E i comunisti si nominano eredi di Cristo
Dibattito infuocato su Liberazione
Cristo il primo antimperialista della storia, la Chiesa che tradisce il messaggio del Vangelo, i comunisti unici e fedeli depositari delle parole di Gesù.
Ma no, quali cristianesimo, quale Dio: per essere comunisti bisogna essere atei; Marx è chiaro: la religione è l’oppio dei popoli, è l’alienazione delle masse.
Il vecchio armamentario ideologico marxista-leninista rinfrescato dal nuovo pensiero no global e neopacifista. È quello che si legge da alcuni giorni a questa parte su Liberazione, organo di Rifondazione Comunista.
Un dibattito bello tosto, che ricorda i tempi gloriosi delle assemblee studentesche o i consigli di fabbrica e dei cineforum impegnati, quando si levava il grido: “E adesso, dibattito!” . Scene immortalate dai film di Nanni Moretti.
Il tema è ora “Cattolici e comunisti”, un botta e risposta fatto di interventi appassionati. Tutto comincia con una lettera al direttore del quotidiano, pubblicata con molto rilievo il 30 settembre scorso, firmata da un lettore Chicco Gianini che spiega con fierezza “perché non possiamo dirci cattolici” (noi comunisti). Appunto, perché il comunismo comporta, come sua naturale derivazione, l’ateismo. Roba da Ottocento? Niente affatto.
L’argomento piace, e tanto, ai lettori di Liberazione. Che il giorno dopo, il primo ottobre, rispondono indignati: scusate, e allora Don Milani? E quel “segno della Croce” di tanti compagni ai funerali di Togliatti e di Berlinguer? Anche in questo caso, ricompare il vecchio cavallo di battaglia del cattocomunismo: don Milani come esempio di prete scomodo, di prete-contro. Dimenticando che lui, invece, è sempre stato polemico e duro con i comunisti. E poi, la teologia della liberazione, i cristiani per il socialismo…
Il giorno seguente, il 2 ottobre, ecco che compaiono le parole-chiave: alienazione religiosa, come Marx insegna. Insomma, la religione oppio dei popoli. Niente di nuovo, anche in questo caso.
Ma il colpo d’ala si realizza venerdì scorso. In una lettera firmata Sante Camo, da New York si chiariscono alcuni illuminanti concetti: primo, bisogna distinguere “il Cristianesimo di Cristo (che parlava alle masse) da quello di Paolo, il burocrate, che poi divenne Cattolicesimo dell’impero romano”. Secondo, a Cristo non piaceva il potere, sia quello dei “patriarchi ebrei che quello dell’impero romano”. Ergo: Cristo era un antimperialista, e fu ammazzato proprio per questo. È stato il primo antimperialista della storia, come anche il primo comunista. Infatti, e questo è il terzo punto importante, bisogna convincere i cristiani, quelli veri, che “il cristianesimo di Cristo collima più con il nostro pensiero che con quello della Chiesa “.
Intanto, accanto a queste nuove linee di pensiero, si accostano i sentimenti dei comunisti più duri e puri. Per esempio c’è chi si indigna perché Liberazione ha osato pubblicare in prima pagina il richiamo al nuovo libro del Papa con il riferimento al “comunismo come male necessario”. Cosa c’entra Wojtyla con ” la nostra storia “, si chiede? Nel senso, come si permette di giudicarci? E ancora, c’è chi lancia l’allarme: fermi tutti, qui si sta cercando di “riabilitare”, in un modo più o meno sotterraneo, “gli eredi dei carnefici non solo e non tanto dei vari Giordano Bruno, Tommaso campanella, Galileo Galilei” e poi dei militanti antifascisti in Spagna, in Jugoslavia e così via.
Questi definirli “compagni di strada nella nostra battaglia per un mondo più giusto e libero”?Ma per carità…
Ecco tornare i vecchi, sani principi del comunista doc, che appena può, getta via la sua patina buonista. E mostra il suo volto. Appunto, il “male necessario” di cui parla il Papa.
di CATERINA MANIACI
Libero 10 ottobre ’04