Trampolino polacco per i profughi dell’est. Segnatevi questo nome o stampatevelo bene nella testa: Debak.
Dal primo maggio prossimo, quando i dieci nuovi paesi membri entreranno a tutti gli effetti a far parte dell’Ue, da questo campo profughi polacco a circa trenta chilometri da Varsavia partirà un’ondata di migliaia e migliaia di disperati pronti a cercare fortuna – con ogni mezzo necessario – nei paesi più ricchi dell’Unione.
Il tutto gestito dalle mafie polacca e ucraina, intenzionate a sfruttare per il meglio le oltre 700 miglia di frontiera mal controllata tra il grande paese europeo e le ex Repubbliche sovietiche. Il gioco è semplice: le organizzazioni di trafficanti, dietro lauto pagamento, organizzano viaggi in cargo fino al campo di raccolta polacco partendo dai vari paesi di origine degli immigrati, soprattutto Afghanistan, Pakistan, Cina, ma anche Somalia e Repubblica democratica del Congo. Una volta giunti a Debak, gli immigrati fanno immediatamente richiesta di asilo politico o per ragioni umanitarie e vengono stipati nel campo. Per tutti loro la Polonia non è una meta, ma solo un trampolino, visto che l’abbattimento delle barriere tra l’ex paese della “Cortina di Ferro” e la Germania garantirà transizioni indolore, sia in forma ufficiale che clandestina. La cosa ancora peggiore è che i falsi passaporti polacchi, ambitissimi perché in predicato di divenire comunitari, vengono venduti a 1.000 euro a Varsavia: dal 1° maggio uno di quei documenti equivarrà a un passaporto italiano o tedesco o britannico e garantirà di potersi spostare a proprio piacimento in tutti i paesi dell’Unione. Da Debak emergono storie come quelle del giovane pakistano Darush, il cui viaggio avrà come destinazione Londra. Partito un mese fa da Peshawar, Darush ha pagato 7.500 euro e ora attende insieme a molti altri connazionali “l’espulsione” morbida dal centro di Debak. Ogni mese transitano da questo campo almeno 200 soltanto tra cittadini indiani e pakistani: chi, come Darush, si è potuto permettere di pagare una certa cifra dovrà attendere pochi giorni prima che un veicolo “dell’organizzazione” lo prelevi per portarlo in Gran Bretagna via Germania e Francia (l’Eurotunnel sotto la Manica è una vera e propria autostrada della clandestinità). Gli altri attenderanno il 1° maggio e le procedure comunitarie. Pochi paesi Ue, infatti, hanno posto limiti alle richieste di asilo dall’Est: proprio su pressioni della stampa, però, lunedì Londra ha rescisso l’accordo sui profughi con la Romania. D’altronde il centro di Debak, uno dei 12 presenti in tutta la Polonia, non fa nulla per scoraggiare gli occupanti o i nuovi arrivi: vitto e alloggio sono completamente gratis e per chi può dimostrare di essere nullatenente è prevista una diaria mensile di 15 euro a fondo perso. Sconfortante quanto dichiarato da Agata Antczak, la portavoce del campo: «Oramai il criterio è così consolidato che non c’è nemmeno più bisogno di accompagnare gli illegali fino al campo: i ceceni che passano dal confine bielorusso sanno già quanto gli costerà il taxi e arrivano qui da noi da soli, senza alcuna difficoltà». Ancora più preoccupante quanto ammesso dal luogotenente Miroslaw Szacillo, della polizia di frontiera polacca: «Sappiamo benissimo che molti immigrati utilizzano campi come quello di Debak come trampolini, ma non possiamo farci nulla: loro fanno richiesta d’asilo e noi siamo costretti a concederlo. Ci sono precise regole di accoglienza e assistenza umanitaria in questo paese: le gang mafiose lo sanno e utilizzano i campi di raccolta per i loro fini». Finalità decisamente redditizia, visto che il traffico di esseri umani rappresenta un business da 6 miliardi di euro all’anno. Tutti avvisati, ricordate questo nome: Debak.
di Bottarelli Mauro
Tempi, Numero: 15 – 8 Aprile 2004