LA PROFEZIA CHE SALVÒ ROMANO
Le Br volevano uccidere Prodi. Poi una veggente e la Madonna di Civitavecchia…
di ANTONIO SOCCI
Un tragico e inconsulto precipitare degli eventi in Italia, sommosse, scontri, sangue. Abbiamo sfiorato una sanguinosa guerra civile con l’uccisione di Romano Prodi da parte delle Brigate rosse? Sembra un romanzo di fantapolitica, ma se fosse invece una tragedia che abbiamo davvero rischiato di vivere? Un presagio, un drammatico avvertimento soprannaturale, una profezia “sotto condizione”, forse ha permesso di scongiurarla, grazie anche all’eroico sacrificio di una donna ignota a tutti. Facciamo un passo indietro. Nei giorni scorsi è divampata la polemica perché a Bologna si è messa in mostra una Madonna che “piange sperma”. Forse la volgare parodia di un evento che ha colpito milioni di italiani, la Madonnina di Civitavecchia che nel 1995 ha pianto lacrime di sangue. Dieci anni di studi scientifici e di indagini della magistratura hanno concluso che in quel pianto della statua non c’è imbroglio, né alcuna spiegazione naturale. È ragionevole dunque pensare a cause soprannaturali. Andrea Tornielli rivelò che lo stesso Giovanni Paolo II, il 9 giugno 1995, volle pregare davanti alla statuetta – proveniente da Medjugorje – facendosela portare in Vaticano: incoronò la Vergine, le mise fra le mani il rosario che ha tuttora e il 20 ottobre 2000 inviò al vescovo di Civitavecchia la testimonianza firmata di questo suo gesto che in qualche modo “impegna” la Chiesa.
LACRIME DI DOLORE
Ma che segno può essere una Madonnina che piange sangue alle porte di Roma? «Maria piange sulla sorte del mondo» spiega Vittorio Messori «come Gesù pianse al tempo della sua vita terrena sulla sorte di Gerusalemme». Quando una madre non è ascoltata dai suoi figli in pericolo, piange: lacrime umane come ha fatto a Siracusa (un miracolo riconosciuto nel 1953) e infine, di fronte alla perdurante sordità, lacrime di sangue (il sangue del Figlio) a Civitavecchia. Una santa del XIX secolo legata a Civitavecchia, Maria de Mattias, amava ripetere a ciascuno: «Tu vali il Sangue di Cristo!». Probabilmente quelle lacrime sono un messaggio legato alle sorti della Chiesa e del Papato stesso, su cui incombono minacce e pressioni drammatiche; non dimentichiamo infatti che l’attuale Pontefice – nell’omelia del suo insediamento, il 24 aprile 2005 pronunciò una frase inaudita: «Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi». Ma forse le lacrime di Civitavecchia sono, fra le altre cose, anche un avvertimento materno che riguarda il nostro Paese. Nei frammenti di Diario del vescovo – pubblicati nel volume del decennale delle lacrimazioni, a cura della Diocesi – si trova infatti un episodio strano su cui ho indagato scoprendo un retroscena clamoroso.
MESSAGGIO ALLA CHIESA
Le lacrimazioni di sangue erano iniziate il 2 febbraio 1995, alle 16.30, nel giardino della famiglia Gregori. Si sono poi ripetute, nei giorni successivi, per altre 12 volte, davanti a un totale di 40 persone, diverse in ogni episodio, che «hanno visto le lacrime formarsi e scendere». Le analisi hanno accertato che si tratta di sangue appartenente ad un unico individuo e che la statuetta di gesso pieno non ha cavità al suo interno, né marchingegni o trucchi. Tutti ricordano il forte scetticismo iniziale del vescovo, monsignor Grillo. Il quale, nelle pagine di Diario che ha pubblicato, riferisce che il giorno 13 marzo ricevette una telefonata dal famoso esorcista della diocesi di Roma, padre Gabriele Amorth (una vera autorità, che fu peraltro amico di padre Pio). Padre Amorth pregò il vescovo di aver fede, «perché egli era venuto a conoscenza fin dalla scorsa estate, da un’anima da lui diretta spiritualmente, che una Madonnina avrebbe pianto a Civitavecchia e che questo segno sarebbe stato di non buon auspicio per l’Italia, ragion per cui sarebbe stato opportuno far penitenza e pregare molto». Il vescovo annota di non avergli creduto e di averne parlato poi con la sorella, Grazia, con accenti ironici. La sorella però restò turbata e l’indomani, il 15 marzo 1995, alle 8.15 del mattino, dopo la Messa, ricordando le parole di padre Amorth, manifestò il desiderio di pregare davanti alla statuetta che era custodita da giorni in un armadio del vescovado. Monsignor Grillo acconsentì e insieme ad altri iniziarono a recitare il “Salve Regina”: al versetto «rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi» la statuetta iniziò a piangere ancora sangue, per la quattordicesima volta, ma ora fra le mani del vescovo scettico. Per il prelato fu un duro choc, tanto che dovette essere soccorso urgentemente dal cardiologo. Dopo quell’evento sconvolgente ovviamente si convinse. Ma cosa gli aveva detto padre Amorth poche ore prima? Perché lo aveva invitato a credere che lì c’era davvero il dito di Dio? E a quali eventi tragici per l’Italia alludeva? L’ho chiesto allo stesso padre Amorth. L’anziano sacerdote è il più famoso esorcista incaricato dalla Chiesa, quindi si occupa di liberare nel nome di Cristo persone che sono vessate o possedute da entità diaboliche: ogni settimana, in una chiesa del centro di Roma, svolge questo compito drammatico e lì si assiste a scene sconvolgenti, analoghe a quelle narrate nei Vangeli (mi dice che quelle “entità” urlano e inveiscono molto, per esempio, quando lui invoca l’intercessione di Giovanni Paolo II). Ma, per il suo profondo discernimento, padre Amorth fa anche da guida spirituale a persone che hanno carismi soprannaturali. Si deve sapere infatti che ci sono nella Chiesa persone che vivono, con umiltà, nel nascondimento e nella preghiera, dei doni particolari (come locuzioni interiori o apparizioni e altro ancora). Una di queste, da lui guidata, una signora che viveva in una città toscana, aveva saputo per vie «soprannaturali», nell’estate del 1994, che una statuetta della Madonna avrebbe pianto alle porte di Roma, a Civitavecchia, perché eventi tragici potevano verificarsi in Italia se non si fosse pregato molto e fatto penitenza: sconvolgimenti sociali, guerra civile, tanto sangue e pure l’uccisione da parte delle Brigate rosse di «un certo Prodi, eletto al governo».
IL “SACRIFICIO VICARIO”
Va detto che nell’estate del 1994 nessuno parlava di Prodi (non faceva politica) e nessuno più parlava di Br (che solo negli anni successivi tornano fuori e uccidono). Di quella donna sono riuscito a sapere solo questo: che «si offrì come vittima» per risparmiare al suo Paese questa tragedia e che di lì a poco in effetti si è ammalata di una patologia strana e grave. Dopo la lacrimazione del 15 marzo anche il vescovo di Civitavecchia chiese a tutti i monasteri di clausura d’Italia di pregare ardentemente per il nostro Paese. La chiesina di Pantano che custodisce la Madonnina è meta di pellegrinaggi e luogo di conversioni: molte preghiere e sacrifici certamente sono saliti al cielo da lì e molte grazie (anche miracoli) sono state lì elargite. Le tragedie previste non si sono verificate in Italia per la misteriosa forza di sacrifici e preghiere? La Chiesa afferma che queste sono veramente forze immense a noi sconosciute. La Madonna stessa a Fatima e a Medjugorje ha ripetuto che la preghiera e i sacrifici possono allontanare perfino le guerre. L’offrirsi vittima è un vertice dell’ascesi cristiana e si fonda sul “sacrificio vicario” di Cristo che si è offerto come vittima espiatrice per tutti noi. È stato vissuto da grandi santi, come Padre Pio. Nel volume “Immagini di speranza” Ratzinger spiega: «Esiste davvero qualcosa come la sostituzione vicaria nel più profondo dell’esistenza. Tutto il mistero di Cristo poggia proprio su questo». Un giorno conosceremo quante tragedie ci sono state risparmiate grazie alla preghiera e all’offerta silenziosa di tanti umili e santi. E conosceremo di quale speciale protezione ha goduto il nostro Paese. Il 13 settembre 1959, per esempio, tutti i vescovi d’Italia consacrarono l’Italia al Cuore Immacolato di Maria. Un immenso esorcismo a protezione del nostro popolo. Noi lo abbiamo dimenticato, ma evidentemente la Regina della Pace no. E veglia su di noi.
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LIBERO 24 giugno 2007