Dall’8 al 20 ottobre si è svolto a Bologna un “Festival delle biblioteche” che ha avuto come tema «Il cammino dei diritti». L’incontro tenutosi il 13 ottobre presso la sede del “Cassero – LGBT center” rivela in modo chiaro di quali diritti si stia parlando: «Affetti e diritti: il cammino verso la piena cittadinanza per le persone LGBT».
Lo scopo delle iniziative sembra essere quello di preparare il terreno ad una legge regionale contro l’omo-trans-fobia – voluta congiuntamente dal Partito Democratico e dell’Arcigay – sul modello di quelle già approvate in Piemonte e Umbria. Questo spiegherebbe i consueti patrocini della Regione Emilia-Romagna, dell’Università di Bologna e della Fondazione del Monte (gruppo Unicredit).
Tuttavia, la presenza di uno sponsor particolare – la Fondazione Gramsci – merita una riflessione e un approfondimento.
Cosa c’entra Gramsci, quando i mass-media ci dicono che la diffusione dell’ideologia gender è frutto di una cultura liberal-libertaria? Non ci viene detto anche da autorevoli ecclesiastici che la responsabile dell’attuale deriva etica dell’Occidente è «l’ideologia dell’individualismo liberale»? e il Pontefice non mette spesso in guardia dalle «colonizzazioni ideologiche, sostenute anche da Paesi molto influenti»?
Per rispondere a queste domande occorre riprendere la teoria dell’azione suggerita da Gramsci per i paesi di antica cultura cristiana, nei quali: «ci può e ci deve essere una attività egemonica anche prima dell’andata al potere» (Q. 19, 68), in particolare nei confronti della religione che «è rimasta allo stato di superstizione, ma non è stata sostituita da una nuova moralità laica e umanistica» (Q. 21, 21).
È questa la ragione per cui, dall’immediato dopoguerra ad oggi, il PCI prima e le sue trasformazioni poi, hanno progressivamente permeato di cultura socialista e laica tutti i centri che creano il consenso – televisioni e radio, giornali e case editrici, cinema e moda, scuola e università, musica e magistratura, ecc. – compresa la «lotta per subordinare il clero, come tipica categoria di intellettuali, alle direttive dello Stato» (Q. 7, 50).
In questa prospettiva si può capire perché tutti i partiti europei di impostazione socialista cooperano con quelli laicisti e libertari per la diffusione del gender e delle varie ideologie LGBT, dell’aborto e dell’eutanasia, della droga e della fecondazione artificiale. Infatti, questi ed altri mezzi sono presenti anche nell’impressionante Documento politico del Bologna pride 2017 che, nell’ottica della “nuova moralità laica e umanistica”, appare perfettamente in linea con il gramscismo e le attività della Fondazione Gramsci.
Il risultato di tale dissoluzione etica è una “società liquida” (Bauman), forse prodotta dall’individualismo sfrenato, ma nella quale lo Stato sicuramente controlla e dirige tutto, prendendosi cura sia delle grandi imprese super capitalistiche che dei suoi sudditi, dalla culla alla bara. E salendo di dimensioni, attraverso gli orgasmi comunitari e internazionali, riunisce tutti in una specie di Stato di un nuovo socialismo planetario.
Non sappiamo se la situazione attuale fosse nei sogni di Gramsci o dei fondatori del movimento LGBT, ma solo un cieco può negare che in tutti gli Stati europei praticamente ogni attività – politica, economica, culturale – è sotto il controllo dello Stato: l’individualismo liberale c’entra con la distruzione della famiglia, della proprietà privata e della religione (Engels), ma è solo un mezzo, non il fine.
da: https://www.osservatoriogender.it/gramsci-movimento-lgbt/