Cossiga chiama e Ruini risponde

DICO, Ruini annuncia una «Nota ufficiale»


Il presidente della Cei, Camillo Ruini, annuncia a proposito dei DICO «una parola meditata, una parola ufficiale, che sia impegnativa per coloro che accolgono il magistero della Chiesa e che possa essere chiarificatrice per tutti». Il cardinale non ha precisato i tempi di questa Nota dei vescovi italiani. Lo ha detto a margine del convegno nazionale dell’Opera romana pellegrinaggi. Alla richiesta di un commento sul disegno di legge sulle convivenze di fatto, il presidente dei vescovi ha risposto: «Su queste cose sono state già dette da parte nostra tante cose importanti e, credo, tutto ciò che è necessario. Quindi è inutile che io aggiunga qualche battuta estemporanea». «Potrà essere importante – ha proseguito subito dopo – una parola meditata, una parola ufficiale che sia impegnativa per coloro che accolgono il magistero della Chiesa e che potrà essere chiarificatrice per tutti».
(CORRIERE della SERA 12 febbraio 2007)


Intanto il Sen. Francesco Cossiga scrive al Card. Ruini una lettera aperta intitolata «I vescovi si facciano sentire», che per certi versi si può definire sorprendente…


Vedi il testo integrale della lettera.

Lettera aperta a Ruini


«I vescovi si facciano sentire»

di FRANCESCO COSSIGA

Proprio ieri, una delle figure più eminenti dell’intellettualità cattolica, il grande storico Pietro Scoppola, già senatore della Democrazia Cristiana e uno dei leader storici del “dissenso cattolico” in riferimento alle indicazioni della Gerarchia Cattolica ai tempi del referendum abrogativo della legge che introduceva il divorzio anche per i matrimoni concordatari, ha definito questo documento una testimonianza esemplare del così detto “cattolicesimo democratico”.
La situazione è diventata più confusa quando i laicisti e i giornali che ne sono espressione hanno violentemente attaccato il Santo Padre per le parole da lui dette, pur senza riferimento alcuno all’Italia, di difesa della famiglia tradizionale basata sul matrimonio tra un uomo e una donna e di condanna del riconoscimento di unioni basate su amori sbagliati e disordinati, giusta la tradizionale dottrina morale della Chiesa Cattolica. Si è invocata la separazione tra Stato e Chiesa, si è condannata la così detta “ingerenza del Vaticano”, si è prospettata da parte di un grande giornalista, letterato, filosofo e ora anche neo-teologo “liberal” la prospettiva di una denuncia del Concordato e addirittura, con grande genialità! di una sua declaratoria di decadenza da parte della Corte Costituzionale, in forza della condizione generale che si deve intendere apposta agli accordi internazionali, la clausola “rebus sic stanti bus”: cosa invero non del tutto peregrina, data la composizione ideologica e politica della Corte stessa.
Il quotidiano del maggior partito della maggioranza ha oggi dedicato un’intera pagina, con fotografia, ad un arcivescovo emerito e cardinale di Santa Romana Chiesa, celebrandone le idee “progressiste”, dall’eutanasia al futuro possibile sacerdozio delle donne, in opposizione a quelle “reazionarie” dell’attuale Papa Benedetto XVI.
Naturalmente, non vi è stata neanche una parola di condanna di questo attacco laicista alla Chiesa, al Papa e alla Santa Sede, da parte degli zelanti “cattolici democratici” che, a stare al loro citato documento e alle loro tendenze “ecclesiali”, frutto di un elaborato pensiero post-conciliare che si rifà in Italia autorevolmente a Giuseppe Dossetti e alla così detta scuola di Bologna, penso condividano queste critiche, non certo però, essendo tutti buoni cattolici, almeno nel tono.
Il documento dei “cattolici democratici” ha avuto come effetto l’allineamento con le loro posizioni di una cara collega, la senatore Paola Binetti, “numeraria” dell’Opus Dei, che ha con chiarezza approvato la proposta Pollastrini-Bindi in base al criterio morale del “male minore”, allineamento che, oltre ai consigli del leader del La Margherita Francesco Rutelli, quelli nel quale: “L’Episcopato tanto confida”! ha provocato il definitivo “disbandamento” della coraggiosa pattuglia dei “teodem” de La Margherita, sostenitori solitari nel centrosinistra delle “tesi reazionarie” della Chiesa.
Con molta franchezza, Le debbo dire che gran parte della responsabilità dell’attuale situazione è da ascriversi all’ “assordante silenzio” dei vescovi italiani, escluso il caro antico amico, amico sempre anche se da lui spesso ho dissentito, il coraggioso e sincero Mons. Bettazzi, Vescovo Emerito di Ivrea, che ha detto parole chiare a favore della proposta Pollastrini-Bindi. Io comprendo benissimo le difficoltà in cui si dibatte la Conferenza Episcopale Italiana a motivo delle chiare divisioni politiche che esistono, oltre che nel laicato, i cui esponenti cattolici di centrosinistra, deputati, già dirigenti dell’azione cattolica milanese, hanno addirittura un arcivescovo candidato alla Sua successione e in una incredibile intervista su uno dei quotidiani italiani più prestigiosi, ne palesano incredibilmente il nome e l’attuale ufficio, ma anche notoriamente nel clero e nell’Episcopato, ciò che potrebbe essere, insieme al timore di voler mutare gli attuali fragili equilibri parlamentari, la causa del silenzio dei vescovi. E non è forse una ben strana situazione della Chiesa d’Italia se un suo certamente fedele aderente che è anche un convinto cattolico-democratico e che ricopre l’ufficio di presidente del consiglio dichiara che non vi sono polemiche su i Di.Co. e che si rifiuta di commentare gli ormai dilaganti e violentissimi attacchi al Vaticano e personalmente al Papa anche da parte di alti esponenti della coalizione che lo ha espresso e lo sostiene?
Mi rendo contro che la Conferenza Episcopale deve inquadrare il problema dei “pacs all’italiana” nelle più ampie problematiche che riguardano la posizione della Chiesa in Italia, Chiesa che certamente oggi gode di ampi privilegi da parte delle leggi civili dello Stato, e che non possono certo così disinvoltamente essere esposti a già da partiti di governo annunciate ritorsioni e al limite sacrificati.
Studioso dilettante di storia della teologia, mi permetto di ricordarle che in materia molto più grave di quella di cui oggi si tratta, relativa ai rapporti tra Grazia, meriti e predestinazione, un Papa, nella famosa “disputatio de auxiliis” tra teologi dell’Ordine dei Predicatori e teologi della Compagnia di Gesù, Papa Paolo V nel 1607 impose che si mettesse fine alle reciproche accuse di “erroneità”, e lasciò libertà di opinione. Se la Conferenza Episcopale Italiana ritiene che anche sul piano della virtù cardinale della “prudenza”-la “misura di ogni virtù'” per dirla con Tomaso d’Aquino, che permette non di affermare il falso ma di tacere il vero-, essa, proclamati i principi, possa lasciare ai laici cattolici membri del Parlamento la piena libertà di attuarli nella loro autonoma responsabilità nelle leggi civili, anche secondo il criterio del “male minore”, lo dica chiaramente. Che se poi essi, i vescovi italiani, ritengano che la proposta Pollastrini-Bindi possa essere votata, magari per il criterio del “male minore”, a me, da cattolico liberale che rischia ormai di apparire “teocon”, “non mi sembrerà vero”! Ma fino a quel momento io obbedirò alle indicazioni del mio Vescovo, che è anche Vescovo, a quanto mi sembra, con diretta e immediata giurisdizione sulla Chiesa Universale, e quindi anche sulla Chiesa italiana, e quindi oltre che…su di me, su Romano Prodi, su Rosy Bindi e su Paola Bineti, su Franco Marini, su Francesco Rutelli e Dario Franceschini, e su i cattolici-democratici. Comunque, è giunto il momento che i vescovi italiani ormai parlino, e si pronunzino chiaramente e in prima persona, e non attraverso editoriali di pur autorevoli giornali o comunicati di agenzie di stampa cattoliche, ai cui enunciati neanche i più oltranzisti sostenitori del pur discusso anche tra i teologi e canonisti cattolici, Motu Proprio “Ad tuendam fidem” sostengono si debba dare assenso interiore ed esteriore! E non si nascondano più dietro un Papa coraggioso che, con il loro silenzio, essi stanno pericolosamente scoprendo di fronte alle forze politiche e allo Stato italiano da esse governato.
Non lo chiedo certo per me, perché essendo io diocesano della Capitale, e soggetto quindi alla potestà di insegnare, giudicare e santificare del Vescovo di Roma, e avendo il mio Vescovo parlato forte e chiaro a differenza dei vescovi italiani, so bene quale è il mio dovere di cattolico membro del Parlamento, e che quindi voterà di conseguenza.
Confermandole la mia stima ed amicizia, La prego di credermi, signor Cardinale, suo affezionatissimo e devoto amico


Francesco Cossiga


IL TEMPO lunedì 12 febbraio 2007