Il mondo pro family è in festa, ma a torto. La Cassazione ha sì condannato la pratica dell’utero in affitto, ma ha sancito la legittimazione della filiazione omosessuale. E’ una benedizione dell’omogenitorialità a patto che non derivi dalla pratica dell’utero in affitto, che in Italia è reato. Un escamotage che, non a caso, gli avvocati della causa gay hanno sottolineato e apprezzato, facendo rientrare dalla finestra la maternità surrogata uscita dalla porta.
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La Corte di Cassazione è stata chiamata a decidere di un caso di omogenitorialità. Il lui della coppia ha fornito gli spermatozoi che sono andati a fecondare gli ovociti di una donna non italiana e poi una terza donna straniera ha portato a termine la gravidanza mettendo al mondo due bambini. I due uomini membri della coppia omosessuale sono stati riconosciuti entrambi come genitori legittimi da parte di un giudice straniero. Tornati in Italia i due uomini hanno chiesto all’anagrafe del loro comune di residenza di riconoscere la decisione del giudice e quindi di iscrivere i due bambini nel registro anagrafico facendoli comparire come figli di entrambi, sia del padre biologico sia del compagno di questi, che ormai nella neolingua giuridica viene definito come “genitore d’intenzione”. L’ufficiale di stato civile si è rifiutato di farlo e ne è nato un contenzioso civile che è approdato sino alla Corte di Cassazione.
Spesso i partiti non mantengono le promesse in tema di valori non negoziabili: un’ulteriore conferma è venuta dai programmi proposti ai cattolici alle elezioni del marzo 2018 e, ancora una volta, non rispettati.
Un professore di Storia Contemporanea ha ben descritto come i cattolici siano stati regolarmente traditi da chi si proponeva di rappresentarli (si veda il volumetto: https://www.edizionifiducia.it/libreria/chiesa-cattolica/centro-ci-porto-sinistra/ ).
La colpa di ciò è soprattutto nostra, perchè: – continuiamo a votare in base a ciò che sentiamo e vediamo in televisione; – dimentichiamo chi ci ha tradito.
Anche alle prossime elezioni del 26/5/2019 ci vengono proposti candidati “cattolici” che:
– fanno proclami intransigenti in merito alla difesa della vita umana e della famiglia
– ma non hanno “storia”, cioè non han mai fatto nulla di concreto su questi temi
– o, addirittura, hanno votato a favore delle unioni civili e sostenuto i Governi più ostili ai nostri valori.
Fuoco ad alzo zero della lobby LGBT contro Patrizia del Giudice, Assessore alle Pari Opportunità della Regione Puglia.
Il motivo? L’aver dichiarato “Io sono per la famiglia naturale“.
C’è una petizione online per chiedere la revoca a Patrizia Del Giudice del ruolo di presidente della commissione Pari opportunità della Regione Puglia: ma, al momento in cui scriviamo, ha raggiunto solo 844 firme da tutta Italia (1). Più o meno le stesse della petizione di segno opposto: a favore della Del Giudice e promossa dalle associazioni familiari che aderiscono a Nova Civilitas Bari.
La petizione è l’ultimo tassello di una vicenda che si è svolta nell’ultimo weekend di marzo. Tutto è partito da un commento che la Del Giudice ha lasciato sulla pagina dell’avvocato Fabio Candalice: “I faraoni Lgbt e i radical chic d’ogni dove con la loro risaputa arroganza dittatoriale sono ormai prossimi alla pernacchia universale che li spettinerà“.
Puglia, la Regione a guida PD, ha scelto per le Pari Opportunità una persona proveniente dalla società civile (Patrizia del Giudice è Vice presidente di Confindustria Puglia), estranea alle logiche di partito e probabilmente anche a quelle del PD: è quindi normale che sulla vita e sulla famiglia abbia le idee della maggioranza degli italiani.
Proprio a tale titolo la Del Giudice era stata premiata pochi giorni prima con il prestigioso premio “Woman for woman”, a riconoscimento della sua attività istituzionale a favore del’imprenditoria femminile (2).
Di più: in novembre aveva promosso la 1° conferenza regionale sulla famiglia (al singolare), escludendo la lobby gender e invitando invece le associazioni familiari: orrore!
Ma dell’aiuto alle donne la setta LGBT se ne frega: l’Assessore Del Giudice deve dimettersi perchè estranea all’ideologia gender veicolata dal PD.
Marinaie spose, “ministra” della Difesa si congratula e… viene sommersa da critiche degli italiani
“Il Signore creò Adamo ed Eva. L’uomo e la donna. Le cose inverse sono di Satana“: la ministra della Difesa Elisabetta Trenta si congratula su Facebook con Lorella e Rosy, le due marinaie unite civilmente a La Spezia ma, fra i pochi complimenti e auguri alle donne, viene sommersa da commenti detttati dal buon senso, dell’italiano medio, pieni di indignazione.
Errore della ministra, secondo gli utenti, quello di aver dato “visibilità a un abominio”, di fare del “razzismo al contrario” verso gli etero e di aver sbagliato nel definire le due spose “l’esempio di una importante evoluzione culturale, nelle Forze Armate e nel nostro Paese”, riducendo così “al ridicolo” la Marina.
Huston abbiamo un problema e il problema è bello grosso:
– “Le conquiste sociali non si toccano, non si discute sulla revisione dell’aborto del divorzio, della libertà di scelta per donne e uomini“.
– “Divorzio, aborto […] non sono in discussione”.
– “Lo ripeto: legge 194, diritti civili e di scelta non sono in discussione né nei programmi del governo”.
Chi lo ha detto? La Bonino? No, Matteo Salvini il 27 e il 29 marzo, ripetendolo anche il 30 marzo poco prima di arrivare al Congresso Mondiale delle Famiglie, così come riportato rispettivamente dall’Ansa e dal Corriere.
“Io penso che nessuno in Italia voglia abolire la legge 194. Io non voglio abolire la 194. Nessuno In Italia vuole abolire la legge 194, siamo seri.[…] La legge 194 è una legge fatta benissimo e non si tocca” dal minuto 7,30”). Chi lo ha detto? Lo ha detto la Boldrini? No, lo ha detto l’on. Giorgia Meloni il 27 marzo scorso alla trasmissione Accordi e disaccordi sul canale Nove.
“L’oggetto del convegno [il Congresso Mondiale delle Famiglie] non è mai stato di mettere in discussione la legge 194, così come le altre conquiste sociali di questo paese”. Chi mai potrebbe parlare di aborto come conquista sociale del Paese? Zingaretti? No, il sindaco di Verona, di centrodestra, Federico Sboarina. Il quale ammette anche di aver concesso sale comunali per eventi antagonisti al Congresso di Verona: “In questi stessi giorni a Verona anche il circolo Pink ha utilizzato sale comunali per esprimere la propria idea”. Per tacere del convegno “Il ruolo del gender e della famiglia nella mobilitazione e nelle politiche della destra. Solidarietà femminista e prospettive rivoluzionarie” svoltosi il 29 marzo scorso presso la sala civica Elisabetta Lodi.
La famiglia va distinta dalle “unioni civili rispettabilissime con tutti i diritti che possono avere”. Al nostro personaggio misterioso l’intervistatore porge questa domanda: “E non sono una minaccia alla famiglia?”. E Mr X risponde: “Per niente, per niente”. Chi questo Mr X? L’on. Monica Cirinnà? No, il vescovo di Verona mons. Giuseppe Zenti.
Nei Comuni dell’Emilia-Romagna ci sono tante forme di aiuto alla maternità e alla famiglia (1). Tuttavia, per colpa dei meccanismi ISEE sul reddito, gli aiuti alla maternità e alla famiglia sono utilizzati solo dagli extra-comunitari.
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Se risiedi in Emilia-Romagna FIRMA LA PETIZIONE per chiedere ai Segretari di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia
che nei programmi elettorali vengano inseriti provvedimenti
a favore della maternità e della famiglia emiliano-romagnola.
PETIZIONE ELETTORALE: più vita e famiglia nel nostro Comune