GRANDUCATO ROSSO
Proposta di legge regionale: tra gli elettori, entro il 2010, anche gli immigrati
E’ giusto dare il voto agli immigrati? E’ costituzionale o no? Domande che in molti si saranno posti.
Il voto agli immigrati potrebbe divenire presto realtà in Toscana.
Questo è l’obiettivo della proposta di legge regionale che dovrebbe essere pronta entro fine giugno e che costituirà un «modello toscano di integrazione» secondo le parole dell’assessore alla Politiche sociali Salvatori, prevede di poter annoverare tra gli elettori, entro il 2010, anche gli immigrati.
Tra le fila della CdL, è stata espressa in maniera unanime la contrarietà a tale iniziativa. Udc, An e Forza Italia sono concordi nel parlare di «incostituzionalità manifesta», supportati dal parere di molti costituzionalisti.
Sia per Paolo Armaroli che per Antonio Andreani docenti costituzionali rispettivamente a Genova e a Firenze, le Regioni non possono legiferare in tale materia: «La Corte Costituzionale – ha affermato Armaroli – è stata chiarissima al riguardo. Nella sentenza 379/2004 ha affermato che negli statuti regionali entrati in vigore nel 1971 si rinvengono assai spesso indicazioni di obiettivi prioritari dell’attività regionale ed anche in quel tempo si posero problemi di costituzionalità di tali indicazioni, sotto il profilo della competenza della fonte statutaria ad incidere anche su materia eccedenti la sfera di attribuzione regionale». Anche Andreani è dello stesso parere: «residenza e diritto di voto sono disciplinati esclusivamente da leggi dello Stato». Insomma, tali iniziative prese dalle Regioni non hanno alcun valore giuridico.
Anche il Consiglio di Stato, nel parere del 28 luglio 2004, ha negato che i consigli regionali possano disciplinare la materia dell’immigrazione.
L’aspetto curioso è che la Riforma del Titolo V, attuata a colpi di maggioranza dal centrosinistra, stabilisce proprio che sia lo Stato ad avere competenza esclusiva in tema di immigrazione.
Nel corso di questi anni, in Toscana, se ne sono viste e sentite tante.
di David Busato
Ragion politica – 4 maggio 2006