Anche in Italia rinasce l’anticlericalismo
Per ora sono soltanto scritte ingiuriose, occupazioni e invettive mosce e triviali. Spiace che i primi segni di un anticlericalismo rinascente si manifestino in quei templi del sapere – così dovrebbero essere – che sono le università.
di Mons. Alessandro Maggiolini
Vescovo di Como
Statale di Milano: occupazione senza alcun preavviso, e insulti e botte a chi reagisce cercando di far valere il proprio diritto di studiare liberamente. Sui muri si scorgono pistole disegnate ed epitaffi contro la Chiesa e il papa: “Dieci, cento, mille vescovi morti” (si sta esagerando almeno dal punto di vista matematico: i vescovi italiani non raggiungono il migliaio). E ancora: “morte ai preti”, come si poteva leggere ai tempi dell’Asino di Podrecca, con lo stesso acume di intelligenza e di inventiva.
A Siena vien tolta la parola al cardinal Ruini e circondano il presidente del Senato impedendogli di parlare.
Episodi similari a Torino, dove è profanata la chiesa della Madonna del Carmine, dove, oltre le scritte oltraggiose è fatto scoppiare un petardo tra i fedeli che stanno pregando.
Perfino a Bologna non ci si accontenta del sindaco ex-sindacalista e si procede all’imbrattamento della facciata dell’università.
Si stanno predisponendo occupazioni e cortei anche in collegamento con le scuole secondarie. Gli ex-sessantottini ora in cattedra, non hanno perso l’abitudine della violenza almeno verbale. E i nuovi sessantottini non si fanno pregare granché per marinare le ore di lezione. A gloria della cultura.
Per la verità, non si tratta della maggioranza degli studenti. Ma tant’è, sulle ragioni prevale il randello.
Da chiedersi rimane perché mai proprio la Chiesa sia il bersaglio degli sberleffi e delle violenze.
Atei o miscredenti di più anziana generazione stanno scoprendo che il cristianesimo non è quella favola sciocca che spesso si diceva. Stanno interrogandosi non solo su Dio, ma anche sulla realtà della Chiesa a difesa e a sollecitazione dei valori più umani della società. Ma c’è chi non ha ancora cambiato i libri della propria giovinezza, e chi non ha ancor letto né quelli vecchi, né quelli nuovi.
Che l’ostilità verso la Chiesa derivi dalla sua autorità morale che si vuole scalzare?
Può essere. Allora ciò significa che il cristianesimo ha ancora – come mai – una parola da dire.
E la si smetta di assicurare che la Chiesa cattolica in Italia trova una libertà incondizionata o quasi.
Il Giorno 2005-11-12