura enigmatica del vescovo della Chiesa Patriottica di Shangai, Mons. Aloysius Jin Luxian, che a suo tempo ha usurpato la sede del grande confessore della fede il Card. Ignatius Kung Pinmei…
Il governo ha paura che i cattolici facciano la rivoluzione. È la prima volta che un gruppo di preti cinesi “clandestini” rilascia un’intervista a un giornalista straniero: Padre Wang Xhou Fa, Padre Paulus Jang Shu Rang e Padre Petrus Shao Ghu Min rischiano l’arresto soltanto per averci parlato.
I poliziotti cinesi, passati due giorni da queste interviste, ci hanno pedinato e “sequestrato” nella nostra camera d’albergo per un’intera mattinata e il nostro interprete è stato portato in commissariato, dopo averci sorpreso in una casa canonica a colloquio con dei preti nei pressi di Min Dong, nel Fujan, provincia caldissima in quanto a tensioni tra e chiesa e governo locale. La nostra intervista a padre Wang, padre Jang e padre Shao è rimasta un segreto fino a quando non siamo tornati in Italia: bontà dei poliziotti, che non ci hanno perquisito.
«Dopo il 1966, nel periodo della Rivoluzione culturale, i soldati bruciavano la Bibbia, mettevano i preti alla gogna. Poi la situazione è migliorata per qualche tempo. Nel 1983, però, quasi tutti i preti cattolici cinesi sono stati arrestati di nuovo e quando alcuni di loro sono stati liberati, a partire dal ’90, è iniziata una guerra all’interno della Chiesa. Il governo ha fatto “lezioni” ai preti in carcere, offrendo ai sacerdoti benefici e denaro in cambio della loro adesione a un’organizzazione gestita dal partito, la Chiesa patriottica. La condizione era che i preti non dovevano più avere contatti con il Vaticano.
Alcuni hanno accettato, altri rifiutato. È come quando in una famiglia ci sono due figli, uno dei quali è sempre obbediente al padre e l’altro no. Il primo gode della libertà, il secondo è costretto a fare le cose di nascosto».
Il nostro incontro è avvenuto nella massima segretezza, nella camera numero 827 del lussuoso hotel Olimpic di Wenzhou, megalopoli sede della diocesi cattolica più popolosa di tutta la Cina con i suoi 800 mila seguaci della Chiesa clandestina e i 600 mila della Chiesa patriottica. Chi sta parlando, padre Wang, è un sacerdote di 79 anni che ha vissuto in cella per 15 anni e per altri 15 in un campo di lavori forzati in Mongolia. Racconta: «Il 14 settembre del 1955, all’alba, sono arrivati i soldati e ci hanno portato via. Ci svegliavano la notte, continuamente, per interrogarci», continua padre Wang, che ha il divieto di celebrare messa, di avere contatti con cattolici stranieri e di espatriare.
Padre Shao, 42 anni, vicevescovo clandestino di Wenzhou, ci offre questa testimonianza: «Sono stato catturato il 7 settembre del ’99. Sono rimasto rinchiuso per un anno e mezzo in una stanza di albergo senza che nessuno dei miei cari sapesse dove fossi. Mi hanno dato dei libri da leggere. Poi mi chiedevano un commento, per valutare se ero diventato un patriota». Meno fortunato padre Jang, 38 anni, nel ’99 non è stato condotto in albergo, ma in carcere. Del suo caso si è occupato anche la stampa italiana. «Sono stato liberato nel 2003. Il reato che mi veniva contestato era la vendita illegale della Bibbia».
«In Cina si gioca una partita. Da una parte c’è il governo e dall’altra il Vaticano. Ma non vogliamo entrare nel caso politico», ci spiegano padre Wang, padre Jang e padre Shao, che sono stati ordinati segretamente dalla Chiesa di Roma (con l’intermediazione di Hong Kong) e in Cina hanno il divieto di indossare l’abito talare.
Questione di forma, ma anche di sostanza: ad esempio, un vescovo “ufficiale” come Aloysius Jin Luxian, nominato capo della diocesi di Shanghai dal governo di Pechino e ufficiosamente riconosciuto dalla Santa Sede, ci ha dichiarato formalmente di essere «favorevole all’uso della pillola» e questo mentre si faceva fotografare con un’immagine di Papa Ratzinger. «Siamo fedeli al Papa, ma consideriamo il governo di Pechino legittimo», ci ha spiegato il vescovo di Shanghai: «I cattolici sono meno dell’1 per cento della popolazione: i contrasti e le divisioni non sono opportuni. Ma non siano nemici dei preti clandestini. Li incontriamo, talvolta».
Abbiamo avuto occasione di verificare sul campo quanto tra chiesa “clandestina” e chiesa “patriottica” ci siano canali oscuri di contatti fatti di segreti e compromessi, delazioni e strategie. A denunciarci alla polizia, a Min Dong, sono stati infatti alcuni preti “ufficiali” (in Cina i giornalisti, per ogni servizio, devono essere autorizzati); ma dobbiamo ringraziare un prete “ufficiale” per la nostra intervista con i “clandestini”. Questo prete “ufficiale” ha alle spalle tre arresti ed è stato lui a parlarci di padre Wang, dicendoci che lo avremmo potuto trovare a sud di Wenzhou, nel villaggio di Lu Pu.
Lu Pu è un paesino di 1.500 abitanti, di cui 600 cattolici. Numeri eccezionali, vista la media nazionale. La chiesa di Lu Pu, costruita nel 1980, è stata distrutta per tre volte dal governo e per volte è stata riedificata. In mezzo ai campi, vicino a quei ruderi, adesso c’è una chiesa di legno, senza croce all’esterno. Quando vi entriamo è in corso una messa senza il prete. L’atmosfera è surreale. «Perché il governo è così repressivo con noi? Non facciamo politica. Vogliamo solo la libertà di essere credenti». Chen Lian Xiang, 33 anni, si sfoga mentre se ne sta seduto su una sedia di paglia attorniato da un gruppetto di vecchi e bambini: «Il nostro parroco è Wang Fa, che è stato arrestato qui, nel ’97. Ma è stato il ’98 l’anno più terribile. Alcuni anziani che pregavano sono rimasti feriti dalle ruspe che buttavano giù la chiesa: “Questa è una casa!”, urlavano i fedeli. La polizia è venuta anche il Natale passato: la messa è stata interrotta e un ragazzo arrestato con l’accusa di essere una spia».
Recita l’articolo 36 della Costituzione cinese: «I cittadini hanno libertà di credenza religiosa (…). Nessuno deve usare la religione per danneggiare l’ordine sociale, nuocere alla salute dei cittadini, ostacolare l’ordinamento educativo dello Stato. Le associazioni e gli affari religiosi non vengono manovrati da influenze straniere». Tuttavia, sono già due anni che Pechino e Vaticano si parlano in segreto ed è difficile prevedere come e quanto questo dialogo riuscirà a piegare la volontà del regime, che è quella di governare anche la libertà spirituale dei cinesi.
Che la questione Cina stia molto a cuore a Papa Ratzinger lo si è visto anche domenica 23 ottobre. In occasione della proclamazione a San Pietro di cinque nuovi santi, il pontefice ha espresso «viva pena» per l’assenza all’ultimo Sinodo dei vescovi cinesi. Dei quattro religiosi invitati, tre erano stati ordinati secondo la volontà del governo cinese. Anche se il Vaticano mantiene a Taiwan le sue sedi diplomatiche, si vocifera di un compromesso con la Cina, come già per il Vietnam: le nomine dei vescovi della Chiesa patriottica, ora di competenza del regime, dovrebbero diventare in futuro bipartisan.
di Angela Camuso
“L’espresso” n. 43 del 28 ottobre-3 novembre 2005
* Cina: arrestati i due preti intervistati da “L’espresso“
“Rischiano l’arresto soltanto per averci parlato”: così Angela Camuso introduce i due preti da lei intervistati, nel servizio col titolo “Clandestini in Cina” da lei pubblicato su “L”espresso” n. 43, 2005, andato in edicola venerdì 28 ottobre.
Lo stesso giorno, l’agenzia “Asia News” ha diffuso un dispaccio intitolato: “Cina, arrestati due preti della Chiesa non ufficiale”.
I due preti sono proprio quelli intervistati da Angela Camuso per “L’espresso“.
Sono stati arrestati poco dopo aver celebrato la messa conclusiva dell’Anno dell’Eucaristia.
Settimo Cielo – Blog di Sandro Magister, 28 ottobre 2005
* Cina, arrestati due preti della Chiesa non ufficiale
La pubblica sicurezza cinese ha arrestato 2 preti della Chiesa non ufficiale della diocesi di Wenzhou, nella provincia orientale del Zhejiang, che avevano appena celebrato la messa conclusiva dell’Anno dell’Eucarestia: Padre Petrus Shao Ghu Min, vicario generale della diocesi e Padre Paulus Jang Shu Rang, il cancelliere.
P. Shao era già stato arrestato nel 1999 ma, ricoverato d’urgenza per una malattia contratta durante la detenzione, era stato scarcerato. Nel novembre del 1999 P. Jang è stato fermato per aver pubblicato in maniera illegale 120 mila libretti di inni e arrestato formalmente il 23 dicembre. La sua pena doveva essere di 6 anni di carcere ed una multa di 270 mila yuan, ma è stato rilasciato il giorno di Natale del 2003.
Il vescovo della diocesi di Wenzhou, mons. James Lin Xili, è stato arrestato nel settembre del 1999 e si trova tuttora confinato nella cattedrale della Chiesa ufficiale senza libertà di movimento. (Cfr. AsiaNews, 28 Ottobre 2005)
* Per saperne di piú: L’eroico Card. Kung Pinmei, il Mindszenty della Cina