CUBA come l’URSS e gli intellettuali europei stanno al gioco

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Cuba, quel che non si dice (neppure nella “libera” Europa)
Le notizie urtano la casta italiana? Allora, non passano. L’esempio di Cuba.


Due “record” cubani nascosti: il più alto tasso di suicidio su tutta l’area americana e il più alto numero di aborti al mondo…

Sapevate che Cuba ha speso 40 miliardi di dollari per fare guerre in tutto il mondo, Asia e Africa comprese? Oppure sapevate che almeno 10.000 cubani sono morti o sono stati ammazzati dal governo per il solo fatto di voler fuggire dall’isola?
Bene, se la risposta è “no”, sappiate che tutto ciò non è affatto “casuale”.
E’ il risultato di un metodo scientifico di controllo dell’informazione che l’ideologia comunista in particolare ha affinato nel corso degli anni e che, come vedremo nel corso dell’articolo, continua a dare i suoi frutti ancora oggi, nell’Italia del 2005. A Cuba, per esempio, il controllo inizia da particolari apparentemente insignificanti, come le “tecniche d’ospitalità”. Si tratta di un metodo di adulazione degli ospiti (usato in tutti i sistemi comunisti) per indurli a giudizi benigni sul regime, al loro rientro in patria. I migliori alberghi, carrozze lussuose, treni speciali, macchine messe a disposizione in ogni momento, anche la notte, centri speciali, tutto serviva ad “ammollire” l’obiettività degli osservatori stranieri.
Ospedali e prigioni vengono preparati apposta per mostrare al visitatore un lato fasullo, guide turistiche sono allenate a tale proposito e fanno parte di una lunga fila di comfort, abbinati a stimoli morali o spirituali. I sovietici usarono per anni come “specchietto per le allodole” la prigione di Bolshevo, campo “modello” nei pressi di Mosca. Castro usa allo scopo il famoso carcere “Combinado dell’Este” (nelle vicinanze de L’Avana) nelle poche volte che ha permesso questo privilegio a qualcuno dei suoi ospiti. Prima dell’arrivo dell’ospite, il carcere viene riverniciato e pulito e si dà da mangiare una porzione più umana ai detenuti. I cubani come i sovietici hanno investito cifre spaventose allo scopo di perfezionare questa tecnica.
Per completate l’opera, si studia dettagliatamente la storia e la personalità dell’ospite: se si tratta di un intellettuale sensibile alle adulazioni o che è stato dimenticato, funziona la tecnica di stimolazione dell’ego; per i pittori che non vendono le loro opere o gli scrittori dimenticati nel paese d’origine, si organizzano mostre o pubblicazioni di libri.
Insomma ognuno viene adulato a seconda del caso. A Cuba, L’Unione di Scrittori e Artisti o “La Casa de las Américas” impiega i suoi commissari intellettuali a questo proposito. Molti latinoamericani ed europei, premi Nobel compresi, si esaltano, ripetendo testualmente le menzogne del “Bugiardo in Carica” (così è soprannominato ironicamente Castro, per il suo ridicolo cumulo di cariche onorifiche, tra cui “Pediatra in Carica”, “Agrario in Carica”). García Márquez, ossessionato dal folclore che per tutto il ventesimo secolo hanno messo in scena i” Caudillos” latinoamericani, ha dedicato parte della sua vita e opera, dopo il successo di “Cento anni di solitudine”, al suo amico Castro. L’esempio dello scrittore colombiano, premio Nobel, è imitato da molti intellettuali del continente che ingrossano il “Manual del Perfecto Idiota Latinoamericano” (vedi Pepe 12).
Un famoso sociologo, che amava Cuba, Enzensberger, in seguito ad un viaggio sull’isola, dichiarava: “A L’Avana, continuavo ad incontrare i comunisti negli alberghi per stranieri, che non avevano la minima idea del fatto che l’erogazione dell’acqua e l’energia nei quartieri degli operai erano state sospese, durante tutto il pomeriggio e la sera, che il pane era razionato (60 grammi il giorno), nello stesso tempo in cui i turisti continuavano a discutere sul critico Lukacs nelle loro confortevoli abitazioni.”
Molti intellettuali europei sono responsabili delle inesatte informazioni che arrivavano una volta dall’Unione Sovietica, e altri paesi del cosiddetto “Socialismo Reale”. Tanti si portano addosso la colpa di aver nascosto per anni la realtà cubana, il discorso demagogico del castrismo, per giustificare l’orrore che ha vissuto e vive finora il popolo cubano. In Italia sono diventati famosi certi personaggi che si definiscono cattolici e specialisti dell’area latinoamericana: un peccato mortale intellettuale. Ripetono i discorsi fiume di Castro e le bugie dell’attuale “tavola rotonda”. Accusano gli Stati Uniti, per assenza dell’habeas corpus nel processo a cinque cubani condannati in Stati Uniti, che il regime chiama eroi (condannati per spionaggio e terrorismo, insieme con altri sette ed Ana Belén, spia dal Pentagono per Cuba, di cui né Castro, né i suoi complici dicono nulla).
La propaganda sull’eccellente e gratuito sistema sanitario, sulla bassa mortalità infantile ed anche sull’embargo americano, diventano armi per distogliere l’attenzione dall’orrore.
Non si dice, per esempio, che con Castro sono scomparse tutte le garanzie istituzionali
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Un dissidente a Cuba non ha diritto a nominare un avvocato indipendente (non ci sono difensori autonomi) che lo difenda in un processo, il quale spesso è una “farsa” in cui le condanne sono già predisposte dal governo. Chi difende un dissidente si limita solo a chiedere clemenza, riconoscendo la colpa dell’imputato. I processi si realizzano a porte chiuse, senza l’accesso della stampa estera. E neppure il popolo cubano può sapere quello che accade dentro il tribunale.
Non dicono, poi, i peccatori intellettuali che molti medici nell’isola sono caduti in disgrazia per dare la semplice informazione della morte di un bambino appena nato: un’ossessione del regime, infatti, è stata sempre quella di truccare i dati sulla mortalità infantile (prima del castrismo, gli indicatori cubani sulla salute e sulla mortalità infantile erano i migliori dell’America Latina).
Su che cosa, quindi, il castrismo ha investito molto per creare il suo “mito”? Furbescamente, ha puntato sulla “distanza” (la lontananza crea “leggenda”) e sugli aspetti che attirano lo sguardo dell’opinione pubblica: lo sport, la medicina e a volte la musica.
Inoltre, Cuba vanta vari record negativi sconosciuti: il più alto tasso di suicidio su tutta l’area americana e il più elevato numero di aborti al mondo, 30000 l’anno (sono dati ufficiali dello stesso governo).
E che dire del fatto che nella patria dell’”anticapitalismo” sia possibile commerciare gli embrioni di esseri umani? Non si parla, poi, delle migliaia di giovani che hanno perso la loro giovane esistenza in guerre che non gli appartenevano (in Africa, in America Latina e persino in Asia) o sono morti in cerca di fuga nello stretto della Florida. Parla da solo il Memoriale Cubano in Florida, con più di 10.000 croci. Zattere e pallottole sono testimoni silenziosi di un dramma che sembra non avere fine. A proposito dell’embargo, dobbiamo pure ricordare che Cuba ha commerciato negli ultimi anni con tutta l’America e che uno dei primi partner economici del regime sono gli Stati Uniti, presenti alla Fiera dell’Agricoltura a L’Avana ogni anno.
E’ un fatto, invece, che circa 40 miliardi di dollari sono stati spesi per fare guerre in tutto il mondo, invece di essere usati per sviluppare il paese.
Ma i pacifisti che sventolano le bandiere cubane lo sanno? L’embargo è stato il gran pretesto per giustificare il fallimento, l’assenza d’ogni tipo di libertà a Cuba, la corruzione generalizzata, la mancanza di speranza, la discriminazione e l’annientamento della dignità umana. In un paese, dove non si è padroni di nulla, uccidere la propria mucca è un grave reato, come lo è voler diventare padrone del proprio talento. Persino scegliere la forma in cui morire è un delitto. Perché se decidi di rischiare la morte nello stretto della Florida e di finire in bocca agli squali, la polizia non te lo fa fare e ti spara in mezzo al mare.
Tutto appartiene al dinosauro politico di Castro, ultimo mito di nostalgici e frustrati politici.


di Carlos Carralero
Pepe N.13, luglio 2005
Tratto dal sito
www.mascellaro.info