La scolorina sulle radici

Quella paura di dire il cognome


di Maurizio Blondet


Lanciato come scherzo da un giornale della sinistra intelligente, il concetto di “subgoverno” si convalida come categoria politica a livello addirittura continentale

A Bruxelles, un’Ue risultante più da un’astensione che da un’elezione, voleva darci una Costituzione europea. E voleva darcela di slancio, a compensare quel suo antico deficit di democrazia che dopo il voto di domenica si avvicina troppo a un deficit di legittimità. Difatti, prudentemente, la parola Costituzione è stata smorzata in Trattato costituzionale.
Le velleità di slancio si sono sfiatate in ore e ore di mercanteggiamenti quasi incredibili, dove seri argomenti giuridici e filosofici sono diventati oggetto non di discussione, ma di scambio.
Su quel mercato, non è passata l’ultima estrema proposta della Polonia (suffragata da altri sei Paesi fra i quali l’Italia), di inserire anche una sola parola nel Preambolo in riferimento alle radici cristiane.
Così, quella che ci è stata data è una sub-costituzione di un’Unione che teme persino di declinare le sue generalità, essendo il fondamento cristiano qualcosa come il cognome della grande comunità che chiamiamo Europa. Come purtroppo si doveva temere da un’entità che non si sa volere altro che come burocrazia: che non emana “leggi” ma “regolamenti” e “direttive“, confezionate non da un governo ma da una “Commissione” composta non da ministri ma da “commissari“, termine che l’uso sovietico (commissari del popolo) avrebbe sconsigliato di adottare.
Almeno l’opposizione alla parola “cristiano” avesse avuto il tono stentoreo di Voltaire, la foga tribunizia di Blanqui. No. Ha agito la scolorina dei segretari amministrativi. “Non è stato uno spettacolo edificante dato agli europei”; ha detto il ministro britannico Jack Straw di tutta la faccenda. Infatti. È nata la sub-Europa.


Avvenire 19 giugno 2004