Nord Corea, sottosviluppo di Stato

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In Corea del Nord, il 62% dei bambini risulta sottosviluppato per scarsa nutrizione. Il 16% soffre di malnutrizione. Il 61% è fortemente sottopeso.

Però non è corretto dire che in Corea del Nord si muore di fame. In Corea del Nord il regime sta uccidendo il suo popolo, più o meno consapevolmente.

Questo è lo spaccato della Nazione più povera del mondo risultato da uno studio condotto da UNICEF, Unione Europea e World Food Program nel 1998, su un campione rappresentativo di 1800 bambini nordcoreani. Le statistiche disponibili mostrano che la speranza di vita è, in media, di 66 anni. La mortalità infantile è di 48 bambini su 1000, una delle più alte del mondo. Cresce il numero dei cittadini scartati dal servizio militare perché non raggiungono la statura minima di 1,53 m.

Però non è corretto dire che in Corea del Nord si muore di fame. In Corea del Nord il regime sta uccidendo il suo popolo, più o meno consapevolmente.

Il sistema socialista reale creato da Lenin e Stalin, in quel Paese è ancora funzionante, il che vuol dire che tutto viene deciso e pianificato dalla capitale.
Non esistono fattorie indipendenti: tutta l’agricoltura è collettivizzata. Le fattorie collettive consegnano l’intero prodotto del loro raccolto allo Stato che provvede alla redistribuzione per due o tre volte all’anno.

Dopo la morte di Kim Il Sung, nel 1994, il sistema della redistribuzione è ulteriormente peggiorato e nei primi anni del 2000 è arrivato al punto di collassare. Per la maggior parte della gente, il razionamento avviene in occasione delle festività principali, come l’anniversario della nascita di Kim Il Sung o il compleanno di Kim Jong Il.

Un ulteriore problema è che il regime non assegna le stesse quote di scorte di cibo, in parti uguali, a tutta la popolazione, ma è estremamente classista nell’effettuare il razionamento. La società nordcoreana, infatti, è stata divisa in tre classi, rigidamente separate. La prima classe è costituita dai membri del partito, dell’esercito, dalle persone più fidate e costituisce circa il 27% dell’intera popolazione. Si tratta di una classe privilegiata, beneficiaria quasi esclusiva degli aiuti alimentari che provengono dall’estero e dalle Organizzazioni Non Governative.

D’altra parte, gli operatori internazionali hanno ben poche possibilità di ispezionare la distribuzione degli aiuti nella Corea del Nord: le visite sono limitate ad alcune aree controllate e devono essere preannunciate con largo anticipo.

Stando alle testimonianze di alcuni operatori umanitari, l’esercito, in particolar modo, non manca di rifornimenti e soprattutto gli ufficiali non hanno problemi di sotto-alimentazione. Della classe più alta (che comprende, in totale, circa 6 milioni e mezzo di persone), solo 1 milione e mezzo può usufruire di tutti i servizi dello Stato sociale. La maggioranza della popolazione vive in una sorta di limbo, una classe intermedia “vacillante”, priva di benefici sociali, di aiuti internazionali e di razionamenti regolari di cibo.

Il peggio, comunque, è subito dalla terza classe (un terzo della popolazione totale), quella “ostile”, costituita dai discendenti di borghesi o proprietari terrieri o dai parenti di chi è fuggito all’estero come pure da tutti coloro che, per un’infinità di motivi, finiscono nel mirino della polizia politica. Costoro, oltre ad essere le principali vittime della fame, sono anche costantemente tenuti sotto controllo dalla polizia. Lasciati privi di cibo “ufficiale”, la maggior parte dei cittadini nordcoreani si procura i mezzi di sostentamento come può: rubandolo alle fattorie collettive, ai vicini, scambiandolo segretamente nel mercato nero, cercando di scappare in Cina (per essere, il più delle volte, rimandati indietro), fuggendo nelle aree che appaiono più prospere.

Ognuna di queste attività è proibita e la repressione della polizia è durissima. Coloro che vengono arrestati per aver viaggiato in altre zone del Paese senza permesso, o colti in flagrante a commerciare in nero, sono arrestati, torturati e il più delle volte scompaiono dalla circolazione. Le famiglie sono costrette a disperdersi, in parte per volontà del Partito che (anche per mantenere il monopolio nel cuore e delle menti dei suoi cittadini) usa inviare marito, moglie e figli a destinazioni di lavoro fra loro molto distanti, e un po’ per l’esigenza di andare in giro per il Paese a procurarsi il cibo con metodi illeciti.

In questa situazione, una nuova generazione di Nordcoreani sta crescendo mutilata già dalla radice.

Non si sa cosa potrà ereditare la Corea del Sud, se mai dovesse avvenire una riunificazione del Paese.

Stefano Magni


Da SviPop (Magazine su ambiente, sviluppo e popolazione),
21 Dicembre 2004

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