BORN IN THE UK
Ora nel Regno Unito le regole sulla fecondazione assistita sono semplici: non ci sono più regole…
In Gran Bretagna l’Embryo Bill, il progetto di legge su fecondazione assistita e ricerca sugli embrioni, è legge. Un verdetto scontato, visto che già prima del voto il quotidiano The Guardian aveva condotto un sondaggio tra 109 deputati di tutti gli schieramenti (53 laburisti, 37 conservatori, 17 libdem e 2 di partiti minori) ottenendo un quadro decisamente pragmatico della situazione: sui tre temi più caldi in discussione, tutti approvati, la maggioranza al testo del governo era infatti garantita a livello bipartisan. Per quanto riguarda la creazione di embrioni ibridi 63 deputati si sono detti favorevoli e solo 26 contrari. Sull’accesso alle tecniche della fecondazione in vitro anche per le coppie lesbiche il risultato si è discostato di poco: 56 favorevoli contro 26 contrari. Anche per quanto riguarda i cosiddetti “saviour siblings” (bimbi creati e selezionati in provetta allo scopo di “aiutare” un fratellino malato, ad esempio attraverso il prelevamento dei tessuti) la maggioranza è stata netta: 56 per il sì, 21 per il no. Di più, a proposito del tema dell’accesso alla fecondazione in vitro per le coppie omosessuali era stato presentato un emendamento che includeva nel progetto la necessità di una figura maschile (una sorta di “papà di Stato”) che vigilasse sulla crescita del bambino: bocciato perché si sarebbe configurato come «una violazione dei diritti umani e civili delle lesbiche». Complimenti quindi a Gordon Brown per questo capolavoro politico. Ma, soprattutto, alle industrie farmaceutiche e ai centri di ricerca per il colpaccio.
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