Per la «GIUNTA VENDOLA»:
famiglia fondata sul matrimonio UGUALE coppie di fatto (sia etero sia omosessuali)
La giunta pugliese di centrosinistra ha definito un disegno di legge in materia di servizi sociali che estende alle coppie di fatto sia etero sia omosessuali tutele e diritti sociali prima riservati a quelle legate dal matrimonio civile…
Dopo una lunga gestazione, la giunta pugliese di centrosinistra ha definito il disegno di legge in materia di servizi sociali. Un atto di grande rilevanza giuridica, perché per la prima volta estende alle coppie di fatto sia etero sia omosessuali tutele e diritti sociali prima riservati a quelle legate dal matrimonio civile. E di forte impatto politico, nel pieno delle polemiche sui Pacs e a meno di tre mesi dalle elezioni politiche.
Il documento è stato elaborato, discusso e ritoccato per mesi dribblando non pochi ostacoli all’interno dell’Unione. A dicembre, sembrava pronto ma poi è stato accantonato ancora una volta. Ora torna all’ordine del giorno.
L’approvazione della giunta guidata da Nichi Vendola è prevista per martedì prossimo, ma Il Giornale è in grado di anticipare le novità del disegno di legge, un testo di 30 pagine e 68 articoli.
La relazione che lo presenta è un esplicito documento politico: «Si afferma il superamento della distinzione tra famiglie di diritto, fondate sul vincolo del matrimonio, e famiglie di fatto, cioè coppie non legate da vincolo matrimoniale e altre unioni parentali». Il riconoscimento delle coppie di fatto è necessario perché esse «al pari delle famiglie di diritto affrontano e assumono il carico della cura di situazioni di fragilità e, anzi, molto spesso devono affrontare fattori di rischio e di fragilità ancora più forti».
Quindi, «senza svilire il ruolo della famiglia di diritto» e muovendosi nei confini della Costituzione e del codice civile, la giunta Vendola fa il massimo che una Regione può fare sulla materia. Afferma che la distinzione tra coppie legata al matrimonio è «anacronistica» e fondata su «un presupposto ideologico».
E provvede di conseguenza.
La norma chiave è l’articolo 22: «Ai fini della presente legge si definisce quale nucleo familiare, la famiglia di diritto e l’unione di fatto. Quali insiemi di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione e da altri vincoli affettivi, aventi una convivenza abituale e continuativa e dimora abituale nello stesso Comune (. ..) che perduri da non meno di due anni».
Da qui discende l’equiparazione dei diritti tra famiglie di diritto e famiglie di fatto, nel campo di azione della legge sui servizi sociali: assistenza a domicilio, sostegno economico per acquisto o affitto di case, reddito minimo d’inserimento, assegni di cura. Il resto sarà previsto in dettaglio da Comuni e Province, per i quali questa norma sarà vincolante.
Nessun riferimento all’articolo 29 della Costituzione, che «riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». Il che apre il varco a un probabile ricorso per illegittimità della legge. Oltre che a inevitabili rimostranze politiche. Anche all’interno dell’Unione. L’anello debole è la Margherita, che finora aveva chiesto di rimandare il varo del disegno di legge e alla fine ha ottenuto una correzione dell’articolo 22. Ma i cattolici del partito restano perplessi e temono contraccolpi elettorali.
Anche perché nel frattempo la Chiesa si è schierata decisamente contro la legge. L’arcivescovo di Lecce Cosimo Francesco Ruppi ha tuonato: «Sulla famiglia non si scherza. Va rispettata, aiutata, sostenuta e non va affatto equiparata alle unioni di fatto o ad altre forme di convivenza tra persone dello stesso sesso. Non si può legittimare ciò che è contro il Vangelo e contro il senso comune della natura».
Fuoco che alimenta le polemiche. Il centrodestra annuncia «una vera battaglia di civiltà» in vista del dibattito in Consiglio regionale, denuncia l’incostituzionalità del disegno di legge e si prepara a farne ampio uso in campagna elettorale. Il Coordinamento per la difesa della famiglia si mobilita.
«Abbiamo rispettato la Costituzione», obietta l’assessore alla Solidarietà Elena Gentile, esponente dei Ds e autrice del disegno di legge. «Serve un confronto non ideologico, non confessionale. Non miniamo la famiglia tradizionale, ma cerchiamo di andare incontro a tutte le famiglie».
giuseppe.salvaggiulo@ilgiornale.it
di Giuseppe Salvaggiulo
Il Giornale n. 16 del 20-01-2006