L’agguato degli stolti
Rocco Buttiglione accusato di libertà di coscienza da neo-oscurantisti del Parlamento europeo
di Giuliano Ferrara
Il neo-oscurantismo politicamente corretto cerca di fare una vittima in Rocco Buttiglione, designato commissario europeo dal governo italiano e titolare di deleghe nei campi della giustizia, delle libertà civili e della sicurezza attribuitegli da Manuel Barroso, il presidente della Commissione esecutiva.
La commissione giuridica del Parlamento europeo ha approvato nomina e deleghe senza incertezze, quella delle libertà civili ha invece rinviato tutto a lunedì prossimo dopo un’audizione inquisitoria in cui il commissario designato è stato trattato, da un pugno di deputati progressisti, con metodi da inquisizione. In quanto “berlusconiano”, dovrebbe farsi violenza e abiurare il conflitto di interessi nel settore dei media, cosa che non ha niente a che vedere con le sue competenze di commissario. Ma il tribunale degli stolti vuole carne da mettere al fuoco.
In quanto cattolico e amico di Giovanni Paolo II, Buttiglione dovrebbe proibirsi di distinguere tra diritto e morale nel campo dei diritti degli omosessuali, e derubricare dalla sua coscienza individuale, che accompagna nella distinzione laica il suo dovere di uomo di governo, il concetto di peccato. L’inquisizione pol. corr. è beninteso solo consultiva, e come sempre succede nel Parlamento europeo ben altri sono gli interessi in gioco, camuffati da altisonanti retoriche secolaristiche: sottobanco fervono negoziati di ogni tipo per mutare le deleghe del nuovo commissario, attuare scambi di varia natura. Ma resta, intorno a un intellettuale e politico che parla una mezza dozzina di lingue, ha esperienza e una più che dignitosa preparazione politica per assolvere al compito destinatogli dal suo governo e dalla Commissione, quel profumo di incenso laicizzante, di accanimento travestito da libertarismo che è tipico del peggio della buro-cultura così vitale in certi anfratti delle istituzioni di Bruxelles.
C’è da sperare, non tanto per la persona di Buttiglione quanto per la serietà del Parlamento europeo, che governo, commissione, gruppi parlamentari tutti abbiano cura di fare in modo che questa sceneggiata finisca come deve, con la messa a margine dell’intolleranza e dei suoi portatori. C’è da sperare che i media italiani, i quali hanno subito per anni senza fiatare il “modello francese”, cioè la diffamazione sistematica del personale politico scelto dagli italiani per governarsi, taglino corto con il loro provincialismo e si decidano a dare una lavata di capo a questi torquemada del nuovo benpensantismo.
Il Foglio (08/10/2004)
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ATTACCO UE A BUTTIGLIONE. MA I POPOLARI SI RIBELLANO
Iniziativa preordinata e persino annunciata dai giornali della sinistra Mario Mauro (Fi): intollerante Borrell, non Buttiglione
Un inaspettato attacco del presidente dell’europarlamento, il socialista spagnolo Josep Borrell, ha inasprito lo scontro sul giudizio da dare sulla designazione di Rocco Buttiglione a responsabile Giustizia e Interni nella Commissione europea che si insedierà il primo novembre sotto la presidenza di José Manuel Barroso. “In Spagna non vorrei avere un ministro della giustizia che difende le tesi del commissario designato”, ha detto Josep Borrell alla radio francese, preoccupandosi poi di diffondere il testo. “Come spagnolo – ha proseguito – non vorrei avere un ministro della giustizia che considera l’omosessualità peccato, che pensa che la donna debba restare a casa a fare figli sotto la protezione del marito, sono parole che a dir poco offendono. Buttiglione si dovrà occupare di cose importanti, mica di barbabietole”. “Anche le barbabietole avrebbero capito quel che Borrell non capisce”, replica il ministro Carlo Giovanardi.
In difesa del neo-commissario anche il segretario generale del Ppe Antonio Lopez Isturiz. “Sono, indignato, mai un presidente aveva osato tanto”. Nelle audizioni parlamentari gli eurodeputati di centrosinistra avevano interrogato Buttiglione insistendo sulle sue idee a proposito di omosessualità, matrimonio, ruolo della donna, ma anche sulla prospettiva di creare in Nordafrica centri di prima accoglienza per immigrati, e ottenendo dal commissario designato risposte argomentate unite all’assicurazione che le sue ferme convinzioni morali non si tradurranno necessariamente in scelte politiche.
Borrell si è espresso mentre la commissione Libertà civili ancora sta discutendo sul parere da dare sulla designazione di Buttiglione e la sua sortita ha suscitato una grandinata di critiche. “È un fatto grave – ha osservato anche Giuseppe Gargani di Fi, presidente della commissione giuridica -, una turbativa alle audizioni in corso”. Gargani aveva appena comunicato a Borrell il giudizio “alla grande” favorevole a Buttiglione, in seguito a un voto a maggioranza dei membri della sua commissione.
Indignato anche il commento del capofila degli eurodeputati di Fi Antonio Tajani, per il quale l’affondo di Josep Borrel costituisce “una ferita alle istituzioni parlamentari, per le quali egli denota assoluta assenza di rispetto, oltre a una mancanza di riguardo per la persona”. “È inconcepibile – ha aggiunto – che il presidente del parlamento usi un linguaggio del genere, e oltretutto Borrell abusa del suo potere per influenzare i parlamentari europei, interferisce nell’attività delle commissioni e lo fa volontariamente: non solo rilascia un’intervista con toni sprezzanti e irriguardosi nei confronti di Buttiglione, che in Europa tutti conoscono e stimano, ma ne fa anche diffondere il testo”. Buttiglione ha rifiutato di attaccare Borrell “per rispetto al parlamento”.
Si aspetta per lunedí il responso della commissione Libertà civili e il suo presidente Jean-Louis Bourlanges (del gruppo Liberali-Margherita) ha suggerito un voto su tre ipotesi: via libera a Buttiglione, bocciatura, richiesta a Barroso di assegnargli un diverso portafoglio. Quest’ultima veniva considerata ieri la piú probabile anche se difficilmente il successore di Romano Prodi vi darà seguito. A fine mese l’assemblea voterà, infatti, la fiducia alla Commissione Barroso nel suo insieme, non sui singoli commissari.
di Franco Serra
Avvenire 8 ottobre 2004