La sicurezza collettiva poggia sulla lotta alla povertà e la promozione dello sviluppo
Intervento dell’arcivescovo Migliore, Osservatore Permanente alle Nazioni Unite
CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 2 febbraio 2005 (ZENIT.org).- L’Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), monsignor Celestino Migliore, è intervenuto lunedì alla 59.ma Assemblea Generale sul tema delle sfide alla pace e della riforma dell’ONU.
L’incontro informale dell’Assemblea Generale ha avuto come obiettivo uno scambio di vedute sul Rapporto della Commissione di Alto Livello su Minacce, Sfide e Cambiamenti, le cui raccomandazioni coinvolgono “chiaramente l’ottimizzazione e l’adattamento della struttura e dei metodi di lavoro” dell’ONU.
“La mia delegazione partecipa al dibattito, mossa dalle aspettative che la Santa Sede ha riposto in questi ultimi anni nel ruolo del diritto internazionale per la promozione della coesistenza pacifica e del benessere dei popoli del mondo e nel ruolo delle Nazioni Unite come loro garante e forza motrice”, ha aggiunto.
Il Rapporto, che per Migliore deve essere considerato un documento “completo e programmatico, che mira ad avere un grande impatto a lungo termine”, suggerisce “un esercizio di ristrutturazione interna che coinvolge il Consiglio di Sicurezza e l’Assemblea Generale, la valorizzazione del Segretariato come interlocutore principale e la riforma dell’ECOSOC attraverso una lente leggermente nuova, quella del legame tra sviluppo e sicurezza”.
La delegazione della Santa Sede ritiene la trattazione di quest’ultimo tema “particolarmente interessante”, perché si applica “non solo al rapporto tra conflitto e povertà, ma anche alle cause del terrorismo, alla promozione dei diritti sociali e alla lotta contro la povertà e la disoccupazione come misura di prevenzione”.
Il concetto di sicurezza contenuto nel Rapporto, ha sottolineato l’Arcivescovo, coincide inoltre per molti aspetti con i punti di vista della Santa Sede sull’argomento, promuovendo “concetti di previsione e prevenzione e non solo quelli di protezione ed intervento”.
La delegazione vaticana si è detta quindi lieta di unirsi al sostegno ad un’approfondita discussione sulla creazione di una Commissione per la Costruzione della Pace, come proposto nel Rapporto.
La Santa Sede, ha aggiunto monsignor Migliore, unisce la propria voce a quella di quanti lodano la Commissione “per aver affrontato la questione dell’uso della forza e del diritto all’autodifesa”.
La rappresentanza pontificia, a questo proposito, ha voluto sottolineare che la legittima difesa “deve focalizzarsi particolarmente sulla gente e la sua sicurezza”.
“Ogni Stato ha la responsabilità di proteggere il proprio popolo – ha affermato Migliore –, ma, quando non può o non vuole farlo, questa responsabilità dovrebbe essere assunta dalla più ampia comunità internazionale”.
“Spesso, durante i conflitti recenti, la Santa Sede ha avuto occasione di ribadire questa convinzione, quando si parlava dell’‘intervento umanitario’ come di una sorta di legittima difesa ed un intervento di questo tipo era presentato come un obbligo da parte della comunità internazionale per garantire la sopravvivenza di individui e comunità di fronte all’azione o alla mancanza di azione da parte di uno Stato o di un gruppo di Stati”, ha spiegato.
“La mia delegazione – ha concluso il prelato – crede nel fatto che l’adeguata riforma di queste istituzioni investirà le Nazioni Unite della necessaria autorità, credibilità e legittimità per agire in modo più fermo per la pace ed il benessere di tutti”.