Europarlamento: no all’eutanasia e ai matrimoni gay

Svolta a Strasburgo. L’Europarlamento ha respinto il rapporto annuale sul rispetto dei «diritti fondamentali nell’Unione».  Nel rapporto venivano riproposti «strappi» antropologici. Una formula subdola dietro la quale si enunciava il via libera ad eutanasia, matrimoni tra omosessuali, legalizzazione delle droghe leggere.


È la prima volta che il rapporto viene bocciato. Un segnale importante per dire «no» ad una deriva antropologica pericolosissima per l’Europa.
Nella fattispecie il documento stigmatizzava i governi dell’Unione che si ostinerebbero a «non riconoscere le relazioni tra le persone dello stesso sesso» con una legislazione che equipari le coppie gay e lesbiche a quelle eterosessuali.
L’eutanasia rientra sotto il capitolo «della dignità umana» e il testo chiedeva agli Stati di «valutare la possibilità di modificare le leggi relative alla fine della vita in tal senso, regolamentando l’eutanasia». Ovviamente dietro il verbo «regolamentare» c’era un vero e proprio via libera alla pratica della «dolce morte», senza se e senza ma.
Più ambiguo il passaggio riguardante l’uso degli stupefacenti. Anche in questo caso si chiedeva ai Paesi dell’Unione di «rivedere la propria legislazione in materia di droga adottando politiche e soluzioni alternative». “Giuridichese” puro che significa «liberalizzazione delle droghe leggere», provvedimento che, tra l’altro, avrebbe messo in difficoltà proprio l’Italia che è appena intervenuta a “normare” la materia.
«Il Parlamento europeo ha bocciato un pasticcio giuridico che pretendeva di liberalizzare l’accesso all’aborto e l’uso delle droghe, considerati alla stregua di diritti inalienabili delle persone»: è quanto ha sottolineato il responsabile nazionale di Forza Italia per i rapporti con il mondo cattolico, Francesco Giro. «È stato inoltre scongiurato – ha continuato l’azzurro – il tentativo messo in atto per l’ennesima volta dalla sinistra di screditare in Europa l’immagine dell’Italia su materie diverse e disomogenee tra loro, che andavano dal “Caso Sofri”, al conflitto di interessi in materia di comunicazione, alla revisione dell’articolo 41 bis sul carcere duro, con l’effetto di affrontare nodi importanti come l’eccessiva durata dei processi in maniera strumentale e politicizzata, trasformando in questo modo l’annuale relazione sui diritti in un manifesto elettorale e propagandistico». «Ogni anno questo rapporto […] era occasione per riprendere vecchie battaglie come il matrimonio tra omosessuali, l’eutanasia, l’anti-berlusconismo. Era una specie di omnibus delle finte illusioni». Ma ora, ha proseguito, «per la prima volta il voto finale è stato serio ed onesto, si è trattato di un serio rovesciamento di posizioni estreme di coloro che vogliono cronicizzare battaglie che non arrivano mai ad uno sbocco».
Nella seduta di ieri, su tutt’altro tema ma anch’esso occasione di scontro tra Forza Italia e la sinistra, una proposta di Francesco Rutelli ha fatto si che l’assemblea si pronunciasse perché la firma della futura Costituzione europea avvenga a Madrid. Non a Roma come da tempo ha chiesto il governo italiano ricordando che nella capitale è depositato il Trattato fondatore della Comunità. «Tutto pur di colpire Berlusconi – ha protestato l’azzurro Francesco Fiori, vicepresidente del gruppo Ppe – e non si sono fermati neanche di fronte ad un voto che penalizza il prestigio internazionale e la storia dell’Italia». (R.E.)


(C) Avvenire, Venerdi 02 aprile 2004