Santa Sede esclude la fivet

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La Fivet affonda sotto i colpi della "Dignitas Personae"

Ecco tutti i passaggi salienti del documento vaticano…

 

Comitato Scienza e Vita – Comunicato Stampa N. 62, 15 Dicembre 2008

Nel precedente comunicato stampa, Verità e Vita ha salutato con piena soddisfazione il nuovo documento della Chiesa cattolica su alcune questioni di Bioetica. A conferma delle tesi sostenute in quel comunicato, e per agevolare i lettori, ecco di seguito un campionario riassuntivo, con i nostri corsivi, delle affermazioni più incisive del documento della Santa Sede:

  1. “(…) sono da escludere tutte le tecniche di fecondazione artificiale eterologa e le tecniche di fecondazione omologa che sono sostitutive dell’atto coniugale”. (n. 12) 
  2. “Il fatto che la fecondazione in vitro comporti assai frequentemente l’eliminazione volontaria di embrioni è già stato rilevato dall’Istruzione Donum vitae. Alcuni pensavano che ciò fosse dovuto a una tecnica ancora parzialmente imperfetta. L’esperienza successiva ha dimostrato invece che tutte le tecniche di fecondazione in vitro si svolgono di fatto come se l’embrione umano fosse un semplice ammasso di cellule che vengono usate, selezionate e scartate”. (n. 14)
  3. “E’ vero che circa un terzo delle donne che ricorrono alla fecondazione artificiale giunge ad avere un bambino. Occorre tuttavia rilevare che, considerando il rapporto tra il numero totale di embrioni prodotti e di quelli effettivamente nati, il numero di embrioni sacrificati è altissimo. Queste perdite sono accettate dagli specialisti delle tecniche di fecondazione in vitro come prezzo da pagare per ottenere risultati positivi. (…) In realtà è assai preoccupante che la ricerca in questo campo (…) non sembra avere un effettivo interesse per il diritto alla vita di ogni singolo embrione. (n. 14).
  4. “Spesso si obietta che tali perdite di embrioni sarebbero il più delle volte preterintenzionali, o avverrebbero addirittura contro la volontà dei genitori e dei medici. Si afferma che si tratterebbe di rischi non molto diversi da quelli connessi al processo naturale della generazione, e che voler comunicare la vita senza correre alcun rischio comporterebbe in pratica astenersi dal trasmetterla. E’ vero che non tutte le perdite di embrioni nell’ambito della procreazione in vitro hanno lo stesso rapporto con la volontà dei soggetti interessati. Ma è anche vero che in molti casi l’abbandono, la distruzione o le perdite di embrioni sono previsti e voluti. (…) La finalità del trasferimento multiplo è di assicurare, per quanto possibile, l’impianto di almeno un embrione. Il mezzo impiegato per giungere a questo fine è l’utilizzo di un numero maggiore di embrioni rispetto al figlio desiderato, nella previsione che alcuni vengano perduti e, in ogni caso, si eviti la gravidanza multipla. In questo modo la tecnica del trasferimento multiplo comporta di fatto un trattamento puramente strumentale degli embrioni (…). Le tecniche di fecondazione in vitro in realtà vengono accettate, perché si presuppone che l’embrione non meriti un pieno rispetto, per il fatto che entra in concorrenza con un desiderio da soddisfare. (n. 15.)
  5. La Chiesa, inoltre, ritiene eticamente inaccettabile la dissociazione della procreazione dal contesto integralmente personale dell’atto coniugale: la procreazione umana è un atto personale della coppia uomo-donna che non sopporta alcun tipo di delega sostitutiva. La pacifica accettazione dell’altissimo tasso di abortività delle tecniche di fecondazione in vitro dimostra eloquentemente che la sostituzione dell’atto coniugale con una procedura tecnica – oltre a non essere conforme al rispetto che si deve alla procreazione, non riducibile alla sola dimensione riproduttiva – contribuisce a indebolire la consapevolezza del rispetto dovuto ad ogni essere umano. Il riconoscimento di tale rispetto viene invece fornito dall’intimità degli sposi animata dall’amore coniugale.
  6. Il desiderio di un figlio non può giustificarne la “produzione”, così come il desiderio di non avere un figlio già concepito non può giustificarne l’abbandono o la distruzione. (n. 16)
  7. Occorre constatare che, in definitiva, le migliaia di embrioni in stato di abbandono (crioconservazione) determinano una situazione di ingiustizia di fatto irreparabile.

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