Addio al compagno che nascose la storia ai liceali
I necrologi, un breve coccodrillo su Liberazione e niente più. Renato Fabietti, autore (insieme con Augusto Camera) del più popolare manuale di storia a uso delle superiori, se ne è andato nell’indifferenza generale. I necrologi, un breve coccodrillo su Liberazione e niente più. Renato Fabietti, autore (insieme con Augusto Camera) del più popolare manuale di storia a uso delle superiori, se ne è andato nell’indifferenza generale. E allora lo ricordiamo noi di Libero, anche se non siamo mai stati teneri col suo “Elementi di storia“, opera che ha venduto 10 milioni di copie e segnato l’adolescenza di alcune generazioni di italiani. Camera- Fabietti, Pazzaglia, Tantucci, Castiglioni- Mariotti. Nomi magici. Nomi che ci riportano sui banchi di scuola. Ma “Elementi di storia” non è un semplice libro di testo. È l’Italia allo specchio. È la versione ufficiale dei fatti. La resistenza? Tutta rose e fiori. Le foibe? Un episodio marginale. Il comunismo? Un’ideologia al servizio dell’uomo. I gulag? Un incidente di percorso. Ogni edizione aggiungeva un nuovo capitolo. Gli anni di piombo? Una reazione alla violenza di Stato. Berlusconi? L’erede di Mussolini. Come le sigle dei cartoni animati, questa ricostruzione della storia è entrata nella nostra testa senza che quasi ce ne accorgessimo. E da lì, in molti casi, non si è più mossa. Negli ultimi anni, il Camera- Fabietti è stato al centro di polemiche furibonde. Nel 2000, Francesco Storace, neo- governatore del Lazio, accusò il libro di faziosità. In effetti, molti giudizi sono a dir poco discutibili. Ad esempio, quello sulle foibe: « L’ 8 settembre 1943, nel vuoto di potere determinato dallo sfacelo dello Stato Italiano, furono uccise, soprattutto in Istria, 500- 700 persone. Per quanto gravi, quei fatti (…) furono piuttosto la conseguenza di uno sfogo dell’ira popolare sloveno- croata contro gli italo- fascisti (…) Altrettanto inammissibile ci sembra il fatto che osino chiedere conto della ferita sofferta (…) coloro che di tale ferita sono stati i primi responsabili o coloro che di tali primi responsabili si dichiarano eredi e continuatori » . Tito? Mai sentito nominare. E le donne e i bambini gettati nelle foibe? Fascisti anche loro? La rilettura della resistenza omette le pagine meno gloriose: « i partigiani esercitarono rappresaglie sempre e soltanto sui nemici nazisti e fascisti ». La strage della brigata Osoppo (composta da partigiani cattolici) massacrata dai Gap del Pci? Mai avvenuta. Spericolato, ma esemplare di un modo di pensare diffusissimo, anche il giudizio sul comunismo: «in linea di principio il comunismo esprimeva l’esigenza di eguaglianza come premessa di libertà». “Elementi di storia” si spinge fino all’ascesa di Berlusconi. E per il Cavaliere (nero) sono mazzate: «l’uso sistematicamente aggressivo dei media, i ripetuti attacchi alla magistratura (…) condotti da Berlusconi e dai suoi portavoce esasperarono le tensioni politiche nel Paese». E poi «le tensioni sociali», la minaccia continua di tagli spietati «alle pensioni, alla sanità e in genere alle spese statali per la previdenza». Insomma, il Duce di Arcore ha trascinato l’Italia nel caos. La morte di Fabietti non ha suscitato grande emozione. Peccato. In un Paese in cui si discute per giorni sulla chioma di Berlusconi, si dimentica l’autore di uno dei libri oggettivamente più importanti del dopoguerra. A noi dispiace, anche se non la pensiamo come lui. Onore al compagno Fabietti.
di Alessandro Gnocchi
Libero, 7 agosto 2005