Cattolici e rilevanza politica: le quattro strategie fallimentari

La Evangelium vitae (1995) di Giovanni Paolo II aveva spiegato il legame tra le questioni bioetiche dentro la questione sociale: il nesso tra bioetica e Dottrina sociale della Chiesa. Se osserviamo la realtà attuale bisogna però riconoscere che il messaggio non è stato recepito e che quell’incontro non è avvenuto.

Dalla Nota dei vescovi italiani del 2007 sulle coppie di fatto, nonostante la schiera di leggi innaturali approvate soprattutto in questi ultimi cinque anni – Cirinnà, divorzio express, fine vita, suicidio assistito, diritto al figlio concepito in provetta – , ben più dirompenti e ingiuste di quella sulle coppie di fatto, l’episcopato italiano non ha più prodotto nessun documento in materia.
Mentre le leggi andavano sempre più in fondo alla questione e l’offensiva si radicalizzava, la Chiesa si ritirava sempre più alla superfice della questione.
Bisogna poi ricordare che tutte le leggi sopra ricordate sono state approvate con il voto dei cattolici presenti in Parlamento.
La Dottrina sociale della Chiesa dichiarava così la propria sconfitta, causata più dal fronte interno che da quello esterno, dato che le cose buone non muoiono che per suicidio.

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Lobbies-LGBTQ: solo un gioco da tavolo?

Come mai l’Arcigay produce un gioco? «La lobby gay esiste, anzi ce n’è più di una!» è il motto di Lobbies, il gioco da tavolo ideato e appena pubblicizzato dal Cassero-Arcigay di Bologna (1).
I giocatori devono conquistare la città organizzando eventi e sfruttando le proprie risorse, tramite strategie e alleanze di comodo, per aumentare la propria influenza sulla società.

Uno scopo geniale: E’ chiaro che non si tratta solo di un gioco, ma si vogliono sensibilizzare gli attivisti LGBTQ. Il gioco, infatti, favorisce la

  • consapevolezza di essere una lobby, ossia una minoranza che deve incidere sulla politica;
  • conoscenza degli strumenti di base del lobbying: «denaro, consenso, militanti e propaganda»;
  • dovere di «collaborare per obiettivi comuni», nonostante le diversità dei gruppi (2).

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Tribunale di Venezia: legge Cirinnà incostituzionale

Il lento avanzare del matrimonio omosessuale e delle sue implicazioni: mai dimenticare che i passi indietro dovrebbero essere solo temporanei…

Venezia, il tribunale vieta ad un bambino di avere due mamme: ma NON è una buona notizia.
Infatti, secondo i giudici, la legge Cirinnà presenta aspetti di incostituzionalità perchè, paradossalmente, discriminerebbe i genitori gay.

A sollevare la questione sono i giudici del Tribunale di Venezia che hanno rimesso il giudizio alla Corte Costituzionale. Il caso è quello di una coppia di donne unita civilmente. Una di loro, due anni fa, si è sottoposta a fecondazione assistita con donatore anonimo in Danimarca. A novembre 2017, a Mestre, è nato un maschietto, ma il Comune di Venezia, nell’atto di nascita ha indicato il bambino come “nato dall’unione naturale con un uomo, non parente né affine” della partoriente e non ha indicato la compagna come genitore, lo riporta il Corriere del Veneto.

Segue come al solito una vertenza giudiziaria perché anche quest’ultima venga registrata come seconda madre. Il Tribunale di Venezia sospende il procedimento e fa ricorso alla Corte costituzionale perché ritiene che la legge Cirinnà discrimini le coppie omosessuali rispetto a quelle eterosessuali.

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Alchimia, comunismo e pedarastia: Mario Mieli

Uno ascolta il tg regionale di RAI 3 Lombardia di venerdì e, in coda, nella rubrica degli appuntamenti culturali per il week end, sente di questo e di quello e pure dello spettacolo in cartellone al Teatro Out Off di Milano da martedì scorso a domani, domenica: Abracadabra. Incantesimi di Mario Mieli, il mago del gender, prodotto dal giornalista Maurizio Guagnetti e dall’attrice Irene Serini.
La quale, intervistata a questo proposito su Gaynews.it – che ne descrive lo spettacolo come «[…] una specie di seduta spiritica» su sessualità e identità di genere – parla trasognata di Mieli utilizzando, tra il serio e il faceto, espressioni come «magia» e «pozioni magiche», laddove sul proprio blog definisce Mieli pure «alchimista».

C’è parecchio mestiere in tutto questo, eppure di pozioni Mieli si servì davvero. Per esempio quella di cui parla Francesco Paolo Del Re nell’articolo Mario Mieli, dinamite frocia contro la Norma, pubblicato sul quotidiano comunista Liberazione l’11 marzo 2008: «Il Mieli “alchemico” dell’ultima parte della sua vita narra un’esperienza magico-erotica che lo vede protagonista insieme al suo fidanzato: la celebrazione di un rito di “nozze alchemiche”, con la preparazione e l’assunzione di un pane “fatto in casa”, un dolce nel cui impasto confluivano non solo merda, sangue e sperma, ma anche ogni altra secrezione corporale, dalle lacrime al cerume.
Perché? “L’abbiamo mangiato – dice Mieli – e da allora siamo uniti per la pelle. Pochi giorni dopo le “nozze”, in una magica visione abbiamo scoperto l’Unità della vita. Era come se non fossimo due esseri disgiunti, ma Uno; avevamo raggiunto uno stato che definirei di comunione”. Questa comunione vuole essere testimonianza e annuncio dell’avvento di un’armonia che, attraverso la liberazione dell’Eros, costituisce una nuova “età dell’oro”».

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Gay pride, brigate arcobaleno, partigiani

Brigata Arcobaleno:
ieri il fascista, oggi l’omofobo

E’ un filo rosso assolutamente coerente quello che lega la nascente Brigata arcobaleno che ha sfilato sabato per le vie del Roma Pride 2018 e l’aneddotica partigiana.
Non è una provocazione, è il naturale sbocco di due realtà che vivono di ideologia e che nascondono il loro odio accusando falsamente gli altri di essere portatori di odio e discriminazione.
Ieri il fascista, oggi l’omofobo.

Dopo 70 anni l’Anpi sfila assieme ai collettivi Lgbt con in testa l’associazione Mario Mieli per una battaglia comune al motto di “la Liberazione continua”.
Il nemico è sempre quello: ieri il fascista, oggi è ancora il fascista, identificato stavolta con il ministro della famiglia Lorenzo Fontana.
Se non fossimo di fronte ad una carnevalata potremmo aggiungere: chi si somiglia si piglia.

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Emilia-Romagna: un altro tassello verso il gender diktat

Adesione dei Comuni di Bologna, Modena, Parma, Reggio al pdl contro l’omotransfobia.
Il Sindaco di Bologna Merola: «Adesso discussione obbligatoria in Regione»

Dopo il blocco il Parlamento della cosiddetta “Legge Scalfarotto” che istituiva una sorta di reato di pensiero per chi dissentisse dall’ideologia LGBT (vedasi https://www.corrispondenzaromana.it/omosessualismo-intervento-di-famiglia-domani-contro-la-legge-sullomofobia/), la lobby omosessualista ha cambiato strategia: quel che non si è ottenuto nel Parlamento nazionale, lo si fa nei parlamenti regionali.

Dal 2014 si è pertanto intensificata l’azione che porta le Regioni a legiferare in materia di “reato di pensiero”; così si è espresso l’ex senatore e direttore di Gaynews Franco Grillini: «La legge è già in vigore in numerose Regioni tra cui Toscana, Liguria, Umbria e in discussione in diverse altre tra cui Lazio, Calabria, Campania, Puglia, Basilicata. Si tratta ora di fare lo stesso in Emilia-Romagna, dove c’è tutto il tempo necessario prima della fine di questa legislatura (oltre un anno e mezzo)».

Le inattese difficoltà nella Regione rossa
L’odissea della legge regionale contro l’omotransnegatività in Emilia-Romagna è anche dovuta alle divisioni interne al Partito Democratico, forse sempre più conscio che queste tematiche producono un’emorragia di consensi elettorali. Nella scorsa legislatura si era a un passo dall’approvazione quando il governatore Vasco Errani si dimise.
Una battuta d’arresto cocente per il padrino del movimento LGBT italiano, l’allora consigliere regionale Franco Grillini che, primo firmatario del progetto di legge contro le discriminazioni e la cultura omofobica, era comunque convinto d’un logico quanto rapido ottenimento di tale risultato con l’insediamento della nuova Giunta nel novembre 2014. Ma, invece, in un gioco illogico di rimbalzi e promesse – non ultima quella del presidente Bonaccini che, nel 2016, aveva dato pubblica rassicurazione sull’approvazione del pdl nel giro d’un anno – si è arrivati fino a oggi senza che il testo sia mai arrivato in Commissione per la pre-discussione.

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Emilia-Romagna: legge per la dittatura gender?

«Consentire ad ogni persona la libera espressione e manifestazione del proprio orientamento sessuale […] prevenire e superare le situazioni, anche potenziali, di discriminazione».
E’ quanto prevede l’art. 1 della proposta di legge regionale rispetto alla quale, il 17 maggio 2018, si svolgerà un presidio davanti al grattacielo della Regione Emilia-Romagna.

Per chiarire in concreto cosa implicherebbe l’approvazione di tale legge, è utile segnalare quanto avvenuto in queste ore a Bergamo:
«Messa in riparazione contro il Gay pride: denunciati gli organizzatori. Chiesto alla Procura di intervenire per bloccare la S. Messa: è un atto riprovevole che alimento odio e violenza contro gli omosessuali.
Agcom e Polizia postale oscurino le pagine Web dell’iniziativa
».
E’ significativo che si cerchi di impedire una Messa appellandosi (per ora) all’art. 415 c.p.: istigazione alla violazione di leggi, all’odio, ecc.

Tornando alla legge per l’Emilia-Romagna, l’art. 8 prevede anche l’istituzione
«di centri e case antidiscriminazione e antiviolenza […] nonché di punti di ascolto e di emersione della discriminazione». Sembra proprio una polizia politica LGBT, che segnalerà tutto ciò che ostacola l’azione della lobby, come confermano le “prove” già poste in atto da Arcigay. Prove che, come sempre, tengono conto delle denunce (sempre pretestuose) e mai delle sentenze.

All’art. 10 si giunge addirittura a disciplinare in senso omosessualista le funzioni del Corecom (Comitato Regionale per le Comunicazioni) che dovrà monitorare i «contenuti della programmazione televisiva e radiofonica regionale e locale, nonché dei messaggi commerciali e pubblicitari»: tecnica e metodi da KGB sovietico.

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Sempre più sindaci dicono no al Gay Pride

TrentoGenovaNovaraRegione Lombardia, poi Firenze Arezzo, in “forse” anche Pompei.
Fioccano i no al patrocinio dei Gay Pride 2018.
Molte parate dell’orgoglio omosessuale non saranno sostenute dalle giunte delle città dove l’Onda farà tappa: una decisione presa da amministratori sia di centro-destra sia centro-sinistra.
Per tutti vale la stessa motivazione: non è una manifestazione istituzionale e veicola messaggi non condivisi dalla comunitàAnzi la divide.

Se non sorprendono i no arrivati dagli amministratori di centro destra, a stracciarsi le vesti sono stati quelli delle città targate PD che sui diritti civili ha campato un’intera legislatura.
Forse ci si sta rendendo conto che il sostegno a questo evento fa perdere voti.
Forse si è capito che i voti della lobby LGBT arrivano al massimo a 100 nelle città capoluogo di Regione.
Forse si è realizzato che la lobby LGBT non vota centro-sinistra, ma estrema sinistra.

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Esponenti politici: riconoscere chi vuol distruggere la nostra identità

Gli impegni del politico secondo l’Arcigay

L’Arcigay stila un elenco di promesse elettorali che ogni candidato meritevole del voto dei gay dovrebbe fare proprie.  Le riportiamo qui di seguito:

1 – MATRIMONIO PER TUTT* L’estensione dell’istituto del matrimonio civile a tutte le coppie, omosessuali e eterosessuali, così come accade in moltissimi Paesi nel mondo, superando l’idea discriminatoria di un istituto ad hoc per le coppie formate da persone dello stesso sesso.

2 – ADOZIONI PER SINGLE E COPPIE DELLO STESSO SESSO La riforma della legge 184 del 1983 sulle adozioni, affinché, tenendo al centro l’interesse primario del minore, sia resa possibile l’adozione per i single e le coppie formate da persone dello stesso sesso.

3 – LEGGE DI CONTRASTO E PREVENZIONE DELLE VIOLENZE E DELL’ODIO OMOTRANSFOBICO Dopo il naufragio del tentativo di riforma della legge Mancino, è necessario riaprire una discussione finalizzata a produrre un’iniziativa legislativa che definisca un’aggravante per i crimini che hanno origine nell’omofobia, nella lesbofobia, nella bifobia e nella transfobia, e che metta in campo azioni strutturali di contrasto e di prevenzione soprattutto in ambito educativo.

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