La Realpolitik curiale ha un maestro: Andreotti…
Sull’ultimo numero di “30 Giorni“, il mensile cattolico plurilingue da lui diretto, Giulio Andreotti dispiega ancora una volta la “Realpolitik” di cui è incrollabile interprete, applicata alla politica internazionale della Chiesa.
Nell’editoriale, dedicato al “caso Iran”, Andreotti scrive senza se e senza ma che in quel paese “vi è una indisturbata presenza dei cristiani”.
Chissà cosa ne pensa il cardinale Angelo Scola, che sulla rivista “Oasis” da lui fondata ha appena pubblicato un‘inchiesta proprio sulla difficile situazione dei cristiani in Iran. Vedi in www.chiesa: “La Chiesa rompe il silenzio sull’islam degli ayatollah“.
Ma ancor più indicativa, sullo stesso numero di “30 Giorni“, è l’intervista al cardinale Theodore E. McCarrick, arcivescovo di Washington, reduce da una visita in Cina fitta d’incontri con esponenti del regime e della Chiesa cattolica ad esso legata (in primis il vescovo ufficiale di Pechino, Michele Fu Tieshan, non riconosciuto da Roma).
In tre pagine di intervista, né il cardinale né l’intervistatore spendono una sola parola per richiamare la mancanza di libertà religiosa in quel paese.
Colpisce la differenza con quanto invece ha detto in pubblico – negli stessi giorni in cui è uscita l’intervista del cardinale – il presidente americano George W. Bush, in visita in Cina.
E anche con quanto ha fatto. Bush ha voluto assistere al servizio religioso in una affollata chiesa protestante della capitale, mentre il cardinale McCarrick ha detto messa in privato nella sua camera d’albergo.
Settimo cielo – Il blog di Sandro Magister, 24 novembre 2005