LA SPAGNA IN PIAZZA
Slogan contro il governo accusato di tentare accordi con il gruppo armato che anche ieri ha colpito. Il corteo è stato appoggiato anche dall’opposizione: Aznar e i popolari guidano la marcia
.
Folla oceanica alla manifestazione «No al colpo di spugna sul terrore»
Da Madrid Michela Coricelli
«Assassini, assassini». Un unico coro contro il terrorismo. È stato uno degli slogan più ripetuti, in un pomeriggio gelido e piovoso che non ha scoraggiato i manifestanti. Secondo i calcoli della regione di Madrid, ieri – contro la politica anti-terrorismo del governo di José Luis Rodriguez Zapatero e soprattutto contro qualsiasi possibile negoziato con l’Eta – sarebbero scese per le strade 1.400.000 persone. Ma anche in passato sulle cifre delle manifestazioni ci sono sempre state polemiche e contraddizioni: la polizia addirittura, sfidando ogni logica evidenza, ha parlato di «poco più di centomila».
Il corteo è stato convocato dall’Associazione delle vittime del terrorismo (Avt), ma hanno risposto migliaia di persone arrivate da tutto il Paese in autobus. Cartelli, fotografie di attentati e di vittime, tante bandiere spagnole. È stata la terza manifestazione dell’Avt in poco più di 12 mesi: dimostrazione delle difficoltà di dialogo fra il governo e la principale associazione delle vittime dell’Eta. Fra i presenti, c’erano anche alcuni dei sopravvissuti all’attentato di matrice islamica dell’11 marzo.
«Per loro, per tutti. In mio nome, no!» recitava lo striscione che ha aperto la sfilata. Di fronte, i protagonisti: fra le vittime, anche qualcuno costretto per sempre alla sedia a rotelle. In oltre 35 anni di attentati, l’Eta ha ucciso quasi 900 persone.
Ma la manifestazione ha assunto anche un significato politico. Il Partito popolare è sceso in piazza insieme all’Avt: fra i partecipanti il leader del Pp Mariano Rajoy e l’ex premier José Maria Aznar. Una decisione che il governo considera opportunistica. Alcuni simpatizzanti del Pp, durante il corteo, hanno raccolto firme contro lo Statuto della Catalogna.
Le vittime non c’entrano con tutto questo. Sono la voce più autorevole per parlare di terrorismo, di futuro, di memoria e pace. Loro chiedono l’assoluto rispetto della legge, e questo significa no a qualsiasi sconto di pena agli etarras (membri dell’ Eta) e a negoziati segreti. Chiedono il pentimento dei terroristi, il sequestro dei loro beni, la pena da scontare completamente in carcere. E chiedono di non tentare «nuove vie» contro il terrorismo. In molti, fra la folla, urlavano «Zapatero dimisión!».
L’ottimismo del premier sul futuro «processo di pace» è stato smentito dalle ultime bombe e dall’ennesimo comunicato dell’Eta, che chiede autodeterminazione per il Paese basco e non accenna alla possibilità di abbandonare le armi. Le vittime temono contatti fra le istituzioni e il mondo etarra, tentennamenti o concessioni future. Per il governo la manifestazione dell’Avt «parte da premesse false», perché non c’è e non ci sarà nessun negoziato con l’Eta. Il ministro dell’Amministrazione pubblica Jordi Sevilla assicura tutto il «rispetto» per le vittime, ma accusa il Pp di mentire. «Vogliamo la pace, ma non a qualsiasi prezzo» ha detto il presidente dell’Avt, Francisco José Alcaraz.
Da Avvenire Online
del 26 febbraio 2006