«Giù le mani dal Mausoleo di Lenin»
Passati 14 anni dal crollo del sistema sovietico soltanto il 51% dei russi auspica lo sfratto di Lenin dalla Piazza Rossa…
Mosca -«Giù le mani dal Mausoleo di Lenin!»: con questa parola d’ordine i comunisti russi hanno lanciato una campagna per la raccolta di firme affinché il demiurgo della rivoluzione bolscevica possa rimanere dove sta, sotto vetro dentro la maestosa tomba di granito sulla Piazza Rossa.
La raccolta delle firme è incominciata due settimane fa davanti all’ex-museo Lenin, a pochi passi dalla Piazza Rossa, e l’inizio non è stato esaltante benché, secondo un recente sondaggio, il 40% dei russi voglia che la mummia del “leader del proletariato mondiale” resti al suo posto.
Nella prima mezz’ora appena nove persone avevano firmato. A mezzogiorno le adesioni erano poco più di 100. «Raccoglieremo firme qui davanti all’ex-museo Lenin tutte le mattine dalle 10 alle 13 fino a quando non si parlerà più della questione», ha precisato Yevgheni Dorovin, dirigente di spicco nell’apparato moscovita del partito comunista.
Principale forza di opposizione al presidente Vladimir Putin, i comunisti russi del Kprf hanno incassato il 16% dei voti alle ultime elezioni legislative (dicembre 2003) e sollecitano la firma di «tutti quanti hanno caro il nome di Vladimir Ilic Lenin, non hanno tradito gli ideali della grande rivoluzione d’Ottobre, si ricordano e rispettano l’eroico passato del Paese dei Soviet, conservano la memoria delle gesta di guerra e di lavoro dei genitori e nonni».
La rimozione di Lenin dal mausoleo (dove si trova dalla morte nel gennaio 1924) e la sua sepoltura “cristiana” sono ridiventati da due mesi un tema di acceso dibattito a Mosca sulla scia di commenti fatti da un consigliere del presidente Vladimir Putin ed è per questo che i comunisti – ammiratori anche di Stalin a dispetto delle atrocità del Gulag – hanno deciso di mettere le mani avanti con i loro secchi “niet”.
Tra le file dei nostalgici della defunta Urss l’irritazione e forte nei confronti dell’eccentrico Kirsan Iliumzhinov, presidente della Calmucchia, una repubblica autonoma a maggioranza buddista, che a fine ottobre si è detto pronto a trasferire Lenin nella sua capitale (Elista) in cambio di un milione di dollari.
Stando un sondaggio realizzato dal Centro Iuri Levada, soltanto il 51% dei russi auspica comunque lo sfratto di Lenin dalla Piazza Rossa, per interrarlo vicino alle mura del Cremlino (come è il caso di Stalin) o nel cimitero Volkovo di San Pietroburgo (dove riposa la mamma del primo zar rosso).
Il destino dell’ingombrante salma del leader della rivoluzione d’Ottobre è un tormentone ricorrente a Mosca da 14 anni, da quando cioè è crollato verticalmente il sistema sovietico che per decenni lo ha adorato. Mentre il “padre della perestroika” Mikhail Gorbaciov continua a frenare (i tempi non gli paiono maturi, teme grosse lacerazioni in seno all’ancora fragile e instabile società postsovietica) Vladimir Zhirinovski – leader dei nazionalisti del partito Ldp – chiede che il cadavere-reliquia sia portato via dalla Piazza Rossa «entro un anno».
«Vi immaginate – argomenta Zhirinovski – Hitler che giace in Germania, al centro di Berlino? Chi allora crederebbe che i tedeschi hanno preso le distanze dal nazismo?».
La Padania [Data pubblicazione: 25/11/2005]