Le piroette disinvolte di Walter Veltroni:
è laico "ma anche" cattolico…
Veltroni in un\’intervista al quotidiano spagnolo "El Paìs", vicino ai socialisti, esalta Zapatero e si fa alfiere di norme per i gay. E nello stesso giorno cerca di rassicurare il direttore di "Famiglia cristiana" don Sciortino: "Sui temi etici non dovete temerci"…
Tutto il mondo è País. E Walter Veltroni, coerentissimo almeno in questo, esporta il ma-anchismo anche all’estero. Anzi, se possibile, ne firma una versione spagnola elevata a potenza. Roba da aumentare l’export di qualche punto percentuale in un sol giorno, «un nuovo miracolo italiano». Anche se questa l’aveva già detta qualcuno. Ma questo, per Walter, si sa, non è un problema. Funziona così. Lo stesso giorno, Veltroni firma due dichiarazioni. Nella prima, vergata appositamente per Famiglia cristiana che l’aveva accusato di deriva laicista per la presenza dei radicali e di Veronesi nelle liste del Partito democratico, Walter spiega che in realtà lui è cattolicissimo. Nella seconda, rilasciata al quotidiano spagnolo El País, vicino ai socialisti iberici, Walter spiega che lui ammira molto l’opera di Zapatero e che in realtà lui è laicissimo. Insomma, cattolicissimo, «ma anche», contemporaneamente, laicissimo. Crozza, così in alto, non ci sarebbe mai arrivato.
Non ci credete? Silenzio, parla Walter. A Famiglia cristiana, in una lettera indirizzata al direttore don Sciortino, spiega che «non c’è ragione di temere che nel Pd i cattolici siano mortificati. Al contrario, è di tutta evidenza come essi rappresentino una delle colonne portanti del partito: non solo sul piano quantitativo, ma anche (questo è testuale ndr) sul piano della qualità e dell’autorevolezza delle idee, così come delle donne e degli uomini che le portano avanti». Per le agenzie di stampa è una dichiarazione epocale, di quelle da fare con i «flash» urgenti, con tanto di crocette apposite che segnalano le dichiarazioni importanti: «Veltroni a Famiglia cristiana: cattolici colonna portante Pd». Per don Sciortino è una dichiarazione di fronte alla quale non resta che attendere: «Verificheremo nei fatti quale peso avrà la componente cattolica del partito; come e quando verrà realizzato "un fisco più a misura di famiglia"; infine, se l’accordo del Pd con i radicali renderà più agevole la realizzazione di questo programma». Della serie: San Tommaso aveva più fiducia.
Anche perché, per «verificare» immediatamente basta cambiare Paìs. Nel senso della Spagna e del giornale più vicino a Zapatero, che riserva a Veltroni reportage entusiastici e un’intervista in cui Walter tocca tutti i temi etici. A modo suo, cioè spiegando che l’etica assoluta in campagna elettorale è meglio lasciarla un po’ da parte: «Non voglio introdurre in campagna elettorale temi che dividano gli italiani, faremo una cosa con più sfumature». E quindi, per quanto riguarda gli omosessuali, «abbiamo proposto una legge che tuteli garanzie e diritti e dobbiamo trovare un punto di sintesi come si fece con la legge 194, che è buona per tutti». E così è sistemato anche l’aborto. E le campagne di Zapatero che ne hanno fatto un’iconcina da portare in processione per tutti i laicisti di casa nostra, quasi una madonna pellegrina dei diritti civili? «Ha fatto molto bene, l’ho detto in tutta Italia». Poi, già che c’è, Walter condisce tutto con una spruzzata di veltronismo doc: «Siamo riformisti, non siamo di sinistra». Frase necessaria e sufficiente a guadagnarsi l’ironia degli Arcobaleno. Fausto Bertinotti ironizza: «Se l’ha detto davvero è reo confesso»; Titti Di Salvo rincara: «È vero, non hanno nulla di sinistra».
Parole che contagiano anche El País. Perché, per i giornali, davvero tutto il mondo è Paés. Cito fior da fiore: «Veltroni ringiovanisce la politica italiana»; «uno stile ragionevole, convincente»; «Veltroni comunica con tutti»; «lancia un messaggio di rinnovamento totale» e «dopo 15 anni di caos, urla corruzione e politichese, quando l’Italia sembrava rassegnata a un incerto ritorno di Berlusconi, ecco Walter con i suoi modi educati, il suo aspetto di italiano comune, la cultura laicista ma anche accorta con i cattolici».
In spagnolo, ma anche si dice pero también.
di Massimiliano Lussana
Il Giornale n. 53 del 2008-03-02