CENTRI SOCIALI E VIOLENZA POLITICA
L’Unione si inchina alle minacce dei no global
I disobbedienti manifestano senza autorizzazione. E le Giunte rosse di Padova e Bologna li appoggiano
«Noi il nostro presidio lo manteniamo, qui i fascisti non possono entrare». Lo aveva promesso, giovedì sera, Max Gallob, portavoce dei centri sociali padovani. E così è stato. La Fiamma Tricolore di Luca Romagnoli ha rinunciato, ieri sera, al diritto di manifestare in piazza Azzurri d’Italia a pochi passi dal Palasport. Ma promette una «presenza simbolica» a Bologna «nonostante il divieto del sindaco».
Il primo cittadino di Padova, il diessino Flavio Zanonato, ha scelto la strada del sindaco bolognese, Sergio Cofferati. Se quest’ultimo aveva snobbato la Fiamma spiegando che «Bologna non ha piazze libere per poterla far manifestare», Zanonato ha preferito relegare il partito di Romagnoli in periferia, lontano dal centro cittadino e fuori dalla longa manus dei centri sociali. Gallob lo aveva avvertito: «A Milano la cosa grave sono stati i “Duce! Duce!”». Sottointeso: e non le bombe carta o le auto incendiate dai disobbedienti. La paura del sindaco diessino era quella di rivivere gli scontri milanesi nei pressi di piazza delle Erbe dove, ogni venerdì pomeriggio, i centri sociali padovani tengono la loro “assemblea permanente”. Inutile dire che Gallob e compagni non hanno bisogno di chiedere autorizzazioni alla Prefettura: piazza delle Erbe è loro “per diritto”. Così mentre il segretario della centuria padovana della Fiamma, Bruno Cesaro, parla di «prevaricazioni» e di «autorità in ostaggio dei centri sociali», il filo-no global Piero Fassino difende a spada tratta l’operato di Zanonato lodando il sindaco per aver evitato di esporre i cittadini «al rischio di tensioni e provocazioni».Così, davanti alla decisione illiberale di Zanonato di difendere gli interessi dei disobbedienti, i vertici della Fiamma padovana hanno preferito fare un passo indietro garantendo l’ordine ed evitando «violenze e disagi causati dalle truppe cammellate che caratterizzano gli pseudo-contestatori rintanati nei centri sociali occupati, ben protetti e coccolati dalla coalizione di Romano Prodi». Da parte sua, il dirigente nazionale della Fiamma, Maurizio Boccacci, ha fatto sapere che «se oggi (ieri, ndr) facciamo un passo indietro a Padova è solo perché non vogliamo che succeda quel che è avvenuto a Milano, che vengano colpite madri con i loro figli e che lavoratori e commercianti si vedano bruciare il loro locale».
Se Romagnoli fa un passo indietro a Padova, si dice invece pronto a lanciare la sfida alla rossa Bologna. E al suo sindaco. «Se poi un questore viene messo in scacco, in ostaggio da trecento persone – ha tuonato il leader della Fiamma – è un problema suo e non nostro, e forse è meglio che cambi lavoro». Oggi i neofascisti saranno, infatti, presenti nel capoluogo emiliano “fregandosene” del divieto del Cinese: «Sarò da solo, saremo in dieci, in cento ma domani a Bologna, seppur simbolicamente la Fiamma sarà presente nella piazza che era stata decisa per la manifestazione». Lo stesso ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, ha messo in guardia Cofferati spiegando che «vietare le manifestazioni è un atteggiamento illiberale» soprattutto se motivato da «una sorta di preventivo diniego». Ma Fassino non ci sta. E, se da una parte è disposto a sopportare i vari disobbedienti no global alla Francesco Caruso, dall’altra si dice «contrario a ogni forma di estremismo basato sulla violenza, sull’intimidazione e sul sopruso». Così, mentre il segretario della Quercia chiude un occhio sui guerreglieri rossi che hanno sconvolto Milano e Genova, il vicepresidente azzurro della Camera Alfredo Biondi invita il ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, a «pubblicare l’elenco degli atti di violenza e intimidazione politica che si sono verificati in Italia nel corso di questa stagione elettorale». «Così, gli elettori – conclude l’esponente di Forza Italia – saprebbero, prima del voto, chi si macchia di tali sporcherie e chi sono gli alleati di questi eversori dell’ordine pubblico in modo da evitare le ipocrite prese di distanza». Risulta, infatti, chiaro che le Giunte rosse sono sempre più monopolizzate dalle minacce dei no global: anziché optare per una politica di legalità e di democrazia liberale, ripiegano sotto il giogo delle intimidazioni delle squadracce rosse. Padova ne è l’esempio. Negli ultimi sei mesi, i centri sociali – capitanati da Luca Casarini, Gallob e Aurora d’Agostino, capogruppo dei Verdi in Consiglio comunale – hanno occupato almeno sei volte il Comune di Padova.
Zanonato non ha mai dato l’ordine di sgombero: ogni occupazione ha causato incidenti all’interno del Comune stesso.
Non da ultimo, in occasione di una manifestazione di Alleanza Nazionale, la Sala del convegno è stata occupata dai no global che, complice il diniego del sindaco alle forze dell’ordine di entrare in Municipio, hanno potuto mandare in ospedale tre militanti di destra. Solamente quindici giorni fa, scontri e feriti si sono avuti anche in occasione di una conferenza tenuta dall’europarlamentare Mario Borghezio.Unanime il dissenso del centrodestra che chiede alla sinistra di «non creare problemi per interessi elettorali o per conquistare spazio sui quotidiani nazionali». «La continua strategia di tensione alimentata dai rappresentanti dei centri sociali, ben rappresentati all’interno dell’Unione, alimenta un clima in cui non è possibile svolgere le normali attività di campagna elettorale», spiega il Consigliere regionale veneto di Alleanza Nazionale, Raffaele Zanon.
di Andrea Indini
La Padania, 25/03/2006[/QUOTE]