Altra “bacchettata” al confuso esponente democristiano del MpV: stavolta tocca alla Dott.ssa Marisa Orecchia, già Vice Presidente del MpV.
Caro Carlo,
vedo che nell’editoriale del Sì alla Vita di questo mese, riprendi quanto già avevi affermato nella riunione dell’ultimo direttivo del Movimento per la Vita tenutosi a Roma lo scorso mese di giugno, circa il dilemma, la scelta, a proposito della legge 194, tra due posizioni che si trovano, a parer tuo, all’interno del popolo della vita: quella dei “duri e puri” che pur di “non rischiare di contaminare le proprie coscienze” sono pronti “a salire sull’Aventino” e quindi a rinchiudersi evidentemente in una forma di totale disimpegno, e quella di coloro che invece ”senza tradire i principi accettano di sporcarsi le mani” per salvare vite concrete.
Anch’io ripropongo quanto replicai nel mio intervento: non aut aut, ma et et. Non scelta tra una posizione e l’altra, quella cioè di chi soltanto grida contro la legge 194 e quella di chi si adopera per strappare bimbi all’aborto, ma entrambe, come dall’inizio il Movimento ha fatto con l’opera dei Centri di Aiuto alla Vita e dei Movimenti per la vita.
Oggi tuttavia in molti sentiamo il bisogno di riaffermare con forza la duplice valenza dell’opera del Movimento per la Vita, sottolineando che non basta l’opera dei CAV per far emergere quella cultura della vita che è terreno imprescindibile al cambiamento della legge abortista.
Non basta strappare quotidianamente bambini all’aborto – e tu sai che lo facciamo con un immutato impegno- occorre, assieme al salvataggio dei bimbi, affermare opportune ed importune che questa legge è ingiusta, disumana e che non potremo dirci paghi se non quando sarà stata cancellata dall’ ordinamento giuridico del nostro Paese.
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