Da Mao a Bruxelles. Una “cernia” che segue la rotta Mrpp. La routine degli uffici bruxellesi dell’Unione europea si nutre di un’infinità di sigle: Pesc per indicare la Politica estera e di sicurezza comune, Bei per Banca europea degli investimenti, Pac per Politica agricola comune e via elencando. Ma le curiosità dei funzionari, da oggi, si appunteranno anche su questa sigla, Mrpp. Sta per “Movimento reorganizativo do Partido do proletariato”, e si tratta di quella che è stata la culla politica del prossimo presidente della Commissione europea. di Maurizio Caprara
Il quarantottenne Durão Barroso, portoghese, è il nuovo Presidente della Commissione europea. Primo-Ministro del Governo di centro-destra, non ha mai rinnegato il suo passato di rivoluzionario di estrema sinistra. “Chi ha 18 anni e non è un estremista di sinistra è senza cuore. Chi continua a esserlo a 40 anni è senza cervello”, egli sostiene. Entra in politica appena diciottenne nei giorni della “Rivoluzione dei Garofani” del 1974, quando, giovane studente di Giurisprudenza all’Università di Lisbona, inizia a militare nel Movimento riorganizzato del Partito del proletariato (Mrpp), gruppo maoista dell’estrema sinistra portoghese che criticava il “revisionismo” del Partito comunista portoghese, il Pcp…
Oggi in Portogallo è contestato grandemente dall’opposizione di sinistra e non solo, ma all’estero è elogiato e appoggiato da Prodi, Zapatero, Chirac, Schröder, Blair e Berlusconi. «Amici» e «nemici» tutti tifano per lui… È il «laboratorio laicista-massonico» che offre la sua ultima novità o si tratta, più semplicemente, della conseguenza dell’Euro2004?…
Maoista, fedele a un marxismo-leninismo ortodosso, settario, il Mrpp fu il gruppo clandestino al quale José Manuel Durão Barroso aderì poco prima dei 18 anni.
La Rivoluzione dei Garofani, che nel 1974 chiuse a Lisbona l’era della dittatura fascista, non era ancora scattata. “M-r-pum-pum” (Mrpp) era la traduzione della sigla che veniva data nella sinistra rivoluzionaria. E anche se oggi è un dirigente della destra europea, il portoghese destinato a prendere il posto di Romano Prodi non se ne pente.
“Chi ha 18 anni e non è un estremista di sinistra è senza cuore. Chi continua a esserlo a 40 anni è senza cervello”, sostiene Barroso, nato a Lisbona 48 anni fa e padre di tre figli. Apprezzato da George W. Bush, già assistente universitario di legge con studi post-laurea a Firenze, l’uomo sul quale l’Ue si è messa d’accordo è, allo stesso tempo, un liberista antistatalista e un fautore dell’allentamento dei vincoli del Patto di stabilità sui bilanci degli Stati dell’Ue. Esiste una continuità tra il José Manuel maoista di allora e quello maturo. Il primo individuava nella sinistra storica un avversario. Il secondo deve il suo successo politico all’aver battuto i socialisti nel 2002, quando gli elettori premiarono il suo Partito socialdemocratico (Psd), che, a dispetto del nome, è di destra.
Anche il principale merito diplomatico del successore di Prodi è frutto della sua gioventù. Nel 1990, Barroso riuscì a far firmare un accordo per la pace tra il governo di Angola, in mano al Mpla, e l’Unita, rivali da decenni. Il risultato lo aiutò a diventare ministro degli Esteri, dal 1992 al 1995. Capire le teste degli anticolonialisti angolani era stato più facile per un ex maoista.
Ma sono altre le caratteristiche che portano alla Commissione il primo ministro portoghese uscente, bastonato dalle europee di giugno. “Cernia” è uno dei soprannomi di Barroso. Alcuni vignettisti lo disegnavano con le sembianze di pesce. La moglie, Margarida Sousa Uva, disse che se suo marito era un pesce poteva essere una cernia. Uno sfottò? No, lei obiettò che secondo il poeta Alexandre O’ Neill era un pesce abile nel seguire la sua rotta con intelligenza.
Le cernie, per lo più, stanno in tana. Sull’ultimo trattato costituzionale, Barroso ha mantenuto un profilo basso senza schierarsi con i grandi dell’Ue o Spagna e Polonia. Tony Blair gli è grato per gli appoggi logistici alla guerra in Iraq. Ma la “Cernia” è riuscita a farlo dimenticare a Jacques Chirac, il quale ieri alla fine del vertice della Nato a Istanbul diceva: “Barroso? Intelligente. E parla molto bene il francese”.
Il Corriere della Sera 30 giugno 2004