Il folle volo delle sirene biotech
Un arcigno difensore della legge 40 scopre che fra chi investe in biotecnologie c’e’ la genextra di Veronesi, Montezemolo, Della Valle… che abbia qualche nesso coi “si'” ai referendum?
di Francesco Agnoli
Ora che il referendum è passato leggo su Affari e Finanza del Corriere della Sera del 27 giugno 2005 che «la sirena delle biotecnologie torna a incantare il mercato»: «l’offerta miliardaria su Vicuron ha riacceso l’interesse e le aspettative di forti guadagni su questi titoli, ma occorre tener presente che solo una scommessa su mille si trasforma in business». Scorrendo l’articolo si viene a sapere che tra le prime start up-biotech vi è la Genextra di Umberto Veronesi, Marco Tronchetti Provera, Luca Cordero di Montezemolo, Diego Della Valle è un riflesso spontaneo notare che si sta parlando non di grandi filantropi, ma di affari e finanza, di biotecnologie, e degli sponsor più agguerriti alla ricerca sulle staminali embrionali: Veronesi, appunto, e quegli altri personaggi del Corriere della Sera! L’articolo in questione, dopo aver fornito un po’ di cifre in dollari, tutte piuttosto alte, conclude come i maligni reazionari potrebbero prevedere: con un attacco alla legge 40, e alle limitazioni da essa poste allo sterminio degli embrioni (l’articolista, pudico, parla di «paletti alla ricerca»).
Il pensiero trasloca automaticamente dal suddetto inserto del Corriere, alla recente campagna referendaria, molto fumosa e “idealista“, di quello stesso giornale: agli articoli di Giovanni Sartori, sull’embrione che non è persona, ma neanche «vita umana», paragonabile al girino, all’uovo di storione o a quello di gallina (Corriere della Sera, 28/272005); a quelli assai ripetitivi di Emanuele Severino, che ingarbuglia Aristotele, San Tommaso, l’atto e la potenza, per stordire il lettore, e arrivare infine a negare l’evidenza immediata dell’embrione; a quelli di Veronesi, che chiama gli embrioni «ovuli fecondati», e li paragona, questi sì “embrioni“, agli «embrioni degli scimpanzè» (15/5/2005). Articoli che servivano ad arare il terreno, a prepararlo, togliendo le erbacce: eliminando cioè con i sofismi quell’aura di sacralità che ognuno, laico o cattolico che sia, è portato a conferire all’origine della vita, ad un patrimonio cromosomico completo, unico ed irripetibile. Di seguito, occorreva un secondo procedimento: quello di seminare, illudendo i malati, instillando in loro delle speranze irrazionali. Operazione questa portata avanti come uno sporco gioco da tanti, troppi politici, e da altrettanti quotidiani, con lo scopo di far credere che la salute degli adulti passa dalla morte dei più piccoli. Ecco allora gli articoli del Corriere, dotati spesso di un titolo ingannatore, non corrispondente al contenuto del pezzo: “Nelle staminali del cervello il segreto dell’immortalità” (16/9/2004); “Usa, da cellule staminali di embrioni umani la via per curare le paralisi” (31/1/2005; dove invece nell’articolo si parla di «ancora molta strada da fare» e di rischio tumori); “Per curare malati gravi con gli embrioni congelati” (1/6/2005, dove non si dice che in realtà di embrioni congelati e uccisi, senza alcun successo, ce ne sono centinaia di migliaia in tutto il mondo).
TOTALITARISMO FILANTROPICO
Menzogne su menzogne, che però ci sono servite: ci hanno dato mesi di discussione in cui molti cattolici si sono svegliati dal torpore, e in cui si è dialogato con molti non credenti; in cui sono comparse sulla scena persone come Loris Brunetta, Mario Palmaro, Giorgio Carbone e Angelo Vescovi. Senza paura di essere smentiti, con solidi argomenti storici, scientifici, razionali, ci hanno spiegato che la vita è sacra, e che va apprezzata e riconosciuta in ogni sua forma, impedendo che il totalitarismo eugenetico possa affermarsi, travestito da filantropia. Ci hanno illustrato i disastri e gli strascichi dolorosi della fecondazione artificiale e spiegato la complessità e la bellezza dell’embrione e delle cellule staminali; ci hanno ridetto che l’immortalità promessaci, dietro offerta di un semplice voto, composto di 4 beotissimi “sì“, è una menzogna antica, oltre a non essere ciò che l’uomo profondamente desidera. E il popolo italiano gli ha creduto. Ha creduto alla fatica dei ragionamenti, al mettersi in gioco senza calcoli, allo sforzo difficile e ingrato di dover disilludere e di riportare alla realtà: contro gli slogan, i miracoli scientisti, il nichilismo. Senza lasciarsi affascinare dalle “sirene delle biotecnologie“, bastarde, si vede, come quelli dei tempi di Ulisse: anche allora, con grandi e fasulle promesse, si divertivano ad accumulare cadaveri ai loro piedi!
Tempi num.30 del 19/07/2005