A rischio il viaggio del Papa in una Turchia che perde sempre più la sua laicità
La polemica sul discorso del Papa, sul rapporto fra Islam e violenza, sembra studiata ad arte per rafforzare il fondamentalismo nazionalista. I cristiani turchi chiedono ai musulmani moderati di far sentire la loro voce se non vogliono che il Paese tradisca l’eredità di Ataturk e la democrazia…
Ankara (AsiaNews) – I cristiani turchi sono esterrefatti da una reazione così spropositata al discorso accademico del Papa e serpeggia nelle comunità cristiane l’impressione che tutto ciò si stato studiato ad arte dai mass media per riaccendere una polemica anti-cristiana mai sopita da mesi. E arriva un appello accorato dal mondo cristiano in Turchia: “l’Islam moderato abbia il coraggio di parlare e di esporsi, prima di tutto per provare che i musulmani non hanno perso la ragione e che sono capaci di dialogare razionalmente senza scontri e senza il necessario uso della violenza e delle minacce, come sembra che stia nuovamente succedendo come accadde mesi fa per le vignette su Maometto”.
Pontefice “arrogante” o fine studioso?
D’altro canto un’autorevole personalità turca, che preferisce mantenere l’anonimato – e già questo la dice lunga, – pensa che il discorso del Papa a Regensburg non sia stato fatto a caso. Tra i mille e più esempi che poteva citare agli studenti dell’Università perché mai avrebbe scelto proprio la citazione di Manuele II Paleologo sul legame fra Islam e violenza?
La stampa turca ancor oggi definisce il Pontefice “un ignorante e arrogante provocatore”, ma c’è chi pensa esattamente il contrario. Da fine studioso e teologo, pare impossibile che non abbia messo in conto che scegliendo una citazione così pesante, non avrebbe provocato grande clamore, in questo nostro villaggio così globale che ogni piccola parola, soprattutto se proveniente da autorità di questo livello, non venga subito divulgata, ampliata, estrapolata e distorta dai mass media.
Il suddetto personaggio crede che la citazione papale abbia voluto essere una cartina di tornasole proprio in preparazione al fatidico viaggio del Santo Padre in Turchia, prima nazione a maggioranza musulmana e allo stesso tempo laica che – forse – visiterà.
Il governo turco ci è cascato in pieno, schierandosi in prima fila tra i difensori dell’islamismo e della propria identità religiosa profonda.
La Turchia si è buttata a capofitto nello scontro mediatico e anche i politici turchi non si sono tirati indietro, perdendo una preziosa occasione per dimostrare la loro reale “laicità”, l’apertura democratica contro il fanatismo ideologico e il radicalismo politico.
Prima l’interferenza del ministro degli Affari Religiosi, Ali Bardakoglu, che chissà con quale autorità si è permesso di incitare la cancellazione della visita apostolica, poi l’intervento del Primo Ministro, Erdogan, che ha definito le parole del Pontefice “brutte e inopportune”, senza approfondire il senso globale del discorso pronunciato da Benedetto XV e senza percepire l’invito del Papa ad alimentare un dialogo tra fede e ragione contro ogni forma di violenza e di ideologia radicata e preconcetta.
Dov’è allora la laicità dello stato turco? Dov’è l’islamismo moderato di cui la Turchia va così fiera?
In realtà da tempo è in corso un processo che sta indebolendo la solidità della “laicità kemalista” facendo riemergere un substrato religioso mai cancellato. Il vescovo Luigi Padovese, Vicario Apostolico dell’Anatolia spiega: “La società turca vive un particolare momento di passaggio dallo “stato solido” a quello “liquido”. Attualmente le spinte provenienti dal mondo occidentale attraverso il commercio, il turismo e i media, ma soprattutto la volontà d’adesione all’Unione Europea di buona parte della popolazione e dell’attuale governo, sono viste come minacce alla solidità nazionalistica di questo Paese in cui si immaginava una democrazia senza pluralismo, almeno a livello etnico e religioso. Peraltro, anche la laicità sostenuta da Ataturk – il fondatore della Turchia moderna – sotto la pressione di situazioni politiche e religiose mutate, ha perso molto del suo carattere originario e sta tornando ad essere impregnata di fanatica religiosità, attraverso il pericoloso binomio turco = musulmano. Tutto ciò crea tensione e insinua il dubbio sulla capacità del governo di mantenere il carattere laico, moderato e democratico della repubblica”.
Ma esiste dunque un islam moderato che saprà mostrare al mondo che è possibile una democrazia islamica?
Il silenzio dei musulmani moderati
Non è ora che tutti questi vengano maggiormente allo scoperto? Perché non dichiarano la loro estraneità al fanatismo religioso che sta esplodendo con esagerazione e irrazionalità dopo la citazione di un passato lontano del Pontefice? Le autorità cristiane in Turchia sono sorprese e rattristate dell’aspra reazione degli esponenti politici e dei mass media turchi. Non una voce che plachi questo can can esplosivo e velenoso. Lo stesso mons. Padovese riconosce che in Turchia “c’è tanta gente equilibrata. Dovrebbero essere loro a sollevarsi per primi contro i fondamentalisti, ma non hanno voce e tacciono, per paura e intimidazione”.
Il papa Benedetto XVI non è un grande viaggiatore come il suo predecessore, ma deve aver capito quanto sarebbe fondamentale una sua visita in Turchia. Fin dall’inizio del suo Pontificato ha sottolineato che il dialogo – ecumenico e interreligioso – è una delle sue priorità. Se perciò ad Istanbul il 30 novembre dovrebbe incontrare Bartolomeo I per ragioni intra-cristiane, ad Ankara si dovrebbe rivolgere ai musulmani, tenendo conto di trovarsi di fronte allo zoccolo duro dei kemalisti del presidente Sezer e delle Forze armate e anche alle frange nazionaliste dei Lupi Grigi, ma avrebbe potuto anche contare su un Erdoğan di matrice Nur, su un Gülen che vive un Islam clemente e misericordioso, sui sempre più numerosi rappresentanti dei movimenti sufi. E’ in questo Islam che il Papa avrebbe potuto trovare interlocutori contro ogni forma di terrorismo, e alleati che come lui sostengono che la vita è sacra e nessuna intenzione, pur buona che sia, potrà mai giustificare e legalizzare delle azioni contro qualunque essere umano.
Ma che sarà ora?
Domani i rappresentanti della Conferenza Episcopale Turca si riuniranno ad Istanbul. Doveva essere un incontro di routine per definire i dettagli organizzativi della visita papale, ora saranno costretti a considerare se davvero in questo clima ostile la presenza del Papa in Turchia sarà opportuna.
A questo punto un fatto però è certo: a rischio non è solo il viaggio del Papa a fine novembre, ma qualcosa di ben più profondo, la laicità turca.
di Mavi Zambak
AsiaNews 17 Settembre 2006