Il Presidente dell’Associazione Pro-Vita e Pro-Famiglia del Brasile commenta la decisione che permette l’aborto in caso di anencefalia del feto
BRASILIA, mercoledì, 7 luglio 2004 (ZENIT.org).- “Molte donne che abortiscono tentano disperate il suicidio, non perdonandosi per aver assassinato il proprio figlio. Queste conseguenze sono ben più gravi di quelle della gestante di un feto anencefalico”, ha affermato un professore a favore della vita.
Il professor Humberto Vieira, Presidente dell’Associazione Pro-Vita e Pro-Famiglia del Brasile e membro della Pontificia Accademia per la Vita, affronta in questa intervista concessa a ZENIT la questione della gestazione di un feto anencefalico e la decisione del Tribunale Federale Supremo brasiliano di giovedì scorso che permette l’aborto in questi casi.
La CNBB (Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile) ha diffuso un comunicato dicendosi sorpresa per la decisione del Ministro Marco Aurélio, del Tribunale Federale Supremo brasiliano, di autorizzare l’aborto in caso di anencefalia fetale. Anche le associazioni Pro-Vita sono rimaste sorprese? Cosa pensa della decisione del ministro?
Prof. Vieira: Non solo la CNBB, ma tutti noi siamo rimasti sorpresi. Ho seguito tutto l’iter con il dottor Paulo Leão, Presidente dell’Associazione di Giuristi Cattolici di Rio de Janeiro. La questione era nell’agenda della riunione dell’STF (Supremo Tribunal Federal) del primo giorno, ed era stata fissata per le ore 13.
Ci siamo preparati per questa riunione ed abbiamo anche elaborato un Memorandum da consegnare ai Ministri dell’STF. Quando ci stavamo già dirigendo verso la sede del tribunale siamo stati informati che la riunione era stata anticipata alle 10 e che la questione dell’anencefalia non era stata affrontata.
Subito dopo siamo stati sorpresi dalla notizia che l’aborto in questi casi era stato permesso. Immagino che il Ministro-Relatore abbia preso la decisione di rendere libero l’aborto nel caso dell’anencefalia in virtù degli argomenti presentati durante l’iter. Sappiamo, però, che sono privi di fondamento e lo abbiamo dimostrato nel Memorandum.
La decisione del Ministro fa sì che in futuro vengano affrontati altri tipi di aborto?
Prof. Vieira: L’aborto eugenetico è difeso, tra gli altri, da coloro che vogliono il miglioramento della razza umana e investono milioni di dollari, anche in Brasile, per raggiungere i propri obiettivi. Questo è un precedente pericoloso, perché apre la strada ad altri tipi di aborto, ad esempio di handicappati fisici o mentali e addirittura di creature sane ma che non rientrano nei criteri approvati dai gruppi eugenetici.
I poveri, i mulatti e i neri, secondo questi gruppi, sono “sotto-razze” e non devono prosperare, per cui la sterilizzazione e l’aborto obbligatorio sono strumenti per contenere queste frange della popolazione. “Dopo Hitler, l’eugenetica non è scomparsa. Si è rinnovata”, ha affermato Edwin Black nel suo libro “La guerra contro i deboli – L’eugenetica e la campagna nordamericana per creare una razza superiore”, uscito di recente.
Che conseguenze può avere l’aborto per una donna, anche in caso di gestazione di un figlio con una malattia grave, come nel caso dell’anencefalia?
Prof. Vieira: L’aborto di anencefalici, come qualunque altro tipo di aborto, ha conseguenze molto serie per la donna. La donna non è esente dalle conseguenze dell’aborto per il solo fatto di portare dentro di sé un feto anencefalico.
Il dottor Bernard Nathanson, che si è battuto per rendere l’aborto legale negli Stati Uniti e che confessa di aver praticato 5.000 aborti, è oggi un difensore della vita e afferma che tra le conseguenze fisiche dell’aborto ci sono la lacerazione del collo dell’utero provocata dall’uso di dilatatori, la perforazione dell’utero, emorragie uterine, endometrite post-aborto, evacuazione incompleta della cavità uterina, insufficienza o incapacità del collo uterino, aumento del tasso di parti cesarei.
Tra le conseguenze psicologiche associate all’aborto ci sono quelle relative alla sindrome post-aborto: crollo dell’autostima per il fatto di aver eliminato il proprio figlio, frigidità, ostilità nei confronti del marito o del compagno, senso di colpa o frustrazione dell’istinto materno, problemi nervosi, insonnia, neurosi di vario genere, malattie psicosomatiche, depressioni, eccetera.
Molte donne che abortiscono tentano disperate il suicidio, non perdonandosi di aver assassinato il proprio figlio. Queste conseguenze sono ben più gravi di quelle della gestante di un feto anencefalico.
Perché la Chiesa e le associazioni Pro-Vita lottano contro l’aborto nel caso dell’anencefalia, anche se si tratta di un tipo di malattia per la quale attualmente non esistono cure?
Prof. Vieira: La Chiesa e le associazioni Pro-Vita difendono la vita umana dalla fecondazione alla morte naturale. Ogni essere umano è amato da Dio, indipendentemente dal fatto che sia portatore di anomalie o meno.
La scienza afferma che dalla fusione dello spermatozoo con l’ovulo ha origine un nuovo essere. “All’inizio dell’essere c’è un messaggio, che contiene la vita ed è la vita. E se questo messaggio è umano, questa vita è umana”, afferma il professor Jerôme Lejeune, il genetista che ha scoperto la sindrome di Down. La Chiesa, come tutti noi a favore della vita, si basa sul comandamento “Non uccidere”.
Cosa possono fare la società e le associazioni Pro-Vita per cercare di modificare la situazione del libero aborto del feto anencefalico?
Prof. Vieira: La decisione dell’illustre Ministro Marco Aurélio, il Relatore che ha concesso il permesso per la libertà di aborto nei casi di anencefalia, dovrà essere sottoposta alla Plenaria dell’ STF, che deciderà se sarà mantenuta o meno.
L’Associazione Nazionale dei Giuristi Cattolici di Rio de Janeiro e l’Associazione Nazionale Pro-Vita e Pro-Famiglia presenteranno agli illustri Ministri dell’STF un Memorandum, fondato su basi scientifiche che si oppongono alle false argomentazioni presentate per la concessione del permesso.
Anche altre organizzazioni che difendono la vita umana presenteranno i propri argomenti. Siamo certi che gli illustri membri dell’STF prenderanno la giusta decisione una volta che la questione sarà più chiara.
Quali rischi può comportare per la donna la gestazione di un feto anencefalico?
Prof. Vieira: Nessun altro rischio rispetto a quelli di una gravidanza di un feto senza anomalie. E’ quanto affermano ginecologi, associazioni mediche ed esperti. Ogni aborto, invece, comporta conseguenze fisiche e psicologiche per la donna. Il dottor Dernival da Silva Brandão, specializzato in Ginecologia, ostetrico-ginecologo e laureato presso l’Accademia Fluminense di Medicina, ha affermato:
“Il polidramnio è un problema presente in varie patologie della gestazione e il trattamento specifico è l’amniocentesi, il prelievo dell’eccesso di liquido amniotico, procedimento realizzato di routine con le dovute cautele.
L’ipertensione arteriosa è un problema molto comune in ostetricia. La malattia ipertensiva specifica della gestazione (DHEG) non è esclusiva dell’anencefalia, ed ha una cura specifica come molti altri problemi ostetrici.
La patologia vascolare periferica di ristagno è un altro problema che si può verificare con una certa frequenza in qualsiasi gestazione ed ha una cura specifica.
I problemi ostetrici e le complicazioni nel parto di anencefalici possono verificarsi, non sono di grande rilevanza e come in ogni caso si può optare per un parto cesareo, senza ulteriori problemi”.