“Anni amari” è un film su Mario Mieli, attivista gay, la cui programmazione nelle sale è saltata causa coronavirus.
Del finanziamento con i nostri soldi abbiam già parlato qui: https://www.fattisentire.org/le-lobbies-lgbt-celebrano-la-vittoria-quali-lezioni-per-i-pro-famiglia/
Ora è indispensabile una riflessione sulla incapacità di comunicare di noi cattolici.
Ma chi era Mario Mieli?
Il giornalista Marco Respinti, su IFN, ci ricorda chi fosse Mieli: «Mieli nasce nel 1952 in un’agiata famiglia borghese e si forma nel crogiuolo degli anni 1960, dove si mescolano marxismo, freudismo, omosessualità e orientalismo spiritualista. Nel romanzo autobiografico Il risveglio dei Faraoni (Colibrì, Paderno Dugnano [Milano] 1994) ricorda i propri anni 1970, quando «[…] di giorno andavo a scuola truccato, partecipavo alle occupazioni, di notte andavo a battere sotto il ponte della “Fossa”, che è un po’ il cuore di Milano e quando piove molto sembra Venezia».
A Londra frequenta l’associazionismo omosessuale organizzato e nel 1971 è tra i fondatori, a Milano, del collettivo F.U.O.R.I., il Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano, che – dopo l’appoggio del Partito Socialista e Comunista – nel 1974 diviene una costola del Partito Radicale.
In seguito rompe con quei compagni, torna al socialismo e fonda il Fuori-autonomo solo per poi avvicinarsi alla Sinistra extraparlamentare.
A Londra (fino al 1975 va avanti e indietro dall’Italia) viene prima arrestato e poi internato in una clinica psichiatrica quando, nudo e drogato, cerca nell’aeroporto di Heathrow un poliziotto con cui avere rapporti sessuali.
Lo ricoverano anche al rientro a Milano e nel 1975 si sottopone a cure psichiatriche.
Nel 1976 si laurea summa cum laude in Filosofia morale nell’Università degli Studi di Milano con il professore neomarxista Franco Fergnani (1927-2009).
In una pagina de Il movimento gay in Italia (Feltrinelli, Milano 1999), il giornalista Gianni Rossi Barilli parla di lui come del sacerdote della «[…] via transessuale, esoterica e schizofrenica alla rivoluzione; a chi desiderava comunicare un’immagine seria e omologata del movimento si rispondeva urlando “El pueblo unito è meglio travestito!”».
Sulle ceneri del Fuori-autonomo, Mieli fonda dunque i Collettivi Omosessuali Milanesi.
Dal 1978 si allontana progressivamente dalla scena pubblica, cade nella depressione e il 12 marzo 1983 si suicida.
La tesi con cui Mieli si laurea viene pubblicata, rielaborata, nel 1977 con il titolo Elementi di critica omosessuale (Einaudi, Torino) e, a cura di Rossi Barilli e Paola Mieli ‒ sorella minore di Mario, psicoanalista freudiana ‒, in una nuova edizione ampliata nel 2002 (Feltrinelli, Milano).
Una sua pagina afferma: «Sappiamo come, crescendo, il bambino sia costretto a sviluppare soprattutto quelle tendenze che sono un’estrinsecazione della sua mascolinità psicologica: chi lo obbliga è la società, in primo luogo tramite la famiglia, così come, mediante l’educazione e la famiglia, la società costringe la bambina a sviluppare quegli aspetti della sua personalità che sono espressione della “femminilità” psicologica. In tal modo, l’educastrazione tende anzitutto a negare l’ermafroditismo psichico e biologico presente in tutti, per fare della bambina una donna e del bambino un uomo secondo i modelli sessuali contrapposti della polarità eterosessuale».
Un’altra dice: «Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino […] l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica. […]. La pederastia […] “è una freccia di libido scagliata contro il feto” (Francesco Ascoli)», precisando: «Per pederastia intendo il desiderio erotico degli adulti per i bambini (di entrambi i sessi) e i rapporti sessuali tra adulti e bambini. Pederastia (in senso proprio) e pedofilia vengono comunemente usati come sinonimi».
In una terza sentenzia: «La liberazione dell’Eros e la realizzazione del comunismo passano necessariamente e gaiamente attraverso la (ri)conquista della transessualità e il superamento dell’eterosessualità quale oggi si presenta».
Ebbene, nonostante questo cumulo di schifezze, il film è stato fermato solo grazie al virus.
Dal mondo politico, ci risulta soltanto l’interrogazione dell’Onorevole Laura Cavandoli (Lega per Salvini di Parma) nel 2018: «il Ministero per i beni e le attività culturali nel 2017 ha finanziato con un contributo di 150 mila euro la realizzazione di un lungometraggio dal titolo “Gli anni amari”».
E’ l’ennesima conferma di quanto sia l’indispensabile ri-organizzazione del mondo cattolico: abbiamo molti buoni “predicatori”, ma quelli che vanno per la maggiore razzolano male e sono “per il dialogo”.
Il problema maggiore è che tutti questi predicatori, pensatori e scrittori sono totalmente incapaci dal punto di vista organizzativo e della propaganda.
E se non sapremo organizzarci e comunicare, la lobby LGBT continuerà ad avere spazi sempre più ampi.
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FattiSentite.org da fonte, con nostre integrazioni: https://www.lanuovabq.it/it/film-su-mario-mieli-cancellato
Abstract.
Il dramma del coronavirus porta con sé anche una buona notizia: per timore del contagio, il film su un attivista LGBT-socialista è stato tolto da tutte le sale.
Si tratta di un film finanziato con denaro pubblico, che esalta la figura di un drogato di idee socialiste che – spiega wikipedia – propagandava rapporti contro natura e faceva persino la lode della coprofagia (mangiare sterco), aprendo alla pedofilia.
Cancellato – ripetiamo – solo grazie al virus: indispensabile un esame di coscienza, perché noi cattolici non siamo più capaci di farci ascoltare, né di incidere sulla società.
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