Quando Vendola parlava del sesso con i bambini

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Notizie allarmanti.  L’armata Rossogay sbarca sulla COSTA della Puglia, ma la sua bandiera SVENDOLA già nel Lazio…

Ecco la famosa intervista in cui Nichi Vendola, nell’85, parlava di sesso tra adulti e bambini. Due anni dopo “Epoca” pubblica un articolo in cui l’allora dc, Silvia Costa, oggi esponente della Margherita, lo accusava.
Le nostre terre ricche di storia gloriosa troveranno ancora la forza civica e morale per resistere a questa nuova orda barbarica? Nei prossimi mesi lo sapremo…

Sono entrambi candidati alle Regionali per la Gad. Uno ha già vinto le primarie e corre con Rifondazione comunista per diventare il presidente della Puglia, dove rischia di battere Raffaele Fitto. L’altra, che fa parte dell’ Assembla federale della Margherita, è la più papabile capolista dell’Ulivo per il Lazio. Nichi Vendola e Silvia Costa. Sono questi i “cavalli rampanti” che Romano Prodi ha schierato per l’imminente sfida elettorale. Proprio loro che diciotto anni fa, se ne dicevano di tutti i colori dalle sponde opposte dell’arringa politica.
Prima Repubblica: Politiche del 1987. Lei era l’astro nascente della Dc, candidata dallo Scudocrociato nel Lazio. Lui, il “nemico” comunista, l’enfant terribile assurto a paladino della causa omosessuale cui il Pci aveva affidato il difficile compito di contendere l’appeal elettorale del leader radicale Marco Pannella nella lista di Roma.
Pomo della discordia, la tanto discussa intervista rilasciata da Vendola due anni prima a Repubblica in cui l’allora 26enne neoeletto membro della Federazione giovanile comunista (Fgci) propugnava “il diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro e con gli adulti”. Frase che aveva fatto inorridire la Costa, al punto di accusarlo apertamente di essere “noto e dichiarato pèdofilo”.
Così riferisce un articolo dal titolo “Litigio sul sesso degli angeli”, pubblicato dal settimanale Epoca il 18 giugnò del 1987, a firma di Marina Gorrieri che riporta anche l’epiteto con cui Vendola apostrofò a sua volta la rivale democristiana: “Cicciolina Silvia Costa cerca pubblicità a basso prezzo, ma casca male. Anche se”, precisava, “un conto è la violenza, altro un gesto affettuoso”. In quell’intervista a Repubblica lui invitava solo “a non tranciar giudizi troppo netti su una questione delicata”, precisava il candidato del Pci, “dicevo che tra esperti se ne discute molto”. “C’è poco da discutere”, protestava la Costa, “se c’è un rapporto fisico tra un bambino e un adulto, la norma presume sempre plagio e violenza”. E giù con gli insulti reciproci dalle colonne di Epoca.
“Giornali patologici”. La Costa liquida così tutta la questione.
Oggi che i due “cavalli” gareggiano nella tessa squadra, lei dice “di aver cambiato completamente idea” sul “pedofilo”. di ieri. “Innanzitutto”, tiene a precisare  la possibile candidata a guidare la lista di Pietro Marazzo, “mai e poi mai ho dato del pedofìlo a Vendola, non mi sarei mai permessa”. E tutti quei virgolettati? “Vi dico io com’è andata”. La Costa è cofondatrice del Telefono azzurro, nato quasi in concomitanza con l’articolo di Epoca (8 giugno 1987). “Ero particolarmente attenta all’allarme pedofilia”, racconta l’esponente della Margherita. “Mi limitai a esprimere una critica verso alcuni partiti della sinistra che ospitavano nelle proprie liste chi teorizzava letteralmente «il diritto dei bambini ad avere una loro sessualità e ad avere rapporti con gli adulti», che peraltro non ha mai smentito”. Cioè Vendola. “Non ho mai fatto esplicitamente il suo nome”, si difende la Costa, “ho solo sollevato un problema di cultura, sono stati i giornali a montare la storia”. Finita con una querela della Fgci, cui la candidata Dc rispose con una contro querela, poi entrambe ritirate.
“Successivamente io ho avuto modo di conoscerlo Vendola. All’inizio ero un po’ imbarazzata – confessa – ma ho scoperto che è una persona veramente carina, non ha mai mostrato nessun risentimento nei miei confronti. Anzi, è venuto lui a salutarmi dicendosi molto dispiaciuto per quello che era stato evidentemente un equivoco tra noi e che sarebbe stato contento di intraprendere insieme una battaglia per la tutela dei minori”. Ma non la chiamava Cicciolina? “Era una tormentone di quell’anno”, minimizza, “i Radicali avevano appena presentato quella goliardica candidatura e io dissi più volte apertamente che ero un po’ stufa che tutte le volte capitava la domanda su Cicciolina”, sbuffa la Costa. Che liquida così la questione della sua candidatura a capolista di Marrazzo: “L’ho letto oggi su Repubblica


di Barbara Romano


Libero 28 Gennaio 05