Tremonti: Europa “bella addormentata”
«L’Europa non ha fatto delle cose necessarie e ha fatto invece delle cose sbagliate…Siamo stati un po’ una “bella addormentata”, ora è suonata la sveglia. La cosa però in cui dobbiamo avere più paura – ha concluso – è proprio la paura».
Quello della “concorrenza asimmetrica” della Cina è un problema oggettivo e l’Unione Europea deve trovare il modo per farvi fronte. Per questo secondo il vicepresidente del Consiglio Giulio Tremonti, «sono necessari criteri di protezione del lavoro e delle merci e il luogo in cui definirli non può essere che l’Europa». È quanto ha ribadito ieri Tremonti ad un convegno alla Statale di Milano organizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà.
«Fare partire nel ’94 il Wto – ha detto Tremonti – è stato giusto ma forse si è fatto nel tempo sbagliato, troppo presto e troppo violentemente. Con il Giappone abbiamo avuto 30 anni di rapporti commerciali basati su quote e dazi. Quando parlavo della Cina mi davano del pazzo, come qualche volta mi accade, ma è evidente che se un paese con 1,3 miliardi di abitanti cresce del 9% viene a crearsi un cambiamento molto importante nel mondo».
«L’Europa – ha proseguito Tremonti – non ha fatto delle cose necessarie e ha fatto invece delle cose sbagliate. Questi anni non abbiamo creato un brevetto europeo, non esiste un “made in Europe”, c’è stata poca lotta alle falsificazioni. Lo stesso marchio CE non è dell’Unione Europea ma significa China Export e trae in inganno. Abbiamo invece moltiplicato la regolamentazione, abbiamo un mercato più rigido di 10 anni fa, addirittura – ha osservato – i contratti di formazione lavoro che hanno ben funzionato, sono stati considerati aiuto di Stato. Siamo stati un po’ una “bella addormentata”, ora è suonata la sveglia. La cosa però in cui dobbiamo avere più paura – ha concluso – è proprio la paura».
Una specie di replica a distanza viene da Romano Prodi, che della Commissione europea è stato il presidente, e che quindi potrebbe essere considerato il massimo responsabile dell’immobilismo di Bruxelles negli ultimi anni. «I dazi sui prodotti provenienti dalla Cina sono impossibili, l’Italia non può metterli. I dazi possono eventualmente essere messi a livello europeo». Lo ha detto il leader dell’Unione che, alla Fabbrica del Programma di Bologna, ha coordinato una giornata di discussione sul tema della Cina e della concorrenza dei prodotti asiatici.
«Noi – ha aggiunto – dobbiamo invece fare rispettare le leggi con durezza e con tenacia. Ma avere anche una amministrazione efficiente che controlli che non entrino beni illegali. Perchè, se noi poniamo normative tecniche di altissimo livello per le nostre imprese e poi permettiamo che entrino apparecchiature che non rispettano queste norme o con marchi falsificati, allora veramente ci tiriamo la zappa sui piedi. Dobbiamo essere durissimi».
Prodi ha precisato che il problema non è solo la Cina, ma di fronte alla crescita economica dell’Asia «è chiaro che l’Italia deve fare un salto di qualità in avanti e competere con la stessa forza di Francia e Germania».
A sollecitare l’intervento dell’Unione Europea è intervenuto anche Massimo Polledri, capogruppo per la Lega Nord in commissione Attività Produttive alla Camera. «Noi chiediamo misure immediate per contrastare l’importazione fuori da ogni regola di prodotti tessili cinesi. Non abbiamo niente contro le negoziazioni o le collaborazioni, ma esortiamo l’Ue a non perdere tempo in inutili discussioni mentre le nostre aziende chiudono», ha detto Polledri commentando i programmati incontri del commissario Ue, Peter Mandelson, con il viceministro cinese al commercio, Gao Hucheng.
«L’Europa – prosegue Polledri – non può essere l’unione dei commercianti e Mandelson ha purtroppo già dimostrato di avere più a cuore gli interessi di una parte dell’Ue, per altro già protetta, e di essere troppo sensibile alle pressioni di certe lobby commerciali. L’Europa deve essere a fianco dei produttori».
«Noi chiediamo – aggiunge il parlamentare leghista – l’applicazione di misure antisovvenzioni, per altro già previste da leggi e regolamenti europei, e l’applicazione delle clausole di salvaguardia. Chiediamo che tutti gli strumenti che l’Europa ha siano attuati con estremo rigore e velocità. Ci sono alcune misure, come le clausole di salvaguardia con relative quote che possono essere prese direttamente dalla Commissione europea. Non si perda ancora tempo prezioso».
«Sappiamo, e abbiamo dati che lo dimostrano – sottolinea Polledri – che la Cina sovvenziona fino al 17 per cento le produzioni destinate all’esportazione, realizzando di fatto una concorrenza sleale».
«E non sono certo tranquillizzanti gli altri dati: nei prossimi mesi 800 mila persone perderanno il loro posto di lavoro a causa della concorrenza sleale cinese e sempre nel settore del tessile e dell’abbigliamento – conclude Polledri – già due milioni e 700 mila persone hanno perso la loro occupazione. E dal primo gennaio di quest’anno, rispetto allo scorso anno, le importazioni cinesi sono aumentate del 819 per cento per quanto riguarda i pullover e del 650 per cento per i pantaloni».
Ieri il commissario Mandelson ha incontrato Robert Portman, responsabile del commercio Usa. I due hanno affrontato anche l’invasione dei prodotti tessili cinesi nel mondo. Washington ha questo fine settimana lanciato una forte offensiva contro Pechino, che è stata inserita nella lista dei sorvegliati speciali Usa della contraffazione, senza escludere la possibilità che della questione finisca per occuparsi la Wto.
La Padania [Data pubblicazione: 03/05/2005]