Pubblichiamo la Lettera ai medici cattolici di tutto il mondo sul tema “Il rapporto del medico con la morale”, firmata dal Dr. José María Simón, Presidente della Federazione Internazionale delle Associazioni Mediche Cattoliche (FIAMC)
Egregi colleghi,
il rapporto del medico con l’aspetto morale non è stato sempre facile. Numerosi colleghi di diversi paesi ci chiedono di fare alcune riflessioni per aiutarli a esercitare la professione medica con sicurezza morale. Uno dei requisiti di questa sicurezza morale è la consultazione frequente di esperti che possano illuminare la coscienza professionale. Questa, per essere efficacemente umana, deve essere ben formata e correttamente informata, nonché frequentemente affinata nella costante ricerca della verità. Vista la natura delle risposte date dagli esperti negli ultimi tempi, è bene fare alcune precisioni sulla loro qualità e la loro portata.
LA LEGGE NATURALE ESISTE
La legge naturaleè la capacità della retta ragione umana di conoscere e seguire la verità. Bisogna dire che nessun professionista palpa l’esistenza di questa legge nella misura in cui lo fa il medico.
Sebbene la legge naturale e la legge biologica siano due cose diverse, tutti noi sappiamo perfettamente, per fare un esempio, che se non teniamo conto della la fisiologia umana i nostri pazienti peggioreranno. Nessuno può mangiare sassi senza trasgredire alle leggi del corpo e quindi senza ammalarsi. Questo esempio ci può far capire che esiste anche una legge che ci aiuta a valutare la dignità umana. Tutti “sappiamo” che è riprovevole ammazzare un essere umano innocente. O che è biasimevole rubare. Sappiamo che se non consideriamo l’uomo come un essere anche psicologico, spirituale, familiare e sociale, la nostra funzione di trasformare la sofferenza in benessere (i medici sono come nazareni, come cirenei, che aiutano gli altri a sopportare il peso della malattia e del dolore) non raggiungerà appieno i propri obiettivi.
Seppure la maggior parte degli abitanti della Terra creda in un Essere Supremo, nelle società occidentali molti pensatori e creatori di opinione non credono. Anche a loro possiamo dare ragioni naturali su ciò che è bene e ciò che è male per l’uomo. Anzi, a volte sarà con queste ragioni che percepiranno la sublimità del nostro pensiero.
Data l’esistenza di una “legge naturale” e la sua complessità (seppure alcune sue norme siano estremamente semplici), ed essendo a tutti chiaro che gli uomini soffrono serie limitazioni dai tempi di Adamo, ci possiamo chiedere se esiste un’istanza ultima che possa interpretare correttamente questa legge. Numerosi gradi giurisdizionali intermedi aiutano od ostacolano la percezione della legge. La nostra ultima istanza personale è la nostra propria coscienza professionale, che determinerà le decisioni sui nostri atti medici. Perché ognuno, con l’aiuto della propria ragione, può arrivare molto lontano nella ricerca della verità. Esiste però un’istanza sicura, autentica e obiettiva, e quindi utile e buona, per l’interpretazione generale della legge, qualcosa che ci impedisce di commettere grossi errori e che cerca la felicità trascendente delle persone.
Dio è il Creatore dell’universo e dell’uomo. E, come dice qualche costituzione politica, Dio ha creato l’uomo libero. Libero di scegliere la verità e il bene. Ma anche libero di scegliere il male. L’esperienza indica che bene e male si intrecciano in infinite tonalità all’interno delle nostre strutture sanitarie. Se il male esiste, esiste anche la confusione, l’errore. L’errore colpevole o meno (dobbiamo combattere entrambi!). Anzi, è probabile che alcune persone siano particolarmente decise ad estendere la confusione. Il male, inoltre, può stabilire vere e proprie “strutture di peccato”, luoghi, strutture o leggi che non siano di utilità all’essere umano.
LA CHIESA INTERPRETA LA LEGGE NATURALE
Il nostro Creatore ha disposto che sia la Chiesa ad interpretare in modo autentico la “legge naturale”. Essa veglia inoltre su tutto ciò che Egli stesso ha Rivelato e che non si trova nella natura. Gli uomini sono di passaggio e in prova su questo mondo, lontani in un certo qual modo da Lui, ma non certo da Lui abbandonati. Nel Padrenostro diciamo “Padre nostro che sei nei Cieli”, indicando così che noi ci troviamo in un altro livello, in un non-Cielo. Le frasi “Venga il tuo Regno” e “liberaci dal male” indicano chiaramente che esiste uno stato migliore che può venire e che non è ancora venuto pienamente e che il Creatore è onnipotente. Nel nostro non essere soli possiamo anche avvalerci del servizio che ci offre il Magistero della Chiesa. La Chiesa parla con linguaggio umano (e in diverse lingue) su tutto ciò che riguarda l’uomo.
Un’altra verità che la nostra esperienza, personale e storica, percepisce è la realtà del progresso della Medicina. E ciò a prescindere dal fatto che ci siano stati sviluppi, retrocessioni e asimmetrie nei diversi paesi e nelle diverse culture. Gli uomini hanno ancora molto da scoprire nella natura e sono in grado di inventare e costruire un’infinità di cose; e tutto questo rende il vivere un’inesauribile e appassionante esperienza.
Il progresso dovrebbe avanzare parallelamente su tutte e due le gambe: la scienza e l’etica. Negli ultimi anni, hanno avuto fortuna il nome e il contenuto di una cosiddetta nuova disciplina: la bioetica. Personalmente, credo che come medici disponessimo già da molti anni di discipline equivalenti. Ho letto di recente dei libri sulla morale medica e sulla deontologia professionale dell’inizio del secolo scorso, che sono a tutti gli effetti dei trattati di bioetica…
IL MAGISTERO ACCOMPAGNA IL PROGRESSO DELLA MEDICINA
Il progresso della Medicina deve essere accompagnato anche da un’attuazione del Magistero della Chiesa. Le nuove tecniche, le nuove scoperte interpellano i medici, che trovano appoggio nel Magistero. Appoggio significa sicurezza. La sicurezza morale è necessaria nell’esercizio della nostra professione. Il Magistero illumina la coscienza professionale perché questa possa esercitare nel bene, adattandosi ai tempi e ai momenti delle nuove scoperte. Il Magistero interviene dopo aver valutato i dati ottenuti dalle scienze sperimentali. Non ci risparmia lo sforzo di studiare il mondo con le nostre forze. Ci spinge invece a farlo, di fatto e di diritto.
Il buon senso ecclesiale ci dice che, sebbene tutti noi battezzati siamo la Chiesa e tutti apportiamo il nostro piccolo contributo al suo interno, coloro che esercitano il Magistero della Chiesa sono il Papa e i vescovi in comunione con lui. Non può essere altrimenti. L’Onnipotente si è fatto uomo e ha lasciato sulla Terra i suoi rappresentanti, interviene quando vuole e come vuole, ma si adatta alla logica da Lui stesso tracciata. Non è ragionevole che chiunque possa produrre Magistero o possa pretendere di interpretare in modo autentico la “legge naturale”.
Così, quindi, quando appare un documento papale o episcopale su un tema di interesse proprio della professione, il medico cattolico dovrebbe rivolgere uno sguardo critico alla legione di teologi moralisti che lo interpretano e reinterpretano sui vari mass media. Come se il Papa non scrivesse in modo chiaro! Come se i medici cattolici non lo potessero capire da soli! Non si può offendere l’intelligenza dei professionisti né della popolazione in generale. So bene che alcuni teologi hanno a loro sostegno numerose pubblicazioni, sono da anni professori in prestigiose università o hanno con noi legami di amicizia. L’emotività può far cedere teste ben salde, ma può anche far capire in altro modo ciò che non viene compreso per la via della ragione.
La maggior parte dei mortali capisce il detto che recita “ubi maior minor cessat”. Ciò dovrebbe bastare per far tacere chi si attribuisce sfacciatamente funzioni che non gli appartengono.
È fondamentale tener sempre presente che nella Chiesa la dottrina pubblica prevale sulle dottrine private, come nel caso delle apparizioni o rivelazioni personali. La dottrina pubblica della Chiesa sui temi che ci riguardano, quindi, è sempre predominante e veritiera. Gli insegnamenti privati dei vari teologi devono sempre essere messi in quarantena se contraddicono il Magistero. O anche se solo sembrano contraddirlo. Uno dei principi della comunicazione nella Chiesa è quello della chiarezza o non-contraddizione. Nella Chiesa non ci sono segreti. Le grandi verità sono pubbliche e chiare (sono nel Catechismo della Chiesa Cattolica). Quando si proclama un mistero, la sua qualità come tale è sempre chiara e ben definita.
La vita degli uomini sulla terra tende al destino eterno. Non si può misurare l’uomo solo su due dimensioni. La terza dimensione, quella che si protende verso l’alto, è la dimensione che dà spessore alle nostre vite.
Un caso esemplare
Parliamo della dichiarazione di un gruppo di esperti sulla possibile liceità del trasferimento di nucleo alterato in un ovulo per ottenere cellule madri. Si tratterebbe di alterare il materiale genetico di una cellula in modo che il prodotto della sua combinazione con l’ovulo e la sua attivazione non darebbero luogo a un essere umano. Qualcosa di simile alla mola idatiforme, proveniente anch’essa da ovulo e spermatozoo alterati, in questo caso per natura.
L’esemplarità del caso è data dall’intelligenza del porsi il problema della sua possibilità, dalla prudenza con cui le opinioni vengono espresse, dalla sincerità dei firmatari nell’ammettere che ognuno di essi è esperto solo di una piccola parte del tema e che nessuno parla a nome della propria Chiesa o dell’istituzione per cui lavora; e anche dalla proposta di avviare le ricerche su animali.
NELLA PRESA DI DECISIONI BISOGNA METTERE A FUOCO IL PROBLEMA
I medici cattolici si trovano spesso di fronte a dilemmi morali in cui devono prendere una decisione. È quindi importante saper distinguere tra il bene e il male, cosa impossibile da fare senza il sostegno della Chiesa (dobbiamo dire le cose come stanno).
Nella presa di decisioni sarà bene tener presente il vecchio principio del “primum non nocere” e l’evangelico principio di non imporre “alcun altro peso all’infuori di quello necessario”. E anche il principio di lavorare in sovrabbondanza di bene. Tutto questo ci consente di fare grandi passi avanti, affrontando i problemi con senso di umanità.
Sebbene non siamo in genere responsabili del male commesso da altri né di trovarci a lavorare all’interno di strutture macchiate dal peccato, non dobbiamo mai perdere la forza degli ideali della gioventù, la freschezza di voler cambiare le cose per quanto radicate esse possano sembrare o la convinzione di non essere mai soli.
Prima di prendere le sue decisioni il medico fa una composizione di luogo di fronte al problema concreto. È bene inquadrare le cose in senso ampio (il “frame”) e con sana antropologia. Ricordo una volta in cui fui invitato da un mezzo di comunicazione di massa a un dibattito sull’inseminazione artificiale per le donne lesbiche. Presumibilmente, doveva esserci un equilibrio tra le diverse opinioni. Ma gli invitati erano un attivista gay, una lesbica, un bisessuale, un libertino e un eterosessuale. Il presentatore e i servizi di appoggio, inoltre, erano lontani anni luce dal pensiero del minoritario eterosessuale. Alla mia richiesta di spiegazioni rivolta alla direzione del programma riguardo a una manipolazione così grossolana, dovetti sentirmi dire che era stato tutto pensato nel massimo rispetto della parità di opinioni…
In questo caso, la messa a fuoco del tema non consiste nello stabilire se quel tipo di coppie abbiano o meno diritto all’inseminazione, o se esistano coppie eterosessuali che maltrattano i propri figli. Una più ampia prospettiva può aiutare il professionista in fertilità a esercitare l’obiezione di coscienza. Perché la situazione ideale, quella in cui milioni di coppie di coniugi e di bambini sono sempre stati felici, è quella in cui i bambini nascono naturalmente nel seno di una famiglia, costituita da un uomo e da una donna. Di questo bisogna parlare, perché questa è la realtà.
SI PUÒ FARE IL MALE PER CONSEGUIRE IL BENE?
Anche se in genere i problemi nelle decisioni mediche non si presentano come una forma di male che produce un bene, è questa spesso la chiave della questione. E il principio di non commettere mai il male per ottenere il bene (il fine non giustifica i mezzi) è basilare.
Le decisioni mediche sono atti morali. Spesso la routine della vita fa sì che non le vediamo come tali. Forse un giorno ci siamo posti la questione della moralità di una procedura o di un protocollo, abbiamo deciso che era giusto e lo abbiamo applicato indistintamente a diversi pazienti. Gli automatismi fanno parte della natura e ci aiutano a vivere senza dispendio di grandi quantità di energia mentale. Eppure a volte – e non solo in casi straordinari – bisogna studiare attentamente l’atto morale.
È utile ricorrere alla tradizionale dissezione dell’atto morale in oggetto, fini e circostanze. Un atto buono richiede la simultanea bontà di questi tre elementi costitutivi della moralità degli atti umani. A volte dobbiamo aguzzare l’ingegno per considerare le cose nel loro giusto valore e per individuare chiaramente l’oggetto che stiamo valutando; in definitiva, di cosa stiamo veramente parlando.
Per esempio, ci si può ubriacare (atto biasimevole) per togliersi dei denti cariati (fini lodevoli) in particolari circostanze caratterizzate da assenza di medicine (circostanza favorevole all’atto)? Non significa che il fine giustifica i mezzi o che si può compiere un’azione cattiva (ubriacarsi) per raggiungere un buon fine (la salute)? La risposta a questo apparente dilemma, che può essere applicata a molti altri casi, ma non a tutti, è che abbiamo catalogato l’atto come “ubriacarsi” ma in fondo si tratta di un atto “anestetico”. L’alcool è un anestetico, seppure di seconda categoria. La nostra ragione pratica, con un po’ di formazione e di allenamento, ci aiuterà a catalogare debitamente l’atto morale.
Ci sono scelte che per loro stessa natura sono sempre errate. Nel caso dell’aborto, per esempio, non si può affermare che sacrificare il figlio per favorire presuntamente la madre sia un atto buono. Qualunque sia il punto di vista da cui si guarda.
IL DOPPIO EFFETTO
La teoria del doppio effetto è mal vista in Europa a causa del discredito che hanno acquisito i cosiddetti “danni collaterali” nelle recenti guerre. Uno bombarda un nemico e, senza volerlo, la sua azione arreca danno a civili innocenti. Terribile.
Eppure, la Medicina si tiene in piedi perché accettiamo questa teoria. La chemioterapia mira a eliminare le cellule cancerogene anche a costo di danneggiare cellule sane. Estirpiamo un utero malato anche se la donna perderà per sempre la fertilità. Vacciniamo migliaia di bambini sebbene qualcuno di essi morirà per gli effetti secondari.
È chiaro che dobbiamo fare tutto il possibile per minimizzare gli effetti secondari, come pure bisogna fare tutto il possibile per evitare una guerra. Nel doppio effetto non si tratta di compiere il male per conseguire il bene. Il male non si desidera. Appare come un convitato di pietra appiccicoso e persistente.
Nel caso del cosiddetto aborto terapeutico o di quello eugenetico, perché fosse chiaro a tutti che non è valida la teoria del doppio effetto e che il primo obiettivo dell’azione è l’embrione, lo stesso Giovanni Paolo II ha affermato che non si può mai legittimare la morte di un innocente.
Nel caso dell’aborto indiretto, pur essendo lecito trattare una madre aspettandoci come effetto secondario la morte dell’embrione o del feto, alcune persone hanno dato una soluzione a determinati problemi morali agendo in sovrabbondanza di bene. È il caso della dottoressa Gianna Beretta, che rifiutò di sottomettersi a un trattamento per non arrecare danno al feto. Lei è morta e suo figlio vive.
IL MALE MINORE
È diventato di moda parlare del male minore, come se fosse qualcosa da augurarsi. E invece no. Non è mai lecito compiere una cattiva azione, per quanto piccola essa sia o venga considerata. È sempre male compiere il male. La teoria del male minore non si riferisce a fare, ma a tollerare. Il male minore lo decide una terza persona, o terze persone, senza che noi vi interveniamo. Dobbiamo tollerare certi mali perché non siamo come tanti Don Chisciotte pronti a scagliarsi contro tutto, oltre al fatto che l’uomo è libero anche di usare male questa libertà. Il nostro dovere è quello di non fare mai il male. Di fare sempre il maggior bene possibile. E non dobbiamo comunque mai abituarci a tollerare il male inflitto a persone innocenti. Questo non è mai un male minore!
LA COLLABORAZIONE CON IL MALE
Visto come va il mondo, siamo costretti a porci spesso il problema di evitare o meno di collaborare con persone o strutture che attentano alla dignità dell’uomo. Anche se pensiamo che queste persone troveranno comunque altri disposti a collaborare con il male, non rendiamoci mai disponibili. Non dobbiamo mai permettere che ci venga imputata un’azione del genere; e, se possibile, dovremmo cercare di ricondurre la situazione sulla retta via.
A volte avremo dei dubbi, soprattutto se la collaborazione è remota. La collaborazione remota, anche se effettiva, non è imputabile a noi, se noi non la desideriamo. È bene evitare lo scandalo e non farci coinvolgere. Ma non ci possiamo isolare in una campana di vetro e rinunciare ad essere un buono stimolo nel mondo che ci circonda.
LIBERTÀ E SICUREZZA MORALE
Il medico cattolico esercita la propria professione con grande libertà. Siamo dotati di intelligenza e dobbiamo farla rendere al massimo. Del resto, possiamo raggiungere la sicurezza di agire in modo corretto (sicurezza morale) con una minima formazione etica, attenendoci al Magistero e consultando in alcuni casi i colleghi senior o alcuni sacerdoti di buona dottrina. Migliaia di medici in tutto il mondo esercitano ogni giorno la propria professione con la tranquillità di agire bene.
Come medici cattolici, abbiamo grandi modelli a cui fare riferimento. Questi personaggi non hanno fatto altro che identificarsi perfettamente con colui che è il principio dell’etica: Christus medicus. San Luca, San Cosma, San Damiano, San Peppino Moscati, Santa Gianna Beretta, San Riccardo Pampuri, il beato Pere Tarrés, il beato László Batthyány-Strattmann e molti altri che ci hanno preceduto e che sono diventati i giganti della Medicina. Curiosamente, spesso i pazienti li venerino più di quanto non facciamo noi medici…
ALCUNE RIFLESSIONI SU TEMI CONCRETI
I preservativi
L’affaire dei preservativi per evitare il contagio dell’Aids o le gravidanze non desiderate è un altro problema spinoso per i medici cattolici attivisti. Non dobbiamo però lasciarci trascinare su territori che non sono i nostri. La sessualità è uno dei doni del matrimonio, dentro il quale si esprime al massimo. I cattolici vivono intensamente la sessualità all’interno del matrimonio. La sessualità fuori del matrimonio, quella tra uomini o quella poligamica non fanno parte della nostra antropologia. Non si può accusare la Chiesa di diffondere l’Aids (si dimenticano quasi sempre le altre 29 malattie a trasmissione sessuale) quando predica l’astinenza, la fedeltà e l’attesa. Queste sono condotte utili per evitare malattie o gravidanze nelle adolescenti. Ma lo scopo principale della castità non è quello di combattere le epidemie, quanto quello di promuovere la virtù e di procurare la felicità.
È ovvio che i medici cattolici, che esercitano in un mondo in cui c’è di tutto e in cui spesso le stesse strutture sanitarie sono pervertite, si troveranno davanti anche persone che vorranno continuare a praticare la poligamia sequenziale o l’omosessualità. Non sarà ingenuo, nel contesto di un buon rapporto medico-paziente, presentare loro le nostre proposte. Se la persona insiste, in modo implicito o esplicito, a mantenere le proprie abitudini, il medico le parlerà della “barriera” più o meno imperfetta che è il preservativo, senza presentarlo, e tanto meno raccomandarlo, come un bene. E infine, se la persona in questione è infettata, la tratterà con affetto e professionalità.
È importante essere coscienti del fatto che non è una missione della Chiesa quella di trovare i rimedi perché l’uomo possa perseverare in condotte scorrette. Non dobbiamo assolutamente permettere che i mass media ci utilizzino per promuovere comportamenti indegni.
Ci sono conoscenze scientifiche che non è possibile avere dalla lettura della sezione scientifica dei giornali. Sapere che esistono gli ermafroditi, che la sindrome post-aborto è frequente e dolorosa o che gli omosessuali possono cambiare si impara leggendo pubblicazioni specializzate oppure per bocca di maestri con una lunga esperienza alle spalle.
È bene tenere sempre a mente la sana antropologia e pensare che i mass media comprendono meglio le cose semplici, per cui sono costretti a usare titoli impattanti e raramente possono affrontare un dibattito morale.
L’eutanasia: non è lo stesso morire che essere ammazzati
Non dobbiamo privare di assistenza un malato terminale, non possiamo accanirci con lui e non lo possiamo ammazzare. L’unica cosa degna che possiamo fare è procurargli delle cure palliative di qualità, tenendo sempre conto delle sue dimensioni bio-psico-sociale, spirituale e familiare. È questo il cammino da seguire.
L’eutanasia uccide la libertà: è una decisione presuntamente libera che farà sì che la persona in questione non possa mai più prendere liberamente delle decisioni. Neanche l’umanissima decisione di rettificare. L’eutanasia, la sua accettazione o la sua depenalizzazione si situano nel lato buio della professione, chiunque sia il loro difensore.
Sono frequentissimi i casi di consultazione sulla proporzionalità o meno dei trattamenti sui malati terminali. La Medicina non può rifiutare mai l’idratazione, la nutrizione, l’igiene, l’ossigenazione, le medicine basilari. Recentemente, un anziano presentava un’insufficienza cardiaca e il comitato di etica del suo ospedale raccomandò solo un trattamento con morfinici, in attesa che morisse. Ma il medico che lo seguiva risolse il caso con un diuretico, ossigeno e digossina. Il vero saggio si rivelò il medico generico.
Gli anticoncezionali orali
Gli esseri umani sono stati creati apposta incompleti da Dio. L’uomo ha bisogno della donna per realizzarsi e la donna ha bisogno dell’uomo per essere felice. Anzi, l’uomo e la donna hanno bisogno anche dei figli per trovare la loro completezza nella famiglia. I coniugi avranno tutti i figli che possono mantenere ed educare. Il numero di figli dipende da molti fattori e dovrebbe essere sempre generoso. Le famiglie numerose sono una gioia per la società e per la Chiesa. A mio parere, prescindere dell’altro sesso sarebbe antinaturale nell’essere umano maturo, purché non si trasformi in un bene sovrannaturale, come nel caso del celibato per il Regno. Naturalmente, esistono cause di forza maggiore o imponderabili per le quali una persona, in alcuni casi, non può completarsi con un’altra.
L’atto sessuale implica una pulsione tale che non lascia indifferente nessuno e che ha sempre delle conseguenze. Unisce come nient’altro l’uomo e la donna. La sua realizzazione deve avvenire in un contesto di maturità, impegno ed esclusività: il matrimonio. L’uomo e la donna si danno tutto l’uno all’altra, compresa la capacità di generare nuove vite umane. E questo è un bene.
Ci sono dei momenti in cui, obiettivamente, per motivi medici, sociali, familiari, la responsabilità dei genitori li porta a evitare una nuova nascita. Questa possibilità è già prevista nella “legge naturale”. La donna è fertile solo pochi giorni al mese. I metodi naturali di regolazione della fertilità (Billings, sintotermici, ecc.) consentono di utilizzare questi periodi infecondi perché gli sposi possano continuare a trovarsi in comunione con i rapporti sessuali e perché con questi superino la malsana attrazione di altre carni.
Il Papa Paolo VI, nell’enciclica Humanae vitae, ammonisce i medici e il personale sanitario di considerare quale proprio dovere professionale la ricerca di tutta la scienza necessaria in questo campo per poter dare agli sposi che ci consultano i saggi consigli e le sane direttrici che da noi si aspettano.
Gli anticoncezionali violano diversi diritti umani: il diritto alla vita (nei casi della pillola abortiva o del giorno dopo), il diritto alla salute (hanno effetti secondari, diversamente dai metodi naturali), il diritto all’educazione (la gente ha il diritto di conoscere la propria fertilità) e il diritto alla parità tra i sessi (il peso dell’anticoncezionale in genere ricade sempre sulla donna).
Nel luglio del 2005, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Lione, Francia), dell’Organizzazione Mondiale della Salute, ha informato sulla cancerogenicità degli anticoncezionali a base di estrogeni e progestageni combinati, fondata sulle conclusioni di un gruppo di lavoro internazionale “ad hoc”. Questi prodotti sono stati classificati come cancerogeni del Gruppo 1.
Purtroppo, cari colleghi, non siamo attualmente in grado di offrire i metodi naturali a tutti coloro che ne hanno bisogno. I bassi indici di fecondità in paesi a maggioranza cattolica (Spagna, Italia), insieme alla scarsa conoscenza di tali metodi, ci dicono che molte coppie di sposi usano metodi artificiali. Se consideriamo che si tratta di paesi relativamente ricchi, non possiamo neanche dire che siano particolarmente generosi con il numero di figli. E qui ci si presenta dinanzi una grande sfida. Non dobbiamo mai spegnere la torcia accesa a favore dei metodi naturali.
Purtroppo, la contraccezione non è l’unica sfida per la Medicina e per la società. Non siamo neanche capaci (né noi né tutte le nazioni in generale) di fornire i mezzi per combattere la denutrizione, la malaria o la trasmissione verticale dell’Aids. Abbiamo le conoscenze e alcuni mezzi, ma non possiamo metterle alla portata di tutti coloro che ne hanno bisogno. Non manca quindi lavoro da fare.
Senza intenzione di giudicare le coppie di sposi che usano gli anticoncezionali artificiali – il nostro mestiere non è quello di giudicare – non dobbiamo mai dimenticare il nostro dovere professionale di offrire mezzi naturali e di dissuadere dall’uso di quelli artificiali. È segno di progresso comprendere a fondo la natura e aiutarla al massimo. Il mondo è incompiuto. Abbiamo lavoro da fare. E quando lo facciamo, il progresso si nota.
L’aborto provocato
C’è qualcosa di peggio che strappare un figlio dal ventre della madre? Si può spiegare a un bambino di cinque anni l’aborto procurato? La donna che perde un figlio in un aborto spontaneo, non piange come se avesse perduto un figlio? Facciamo tutto il possibile, come medici, per trasformare la sofferenza di genitori con problemi nella gravidanza in gioia e allegria? Il medico cattolico esercita l’opzione preferenziale a favore delle madri. Non esclusiva né escludente, ma preferenziale.
L’evoluzionismo
Sappiamo pochissimo sull’origine fisica della specie umana. Senza cadere nello scientismo, dovranno passare decenni prima che la scienza ci illumini su questo aspetto. Non si sa né come né quando si passi da una specie all’altra, seppure succede. Gran parte di quanto è stato scritto sull’argomento è provvisorio e incompleto.
L’amniocentesi
Come sapete, salvo in casi eccezionalissimi, l’amniocentesi si fa per provocare l’aborto in caso di sospetto di una malformazione del feto. Quindi, poiché questa pratica non si fa per il bene del feto e della madre, non si può considerare un atto medico corretto.
La riproduzione artificiale
Il medico può e deve aiutare i coniugi infertili, ma si non può sostituire a loro. Questo è un principio utilissimo per comprendere che, nonostante la grande popolarità delle tecniche di “riproduzione assistita”, non possiamo cedere alle tentazioni facili e lucrative. Tutti gli sforzi devono essere applicati a migliorare gli studi di fertilità delle coppie e a trattare il trattabile, che è già molto. Data la fissazione che hanno molte cliniche sulla fecondazione in vitro, sarà bene spiegare ai coniugi che sostituirsi ad essi non rientra nelle funzioni del medico, che l’amniocentesi si fa quasi sempre per abortire i figli difettosi, che gli embrioni in sovrannumero vengono spesso eliminati e che si congelano i figli.
I ginecologi cattolici sono gli eroi della Medicina odierna. La loro cura e la loro promozione sono priorità alfa per le associazioni di medici cattolici e per la FIAMC. Anche i medici generici e gli altri specialisti possono dare saggi consigli su questioni di fertilità.
Il rispetto dell’embrione. Le cellule madri
Sinceramente, credo che la posizione più coerente con la conoscenza che abbiamo sull’embrione sia il suo scrupoloso rispetto sin dal concepimento. Oltre a essere la posizione che evita il maggior numero di problemi. La nostra coerenza si illumina quando difensori di balene e foche, oppositori della pena di morte, attivista dei diritti umani e filantropi di vario genere accettano la distruzione dell’embrione senza batter ciglio (sempre con fini terapeutici, è ovvio).
Il concepimento dura un momento, ma il processo è già avviato e il rispetto per l’integrità dell’embrione comincia da molto prima: comincia con il rispetto per l’unione tra l’uomo e la donna, evitando i concepimenti in vitro. L’umanità non deve introdurre caos nel bio.
Parafrasando l’inizio del vangelo di San Giovanni, possiamo dire che in principio esiste il messaggio genetico, e il messaggio genetico è in vita e il messaggio genetico è la vita. Quando esiste un messaggio genetico umano completo, esprimibile e che si esprime in modo continuo, coordinato e graduale, inarrestabile se non per fattori esterni avversi, lì esiste un essere umano unico e irripetibile, da rispettare. Viene a noi e i suoi (noi) devono riconoscerlo e accoglierlo.
Si capisce quindi che seppure una cellula qualsiasi, per esempio una cellula della nostra pelle, contiene il messaggio genetico umano completo, non è di per sé un essere umano. L’espressione di questo messaggio, che è parziale, stabilisce che non si tratta di un essere umano. Ma l’ovulo fecondato agisce già come essere umano! In principio, siamo messaggio unico e irripetibile circondato da membrane, RNA, riserve di energia e altri servizi. Finora, nessun ricercatore ha “creato” vita. Gli uomini sono solo capaci di trasmetterla, in modo corretto o meno.
Le cellule madri dell’embrione esistono per dar vita all’embrione. E le cellule adulte esistono per rigenerare i tessuti. Semplice.
In senso stretto, l’essere umano non ha diritto alla vita. La vita è un regalo che riceve. Prima di esistere non eravamo niente, quindi non eravamo soggetto di diritti. Ora abbiamo il diritto che un altro essere umano non ci tolga la vita!
Cari colleghi,
la nostra professione è forse la più ammirata del mondo e quella da cui le persone si aspettano di più. Io vi raccomando di non smettere mai di studiare, di tenere sempre presente la promessa e la preghiera del medico (www.fiamc.org), di non cadere nella tentazione di venerare il dio Denaro e di prendere in considerazione la possibilità di portare nuovi colleghi nelle associazioni di medici cattolici già esistenti.
Cordiali saluti,
José María Simón
1-XII-2006
P.S. Ringrazio Mons. Maurizio Calipari, assistente ecclesiastico della FIAMC, per i consigli che mi ha offerto per dare a questa lettera la sua versione definitiva. Pur trovandosi le Organizzazioni Internazionali Cattoliche come quella che presiedo sotto la supervisione della Gerarchia, il Codice di diritto canonico dà loro ampia autonomia. La FIAMC è di diritto pubblico nella Chiesa universale, e quindi “parla e opera a nome della Chiesa”. È un chiaro segno di fiducia ecclesiale nei laici.