Cos’è successo veramente in Nigeria

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La verità sulla crisi nigeriana

Il conflitto fra cristiani e musulmani è stato originato dal mancato riconoscimento dei risultati delle elezioni. Poi si è iniziato ad attaccare le chiese. Intervista a Ignatius Kaigama, arcivescovo cattolico di Jos.

I media internazionali hanno dato notizia che fra il 27 e il 29 novembre scontri fra cristiani e musulmani nella città nigeriana di Jos, al centro del paese, hanno causato circa 400 morti. Abbiamo raggiunto telefonicamente sul posto monsignor Ignatius Kaigama, arcivescovo cattolico della città, per avere la sua versione dei fatti.
Eccellenza, cosa è successo nella sua città nei giorni scorsi? Perché tante violenze?
C’è stata grande sofferenza da ogni parte. Queste violenze sono iniziate come un problema politico che si è trasformato immediatamente in una crisi religiosa con chiese e proprietà cristiane date alle fiamme e l’uccisione di un pastore protestante; dopo di ciò ci sono stati attacchi di rappresaglia e sono state registrate vittime anche fra i musulmani. Ma all’inizio non era una crisi religiosa, era una questione politica, un gruppo ha reagito ai risultati delle elezioni amministrative del 27 novembre, ad esso sfavorevoli. Dopo le prime distruzioni, sono intervenute le forze di sicurezza che hanno imposto il coprifuoco e il divieto di portare armi. Coloro che non hanno rispettato il coprifuoco o sono scesi in strada armati hanno subìto la reazione delle forze di sicurezza. In questo modo sono morte fra le 300 e le 500 persone, ma non sono state uccise dai cristiani. Sono state uccise perché hanno disobbedito agli ordini di polizia e militari.

Dunque il conflitto è più politico che religioso?
È iniziato come un conflitto politico: i militanti dell’Anpp (All Nigeria People’s Party) hanno cominciato a contestare il risultato delle elezioni, sostenendo che era stato manipolato dall’altro partito, il Pdp (People’s Democratic Party). Ci sono molti musulmani nell’Anpp. Sono loro che hanno avviato le proteste per il fatto che la presidenza del distretto di Jos North non sarebbe andata al loro candidato musulmano, ma ad un cristiano del Pdp. Questa è stata l’origine della crisi, Ma anziché limitarsi all’ambito politico, hanno cominciato a distruggere senza motivo chiese e proprietà di cristiani. C’è stata una reazione, ci sono stati reciproci attacchi e reciproche distruzioni. Ci tengo a sottolineare che quello che hanno detto alcuni media internazionali, che hanno attribuito la colpa di tutto ai cristiani, è totalmente sbagliato e totalmente scorretto (monsignor Kaigama si riferisce a una trasmissione del servizio in lingua hausa della Bbc, ndt). I cristiani non hanno cominciato ad uccidere. C’è stato uno scontro, sono entrate in scena le forze di sicurezza e ci sono state delle vittime. Ma anche alcune stime sul numero delle vittime sono esagerate: fino a questo momento non c’è un bilancio delle vittime ufficiale, fondato su dichiarazioni di testimoni obiettivi.

Perché così spesso in Nigeria, e in particolare a Jos, i conflitti politici si trasformano in conflitti religiosi?

Nel nostro paese la religione è una questione molto delicata. La gente tiene in alta considerazione la religione e i pronunciamenti religiosi, e questo tutti l’hanno presente. Perciò è molto facile manipolare la religione per qualunque scopo: etnico, politico o di altra natura. Se al mercato c’è un litigio fra due persone che si accusano per un furto di manghi, e si tratta di un musulmano e di un cristiano, può star certo che prima che si sia chiarita la natura banale del litigio, la cosa avrà preso i contorni di uno scontro religioso fra cristiani e musulmani. È facile convincere la gente di questo, è facile spingerli a reagire. La religione è un’area molto, molto vulnerabile in Nigeria, molto delicata. Ed è sempre vittima delle circostanze: quelle che cominciano come crisi di natura urbana, etnica, tribale o politica, si tradurranno puntualmente in crisi religiose. Perché è facile fare appello ai sentimenti della gente in materia di religione. È più facile che a partire da qualunque altro argomento.

Cosa state facendo voi leader religiosi ora per fermare le violenze?
Noi cristiani abbiamo la Can, l’Associazione cristiana della Nigeria, i musulmani hanno la Jni, Jama’tu Nasril Islam, associazione degli islamici del nord. Ci siamo incontrati varie volte, anche prima delle elezioni, per promuovere una pace stabile nel Plateau State (lo Stato di cui è capitale Jos, ndt). E abbiamo fatto buoni progressi. Poi c’è il Consiglio interreligioso per la pace e l’armonia, composto da leader cristiani e musulmani, creato dal governo federale. Anche a quel livello ci siamo incontrati e continuiamo ad incontrarci per incoraggiare, illuminare e dirigere la nostra gente sul sentiero della pace e della normale convivenza. Tuttavia per noi non è una sorpresa che questa crisi sia esplosa: ci ha sconvolti e siamo molto dispiaciuti che si sia verificata, ma sappiamo che ci sono persone sempre pronte a causare disordini, e noi comprendiamo che questa crisi non è casuale. È stata pianificata molto tempo fa ed è stata attentamente eseguita.

E ciò nonostante le buone relazioni fra lei e i leader musulmani prima delle violenze.
Prima avevamo relazioni assolutamente cordiali. E anche adesso, con la crisi ancora in corso, ogni giorno ci sono telefonate fra me e Alhaji Haruna Abdullahi Maikano, emiro di Wase e leader dei musulmani del Plateau State. A livello di leadership non ci sono problemi fra cristiani e musulmani. È soltanto quando indirizziamo il nostro messaggio ai giovani che iniziano i problemi, perché spesso essi agiscono in base alle emozioni e ai sentimenti o di fronte a certe situazioni hanno reazioni irrazionali. Il nostro compito è prenderci cura di loro e vedere come possiamo indurli a fare proprio lo spirito del dialogo e della discussione fraterna, senza ricorrere alla violenza e allo scontro quando si ha a che fare solo con piccoli equivoci. 

Rodolfo Casadei
www. tempi.it  02 Dicembre 2008