USA: i repubblicani unico partito politico etico?

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Aborto, bioetica e matrimoni gay: il no del partito resta fermo. Nel programma anche il mantenimento degli sgravi fiscali per ceti i più abbienti e la «guerra globale all’estremismo». Da New York Elena Molinari

Per sapere cosa farà George W. Bush se rieletto conviene stare lontani dalla kermesse del Madison Square Garden. Alla grande festa di New York non si parlerà della piattaforma programmatica dei repubblicani, preparata prima ancora dell’inizio della Convention e disponibile su Internet, se non a mezze parole sussurrate nei corridoi. E i discorsi ufficiali di questi giorni sull’inclusività del partito del presidente e la sua apertura alle correnti più moderate potrebbero consolidare l’errata impressione che ormai c’è poca differenza fra democratici e repubblicani.


Al contrario dei democratici, che hanno eliminato dalla loro piattaforma ogni argomento spinoso in nome dell’unità del partito, i repubblicani si sono spinti fino in fondo e hanno prodotto un documento senza compromessi, che dà voce alla loro anima più conservatrice. Almeno sul fronte delle politiche sociali.


Esempio chiave è l’aborto. Da sempre inviso al partito dell’elefantino, nelle ultime elezioni era stato lasciato in secondo piano dai candidati, consapevoli che la messa al bando dell’interruzione della gravidanza non era un obiettivo realistico. Nel programma per il 2004 invece si dice senza mezzi termini che il partito perseguirà politiche per arrivare a «un emendamento alla Costituzione per la difesa della vita» e che «lo scopo è di ottenere protezione legislativa e giudiziaria contro coloro che praticano l’aborto».


Il tono appassionato riemerge nel capitolo dedicato alla ricerca con le cellule staminali: «Sosteniamo con forza – si legge – la decisione del presidente di non usare fondi pubblici per incoraggiare la distruzione di embrioni umani». L’approvazione per le scelte del presidente, dalla guerra al terrorismo all’Iraq, è il leit motiv del documento.


Solo la presa di posizione contro i diritti degli omosessuali si stacca dalle dichiarazioni di Bush di voler proibire i matrimoni gay per chiedere anche una forte limitazione ai diritti delle coppie di fatto.


La piattaforma è stata formalmente approvata dal partito lunedì scorso, ma non è certo una posizione unanime. Da settimane sia fra le fila dei repubblicani che fra storici e politologhi si levano voci di dissenso che invocano un ritorno del partito alle idee centriste che hanno dominato la maggior parte della sua storia, dalla sua nascita alla metà del XIX secolo come movimento anti-schiavista, tenendolo a galla in congiunture storiche difficili.


Un capitolo della piattaforma 2004 suona particolarmente ostico ai difensori della purezza del Grand Old Party, ed è quello che tollera senza obiezioni l’attuale buco di 450 miliardi di dollari nel bilancio federale, definendolo «non desiderabile ma gestibile» e che auspica di rendere permanenti gli sgravi fiscali per i più abbienti introdotti da Bush.


Una frase che si allontana anni luce dai principi repubblicani della responsabilità fiscale, della parità di bilancio e dei tagli alle spese reintrodotti negli anni ’80 da Ronald Reagan e che dominarono gli anni ’90, spingendo persino i democratici di Clinton ad abbracciarli. Ma ora, per quanto al Madison Square Garden si faccia il nome di Reagan come nume tutelare, sono decisamente fuori moda.


(C) Avvenire, 1 settembre 2004