Il Polo pesca il jolly nella legge elettorale:
«Ecco perché siamo avanti di 20mila voti»
Calderoli: «Prodi non può annettersi le 44.580 preferenze per la Lega Alleanza Lombarda». Possibile un ricorso della Cdl in Cassazione. La sinistra insulta: sono solo deliri…
Silvio Berlusconi tira dritto. E nonostante prosegua senza sosta il lavorio delle diplomazie dei due schieramenti alla ricerca di un’intesa che con il passare dei giorni sembra essere inevitabile, continua a non perdere di vista neanche per un attimo il riconteggio delle schede.
«Andremo avanti fino all’ultimo voto», ripete come fosse un mantra nelle molte conversazioni telefoniche con i coordinatori regionali di Forza Italia. Invitandoli a denunciare ogni irregolarità e convinto che «il risultato può ancora cambiare». Con un duplice obiettivo: ridurre al minimo lo scarto di voti con l’Unione, magari riuscendo nel sorpasso, e, soprattutto, mettere all’angolo Romano Prodi, su cui pesa ogni giorno di più l’incertezza di un successo di misura e sul quale potrebbero pendere ricorsi su ricorsi. Con sullo sfondo la trattativa per il Quirinale, che visti gli equilibri del futuro Parlamento non può non coinvolgere anche la Casa delle libertà.
Il lodo Calderoli. E mentre prosegue freneticamente la verifica è l’ex ministro delle Riforme Roberto Calderoli ad aprire un nuovo fronte. Quello della Lega Alleanza lombarda che si è presentata solo nella circoscrizione Lombardia2 incassando 44.580 voti. Che, spiega il coordinatore delle segreterie del Carroccio, «non possono essere assegnati a Prodi». «La legge – spiega Calderoli – l’ho scritta io e parla chiaro: la cifra elettorale nazionale di coalizione deriva dalla somma delle cifre elettorali nazionali delle singole liste e la cifra elettorale nazionale di ciascuna lista è data dalla somma delle cifre elettorali circoscrizionali conseguite nelle singole circoscrizioni». Insomma, secondo l’esponente leghista, «la cifra nazionale deve essere la somma di almeno due circoscrizioni» mentre la Lega Alleanza lombarda si è presentata solo in una. Ragionamento che Calderoli sintetizza così: togliendo quei 44.580 voti ai 25.224 con i quali, stando ai dati del Viminale, l’Unione ha vinto le elezioni, «a prescindere dalla verifiche la Casa delle libertà è già in vantaggio alla Camera di circa 20mila voti». Insomma, chiosa l’ex ministro citando un’immagine cara a Giovanni Trapattoni, «non dire gatto se non ce l’hai nel sacco».
Il ricorso. Al di là della verifica di eventuali errori materiali sui verbali, dunque, sul risultato elettorale penderebbe una sorta di lodo Calderoli. Che trova sostenitori anche in Forza Italia, An e Udc, tanto che la Casa delle libertà sta pensando di presentare un ricorso in Cassazione. Con i suoi Berlusconi definisce la vicenda «incredibile», la conferma che «abbiamo ragione a pretendere un conteggio accurato». Il coordinatore azzurro Sandro Bondi si dice invece «sbalordito» del fatto che «nel calcolo provvisorio siano stati inseriti i voti ottenuti da una lista che si è presentata in una sola circoscrizione». E «se ciò fosse confermato – aggiunge – è chiaro che il risultato elettorale deve essere rovesciato». D’accordo il vicecoordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto secondo il quale «i problemi posti da Calderoli mettono in evidenza questioni assai serie che danno anche una spiegazione del pressing che la sinistra sta facendo per chiudere la vicenda». Anche il capogruppo alla Camera di An Ignazio La Russa considera l’obiezione di Calderoli «intelligente e tutt’altro che peregrina». Mentre secondo l’Udc Stefano Graziano, uno dei tecnici centristi che hanno partecipato alla stesura della legge elettorale, l’osservazione dell’ex ministro è «giusta e va verificata».
La Cassazione. La replica dell’Unione non si fa attendere. In una nota, il coordinamento dell’Ulivo invita Calderoli «a imparare a leggere ciò che dice di aver scritto nella sua legge» e ricorda che «Lega Alleanza Lombarda è regolarmente apparentata» con il centrosinistra. Entra nel merito della vicenda Alfonso Pecoraro Scanio. «Sulla questione – dice il leader dei Verdi – si è già pronunciata la Cassazione con un provvedimento pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 17 marzo secondo il quale tutte le liste presenti alle elezioni ed i rispettivi collegamenti erano regolari». La Casa delle libertà, è invece la convinzione del segretario dei Radicali Daniele Capezzone, «vuole buttare tutto in caciara». Mentre alza il tiro il leader del Pdci Oliviero Diliberto: «C’è il giro un’aria di golpe».
di Adalberto Signore
Il Giornale del 16 aprile 2006