VATICANO – “Non abbiate paura delle nuove tecnologie! Non abbiate paura dell’opposizione del mondo! Non abbiate paura della vostra debolezza e della vostra inadeguatezza!” La Lettera apostolica “Il rapido sviluppo” di Giovanni Paolo II ai responsabili delle comunicazioni sociali. Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Ad oltre quarant’anni dalla pubblicazione del Decreto conciliare “Inter mirifica”, constatato il rapido sviluppo delle tecnologie nel campo dei mass media, è quanto mai opportuno tornare a riflettere sulle sfide che le comunicazioni sociali costituiscono per la Chiesa: è questo il motivo di fondo della Lettera apostolica del Santo Padre Giovanni Paolo II intitolata “Il rapido sviluppo” indirizzata ai responsabili delle comunicazioni sociali. La Lettera porta la data del 23 gennaio 2005, memoria di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, ed è stata resa pubblica il 21 febbraio 2005. Articolato in 5 capitoli ed in 14 punti, il documento prende le mosse dal “fecondo cammino” compiuto in oltre 40 anni sulla scia del Decreto conciliare: “la comunità cristiana ha compiuto passi significativi nell’uso degli strumenti della comunicazione per l’informazione religiosa, per l’evangelizzazione e la catechesi, per la formazione degli operatori pastorali del settore e per l’educazione ad una matura responsabilità degli utenti e destinatari dei vari strumenti della comunicazione”.
Il mondo contemporaneo è ricco di potenzialità comunicative ed i mezzi di comunicazione sociale rappresentano per molti il principale strumento di guida e di ispirazione per i comportamenti individuali, familiari, sociali. “Si tratta di un problema complesso, poiché tale cultura, prima ancora che dai contenuti, nasce dal fatto stesso che esistono nuovi modi di comunicare con tecniche e linguaggi inediti”. Il Papa sottolinea quindi che “i media possono e devono promuovere la giustizia e la solidarietà, riportando in modo accurato e veritiero gli eventi, analizzando compiutamente le situazioni e i problemi, dando voce alle diverse opinioni”.
Il secondo capitolo, intitolato “Discernimento evangelico e impegno missionario”, evidenzia innanzitutto che “anche il mondo dei media abbisogna della redenzione di Cristo”. La storia della salvezza racconta e documenta la comunicazione di Dio con l’uomo, che ha raggiunto la sua perfezione nel Verbo fatto carne. “Il Verbo incarnato ci ha lasciato l’esempio di come comunicare con il Padre e con gli uomini, sia vivendo momenti di silenzio e di raccoglimento, sia predicando in ogni luogo e con i vari linguaggi possibili. Vi è poi un momento culminante in cui la comunicazione si fa comunione piena: è l’incontro eucaristico.” Chiamata ad annunciare a tutti il lieto messaggio della salvezza, la Chiesa utilizza le opportunità offerte dagli strumenti della comunicazione sociale: “Rendiamo grazie a Dio per la presenza di questi potenti mezzi che, se usati dai credenti con il genio della fede e nella docilità alla luce dello Spirito Santo, possono contribuire a facilitare la diffusione del Vangelo e a rendere più efficaci i vincoli di comunione tra le comunità ecclesiali.”
Nel terzo capitolo si sottolinea come “nei mezzi della comunicazione la Chiesa trova un sostegno prezioso per diffondere il Vangelo e i valori religiosi, per promuovere il dialogo e la cooperazione ecumenica e interreligiosa, come pure per difendere quei solidi principi che sono indispensabili per costruire una società rispettosa della dignità della persona umana e attenta al bene comune. Essa li impiega volentieri per fornire informazioni su se stessa e dilatare i confini dell’evangelizzazione, della catechesi e della formazione e ne considera l’utilizzo come una risposta al comando del Signore: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15).” Nella nostra epoca si diffonde purtroppo la convinzione che l’uomo debba imparare a vivere in un mondo privo di certezze, all’insegna del provvisorio: è una sfida seria per i credenti, soprattutto genitori, famiglie e responsabili della formazione, come per l’intera comunità ecclesiale, chiamata a formare operatori capaci di dialogare con il vasto mondo mass-mediale ed a valorizzare la cultura mediatica in cui i credenti vivono.
La Chiesa è oggi chiamata “ad una sorta di revisione pastorale e culturale così da essere in grado di affrontare in modo adeguato il passaggio epocale che stiamo vivendo”, di cui protagonisti devono essere in primo luogo i Pastori e le persone consacrate che dal proprio carisma istituzionale sono orientate all’impegno nel campo delle comunicazioni sociali. Il documento ricorda poi l’invito ad inserire i mass media nella programmazione pastorale. Al fianco di Internet, che molti cristiani stanno già utilizzando nell’evangelizzazione, nell’educazione, nella comunicazione interna, nell’amministrazione e nel governo, “vanno utilizzati altri nuovi media e verificate tutte le possibili valorizzazioni di strumenti tradizionali. Quotidiani e giornali, pubblicazioni di varia natura, televisioni e radio cattoliche rimangono molto utili in un panorama completo della comunicazione ecclesiale.”
Riconoscendo che “gli strumenti della comunicazione sociale costituiscono un patrimonio da tutelare e promuovere” ed è quindi necessario che “entrino in un quadro di diritti e doveri organicamente strutturati”, il documento prende in considerazioni tre opzioni fondamentali: la formazione, per far sì che i media siano conosciuti e usati in modo consapevole e appropriato; la partecipazione corresponsabile alla loro gestione; le grandi potenzialità che i media hanno nel favorire il dialogo, divenendo veicoli di reciproca conoscenza, di solidarietà e di pace, a servizio della comprensione tra i popoli.
La Lettera apostolica si conclude con il capitolo intitolato “Comunicare con la forza dello Spirito Santo”, dove viene ribadito che “la grande sfida in questo nostro tempo è sostenere una comunicazione veritiera e libera, che contribuisca a consolidare il progresso integrale del mondo… Anche in questo campo i credenti in Cristo sanno di poter contare sull’aiuto dello Spirito Santo”. Agli operatori della comunicazione, e specialmente ai credenti che operano in questo importante ambito della società, il Papa ripete l’invito lanciato all’inizio del suo Pontificato: “Non abbiate paura!”: “Non abbiate paura delle nuove tecnologie! Non abbiate paura dell’opposizione del mondo! Non abbiate paura nemmeno della vostra debolezza e della vostra inadeguatezza!” (S.L.) (Agenzia Fides 22/2/2005)
http://www.fides.org/ita/news/2005/0502/22_5302.html